Territorialita e percezioni di affollamento

Territorialità e percezioni di affollamento

 

 

Mentre lo spazio personale si muove con la persona, il territorio e? un luogo fisso. Come sostenuto da Baroni (2012) :«nella definizione di territorialita? entrano sia i legami affettivi e gli scopi cognitivi dell’individuo, sia i suoi comportamenti per cercare di dominare una parte del territorio» (p.123). Secondo Altman (1975) il comportamento territoriale e? un meccanismo che regola le interazioni me/l’altro che implica la personalizzazione o la marcatura di un luogo o di un oggetto e la segnalazione che tale luogo o oggetto e? “di proprieta?” di una persona o di un gruppo. La personalizzazione e la “proprieta?” vengono realizzate per regolare l’interazione sociale e per favorire la soddisfazione di ragioni sociali e fisiche (in Noorian, 2009). Una delle funzioni principali della territorialita? e? dunque quella di permettere la privacy, ovvero una sorta di spazio oggettivo a cui possono accedere l’individuo, da solo, oppure un gruppo molto ristretto di persone. L’invasione di tale spazio potrebbe portare alla messa in atto di comportamenti difensivi. La privacy risponde a un ampio numero di bisogni tipici di ciascun individuo: il bisogno di solitudine, di differenziarsi dal gruppo, di nascondersi, di non essere osservati, di ricavarsi un’intimita? preferenziale tra pochi individui (Baroni, 2012). Secondo Altman (1975) esistono tre tipi di territori: quelli primari, come la nostra casa o la nostra camera; quelli secondari, accessibili comunque ad un numero limitato di persone, come la nostra scuola o la palestra in cui siamo iscritti; e quelli pubblici, come treni e centri commerciali.

Le strategie che utilizziamo per segnalare i confini del nostro territorio sono molto variabili e creative, si passa dalle siepi, staccionate e cartelli di divieto, fino alla giacca appoggiata nel sedile dell’autobus; infine, oggetti piu? personali, come ad esempio le fotografie, possono essere utilizzati per segnalare un’occupazione permanente come nel caso della nostra camera o della scrivania dell’ufficio.

La riduzione del proprio spazio personale non e? sempre dovuta a persone invadenti che vogliono entrare forzatamente nel nostro spazio, ma vi sono luoghi in cui le condizioni ci obbligano a trovarci in mezzo alla folla. La sensazione di affollamento e? molto spesso una grave fonte di stress, tanto piu? se ad essere invaso e? un territorio primario o secondario, piuttosto che un territorio terziario, dove siamo gia? piu? preparati ad incontrare la folla in quanto si tratta prevalentemente di luoghi pubblici.

Quando parliamo di densita? facciamo in realta? riferimento a due concetti distinti seppur molto simili: la densita? sociale e la densita? spaziale. Mentre la prima si riferisce al numero di individui che occupano un certo spazio, la seconda indica la quantita? di spazio utilizzabile per ciascun individuo, in altre parole, manipolando la densita? sociale si aumenta il numero delle persone mantenendo costante l’area, manipolando invece la densita? spaziale viene modificata l’area mantenendo costante la numerosita? del gruppo di persone (Costa, 2009; Samani, 2015). Gli studi di McAndrew (1993) sulla densita? ambientale temporanea – qui intesa come quantita? di spazio disponibile per ciascun individuo – hanno dimostrato che minore e? lo spazio disponibile per ciascun individuo, maggiore e? l’attivazione fisiologica, con conseguente connotazione sgradevole e influenza negativa sulla capacita? di svolgere compiti cognitivi. Non solo, renderebbe piu? difficile anche sopportare le frustrazioni, con successivo aumento del rischio di comportamenti aggressivi. A partire da tali osservazioni, ci sembra evidente quanto sia importante che il luogo di lavoro non venga percepito come uno spazio troppo affollato.

La percezione di affollamento e la mancanza di privacy e di possibilita? di concentrarsi sono infatti associati anche a sentimenti di insoddisfazione verso l’ufficio stesso, inteso come ambiente (Oldham & Rotchford, 1983).

Sono state proposte diverse teorie utili a spiegare il motivo del disagio relativo alla percezione di affollamento (Baroni, 2012):

  • Il soggetto si sentirebbe sopraffatto e incapace di affrontare la situazione a causa di una sovraccarico di informazioni;
  • L’affollamento provocherebbe un’attivazione fisiologica eccessiva tale da suscitare una sensazione di incertezza e ambiguita? rispetto alle proprie emozioni, come aggressivita? e attrazione, oltre a difficolta? nei compiti cognitivi;
  • L’affollamento funzionerebbe come una sorta di amplificatore in grado di estremizzare sia le sensazioni di piacere che di dispiacere provocate nell’individuo dalla situazione;
  • La difficolta? di comunicare e l’interferenza degli estranei impedirebbe all’individuo di raggiungere i propri scopi generando una sensazione di restrizione dei comportamenti possibili.

Oltre alle restrizioni gia? citate – alla liberta? dell’individuo e al controllo sull’ambiente – bisogna pero? aggiungere anche il fatto che, in condizioni di affollamento, viene minacciata innanzitutto la privacy, cioe? la possibilita? di ritirarsi in uno spazio protetto.

Alla luce di quanto esaminato possiamo dedurre che, se da un lato condividere l’ufficio con un numero elevato di persone potrebbe favorire le opportunita? di socializzazione e di comunicazione, dall’altro sono evidenti anche i disagi che possono emergere, con conseguenze anche a livello di concentrazione e di soddisfazione lavorativa.

 


©  La personalizzazione del proprio spazio: una ricerca in ambito lavorativo – Dott.ssa Martina Mancinelli