Teorie e Modelli del Counseling: La comunicazione non verbale

Teorie e Modelli del Counseling: La comunicazione non verbale

 

Il ruolo fondamentale svolto dalla comunicazione non verbale nel processo comunicativo è ormai ampiamente condiviso e dimostrato, per quanto non si possa parlare ancora di un sistema teorico consolidato. Attraverso il linguaggio non verbale avviene una trasmissione d’informazioni tramite strumenti d’interazione diversi da quelli previsti dal linguaggio verbale, parlato o scritto, e che queste informazioni si rivelano particolarmente rilevanti della decodifica del messaggio da parte del destinatario e/o ricevente. La comunicazione verbale e la comunicazione non verbale sono pertanto riconosciute dipendenti e interagenti nell’ambito di uno stesso processo comunicativo.

 

Secondo Lowen (1958) l’individuo parla più chiaramente con il movimento, con la postura, con l’atteggiamento mimico e prossemico che con le parole, esprimendosi in un linguaggio che anticipa e trascende l’espressione verbale.

 

A proposito della comunicazione di stati emotivi e di atteggiamenti (amicizia, disponibilità, affidabilità, propensione, ecc. e relativi contrari), le ricerche hanno evidenziato che la comunicazione non verbale risulta più efficace e significativa della comunicazione verbale. Gli studi di Argyle et Al. (1970) hanno dimostrato che gli indici non verbali influenzano ad un livello particolarmente significativo i giudizi di atteggiamenti come l’inferiorità/superiorità, l’amicizia/ostilità, molto di più degli indici verbali.

 

Nel linguaggio non verbale giocano un ruolo importante: il volto (la mimica), lo sguardo, la postura, l’orientamento spaziale, la distanza interpersonale, il contatto corporeo, i movimenti del corpo, la gestualità, la voce, gli elementi paralinguistici, l’aspetto esteriore.

 

Raggruppandoli in macrounità, si può parlare di comportamento mimico del volto, comportamento relativo allo sguardo, comportamento spaziale (che comprende postura, orientamento spaziale, distanza interpersonale e contatto corporeo), comportamento motorio-gestuale (che comprende i movimenti del corpo e la gestualità), aspetti non verbali del parlato (sistema motivazionale, vale a dire la voce e sistema paralinguistico), l’aspetto esteriore.

 

·Comportamento mimico del volto 
Il volto costituisce uno dei canali privilegiati della comunicazione non verbale, essendo la parte del corpo più indicativa nell’ambito espressivo-comunicativo. Il volto è interessante non tanto per le caratteristiche fisiche strutturali (che rimandano alle considerazioni sull’aspetto esteriore, ma per le espressioni che i soggetti sono in grado di produrre in gran quantità, grazie all’azione dei muscoli mimici. Due aree si possono delimitare nel volto riguardo alla loro valenza espressiva: un’area superiore che comprende occhi, sopracciglia e fronte ed un’area inferiore che comprende bocca e naso (Ricci, Bitti e Zani, 1983).

 

In rapporto all’interazione comunicativa in corso avviene un’interrelazione stretta con la comunicazione linguistica: le espressioni facciali del parlante accompagnano, sottolineano, enfatizzano, ridimensionano il contenuto del messaggio; le espressioni facciali dell’ascoltatore commentano quel contenuto esprimendo accordo, disaccordo, attenzione, interesse, dubbio o perplessità, ecc.

 

·Comportamento relativo allo sguardo
Lo sguardo è costituito da elementi fisiologici e involontari (battito delle palpebre, dilatazione delle pupille, ecc.) e da elementi d’uso consapevole, riassumibili nella dimensione del guardare e in quella dell’essere guardati, che possono dare origine, a seconda dell’intensità e della durata, a sensazioni di gradimento, di disagio o di ansia. Sostanzialmente il comportamento visivo degli interlocutori unitamente alle espressioni dei loro volti costituisce un valido feedback informativo riguardo alla percezione, al giudizio e all’atteggiamento degli altri nei nostri confronti.

 

·Comportamento spaziale
La postura è il modo in cui i soggetti dispongono le parti del loro corpo. La testa, ad esempio, può essere piegata da un lato oppure ruotata, così come le spalle; le braccia e le gambe possono assumere posizioni diverse e presentarsi tese o rilassate secondo un range di gradualità; il modo in cui i soggetti camminano o stanno fermi in piedi o si mettono a sedere può essere molto diverso, dal momento che la modalità può oscillare all’interno di una polarità di maggiore o minore compostezza e/o conformità al contesto. Gli aspetti posturali dei partecipanti ad un’interazione rivestono una funzione comunicativa, ma la postura costituisce un segnale in larga misura involontario. Perché si possa parlare di funzione comunicativa in senso proprio, è necessario avere lo scopo comunicativo e possibilmente raggiungerlo, sempre all’interno di un codice condiviso; mentre la funzione indicativa non si occupa della valenza comunicativa.

 

L’orientamento spaziale comunica gli atteggiamenti interpersonali tramite il modo in cui gli individui si situano nello spazio. L’orientamento individua precisamente l’angolazione secondo la quale i soggetti si dispongono l’uno rispetto all’altro nello spazio. I due orientamenti spaziali predominanti sono costituiti dalla collocazione faccia a faccia, che tende a manifestarsi quando il rapporto è su base gerarchica, e da quella fianco a fianco, che tende a veicolare intimità e/o collaborazione.

 

·Comportamento motorio – gestuale
I movimenti del corpo e la gestualità riguardano parti diverse del corpo: per movimenti s’intendono quelli prodotti dalle braccia e dalle mani, i cenni della testa, i movimenti di gambe e piedi, e così via, mentre con il termine gesti si fa riferimento ad azioni prodotte intenzionalmente per comunicare informazioni, per quanto esistano gesti spontanei ed involontari che veicolano una grande quantità di informazioni anche senza la consapevolezza del soggetto.

 

·Aspetti non verbali del parlato
Gli aspetti non verbali del parlato sono costituiti dal sistema voce paralinguistico, che si distingue in qualità della voce e vocalizzazioni. La qualità della voce è relativa a tono, risonanza, controllo di articolazione. Rispetto alle vocalizzazioni, che sono ovviamente non verbali, si può operare una suddivisione in segregati vocali ( “Uh”, “Hum”), caratterizzatori vocali (sospiri, gemiti, pianto, riso), qualificatori vocali intensità, timbro ed estensione).

 

Gli atteggiamenti e gli stati emotivi si possono rivelare facilmente attraverso il canale della voce, poiché su di esso non si riesce ad esercitare un particolare controllo.

 

Una successiva considerazione merita il silenzio per l’ambiguità e la molteplicità di significati a cui può essere correlato: a seconda dell’interpretazione del soggetto, il silenzio può presentarsi come misterioso, inquietante, minaccioso, può indurre reazioni di ansietà, frustrazione, irritazione e addirittura regressione all’infanzia.

 

·Aspetto esteriore
L’aspetto esteriore è determinato dall’apparenza fisica e dall’abbigliamento. Secondo Cook (1971) tra i segnali statici, vale a dire che trasmettono informazioni durature all’interno dell’interazione, in questo ambito possiamo annoverare il volto, la conformazione fisica, l’abbigliamento, il trucco, l’acconciatura, lo stato della pelle. Il volto fornisce informazioni generali, soprattutto sulla razza di appartenenza, l’età ed il sesso del soggetto. Dalle ricerche emerge ancora che la conformazione

 

fisica ( forma e dimensione del corpo e la maggiore o minore gradevolezza estetica) costituiscono segnali non verbali in grado d’influenzare gli interlocutori, magari sulla base di alcuni stereotipi sociali. Rispetto all’abbigliamento, trucco, acconciatura, stato della pelle, ecc. si comprende immediatamente come questi segnali coinvolgano direttamente il soggetto e presuppongono un suo controllo volontario. L’abbigliamento costituisce un potente mezzo di segnalazione sociale: la sua forte valenza comunicativa è originaria dalla sua visibilità e dal fatto che si tratta di un segnale leggibile ad una distanza più ampia di quella necessaria per percepire altri segnali inviati dal corpo.

 

Il linguaggio non verbale comprende pertanto una vasta serie di indicatori di tipo paralinguistico, cinesico o prossemico con varie funzioni, riassumibili in funzioni orientate al messaggio e funzioni sociali. Alle prime appartiene la ripetizione del messaggio verbale, la sostituzione di parti del messaggio verbale, il completamento o la chiarificazione del messaggio, la contraddizione del messaggio verbale, il rinforzo del contenuto verbale. Alle seconde appartiene l’identificazione, la formazione e il controllo della conversazione (turni di conversazione, saluti, ecc.).
(A.Di Fabio, 1999).