Il Counseling: Conclusioni

Il Counseling: Conclusioni

Il lavorare assiduamente e il districarmi nel mondo del Counseling ha apportato alla mia persona una consistente crescita sia personale che professionale. Dopo mille letture e svariati confronti tra i più disparati testi letterari di questo approccio, solo avventurandomi a trecentosessanta gradi tra le discipline e le esperienze maturate nel mio corso di studi, sono riuscito a costruire quello che per me fosse il Counseling, ovvero “un modo di essere”. Molto intriganti sono stati i percorsi disciplinari che ho attraversato, a partire dalla psicologia, passando per la pedagogia e proseguendo poi per la sociologia, filosofia, e così via. Tutte le discipline, singolarmente e nell’insieme, mi hanno aperto la strada verso nuovi orizzonti che hanno permesso al mio ragionare cognitivo ed al mio sentire emotivo di comprendere che in fondo la pratica del Counseling rientra in una visione sistemica che abbraccia tutti gli aspetti della vita.

Per prima cosa, nella stesura di questo elaborato, si è voluto fare chiarezza su due aspetti fondamentali senza i quali non sarebbe stato possibile descrivere l’approccio al Counseling nella sua interezza. Il primo riguarda la volontà di voler differenziare in maniera generale ma esaustiva, tre figure professionali (Psicoterapeuta, Psicologo e Counselor) che operano nell’ambito della relazione d’aiuto; il secondo è relativo alla classificazione di tale attività all’interno delle professioni non regolamentate e disciplinate dalla legge n. 4 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013.

Dopo aver descritto, invece, la storia e la nascita del Counseling delineandone i vari tratti peculiari, non è stato difficile inciampare nella bellezza e nella particolarità dei diversi approcci teorici e metodologici. Ognuno di essi muove dagli stessi principi base espressi dal carismatico psicologo umanista Carl Rogers e si evolve poi a seconda della teoria di riferimento per poi ritornare nuovamente a quello che è comune a tutti: “aiutare l’altro ad aiutarsi”. Aiutare dunque l’individuo ad acquisire quella tendenza intrinseca che spinge all’autorealizzazione e ad utilizzare le proprie risorse in modo costruttivo, in presenza di condizioni facilitanti. Da questo ne deriva dunque il ruolo del Counselor: facilitare il “cliente” attraverso la relazione d’aiuto affinché entri in pieno contatto con se stesso e con il mondo circostante, per vivere a pieno la propria vita consapevolmente e in sintonia con gli altri, attraverso relazioni sane ed efficaci.

Essenziale, per comprendere al meglio l’applicabilità del Counseling nelle varie aree d’intervento, è stato descrivere in maniera pragmatica tutti gli elementi che caratterizzano la relazione di aiuto come l’empatia, l’ascolto attivo, il colloquio con le sue fasi ed il setting, l’apertura al cambiamento, l’osservazione fenomenologica e tutto quanto già esplicitato in questo elaborato.

È proprio dall’attività pratica, infatti, che nei diversi contesti di vita ha luogo “la relazione”, quell’ “­­incontro-non incontro” che determina l’esperienza del contatto o meno, a seconda delle proprie resistenze personali ed in base alla qualità della comunicazione. D’altronde funzionale o disfunzionale che sia una comunicazione ci deve essere: “Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro” (Watzlawick et al., 1997).

La persona per natura “comunica”, così come connaturato è il bisogno che ha di essere riconosciuta; attraverso la relazione con l’altro si rispecchia e trova la propria identità, stabilisce la propria forma all’interno di ordine sociale. Qualora questo non avviene si vive nella solitudine, si rischia di cadere in quel circolo vizioso che porta ad attuare sempre le stesse modalità relazionali disfunzionali, condannando l’essere all’infelicità, all’alienazione, alla perdita di senso della stessa vita. In tal senso è stato significativo incorrere nell’approccio strategico, il quale propone una tipologia di Counseling a rottura di tale “circolo vizioso”, per restituire all’altro secondo i principi della relazione d’aiuto, quelle strategie utili e funzionali a ristabilire un equilibrio personale proprio e sociale. Tra le varie tecniche dell’approccio strategico, così come anche per quelle derivanti da altre metodologie di Counseling, il  problem solving strategico elaborato da Giorgio Nardone testimonia una certa efficacia, ma allo stesso tempo restituisce all’attività del Counselingquella apertura all’innovazione, all’evoluzione teorica, metodologica e pragmatica.

Il Counseling è una pratica che può essere applicata a qualsiasi circostanza della vita. Infatti, come abbiamo già visto, la relazione d’aiuto può apportare un sano equilibrio anche all’interno delle difficili dinamiche familiari che si originano all’interno della relazione tra genitori e figli (in particolare quelli adolescenti), oppure tra i manager aziendali e i dipendenti.

Tale attività può assumere un ruolo fondamentale anche all’interno di progetti rivolti alla responsabilità verso la comunità, e un esempio lo troviamo proprio all’interno di questa tesi di laurea, nell’ipotesi progettuale presentata come “C.A.O.S”. Abbiamo visto, infatti, che il Counseling, all’interno di questo progetto, assume una duplice importanza: sia per quanto riguarda l’applicabilità della professione d’aiuto svolta dalla figura del Counselor all’interno delle varie attività di C.A.O.S; sia per quanto concerne il coordinamento dell’intero servizio e delle risorse di rete e di volontariato, le quali rappresentano l’asse portante che sostiene il Centro d’Ascolto, Orientamento e Servizi Per il cittadino.