Teorie e Modelli del Counseling: La comunicazione interpersonale

Teorie e Modelli del Counseling: La comunicazione interpersonale

 

Il Counseling, radicato nel mondo anglo-americano, si è diffuso anche in Europa; tra molti tratti che lo contraddistinguono emergono l’impostazione non direttiva e la caratteristica d’intervento breve, circoscritto nel tempo. Dalle prime acquisizioni teoriche sull’argomento, scaturite da una riflessione critica su pratiche e metodiche, molta strada è stata compiuta sotto il profilo euristico. Il counseling rappresenta un punto naturale d’intersezione e convergenza di studi che su piani diversi la psicologia sociale, clinica e dello sviluppo hanno condotto separatamente.

 

La non direttività postula modalità d’intervento volte all’autonomia ed alla responsabilizzazione del soggetto attraverso un aumento della sua consapevolezza; l’uso del colloquio come modalità di comprensione-chiarificazione in relazione ad un soggetto-cliente attivo ed attore in prima persona, contrapposto al paziente, colloca l’intervento su un versante preventivo; la particolare attenzione al versante comunicativo e relazionale ricorda l’importanza prioritaria del sapere essere dell’operatore e della sua congruenza operativa.

 

Il counselor si delinea pertanto come un esperto di comunicazione e relazione, in grado di facilitare il percorso di autoconsapevolezza dell’interlocutore. Richiede di conoscenza di sé, di competenze integrate relative ai vari livelli comunicativi, di conoscenze approfondite sulle dinamiche relazionali.( Di Fabio, 1999).

 

La comunicazione interpersonale
La comunicazione, intesa genericamente come passaggio continuo d’informazioni, è un fenomeno che riguarda tutti gli organismi viventi (umani, animali, vegetali).

 

La comunicazione interpersonale riguarda la relazione “vis à vis”, in cui maggiormente si realizzano tutte le potenzialità e la ricchezza comunicativa. Il termine comunicazione riveste un ruolo fondamentale nelle scienze sociali e del comportamento perché è ampiamente condiviso il suo valore di elemento costitutivo nell’intreccio dei rapporti tra gli individui.

 

Il modello più semplice:
Emittente  —  Messaggio  —  Ricevente.

 

Approfondendo per contrasto la comunicazione interpersonale, le caratteristiche fondamentali che risultano in grado di differenziarla dal comportamento e dai messaggi naturali sono due: l’intenzionalità e la processualità.

 

L’intenzionalità fa riferimento ad un livello di consapevolezza indispensabile da parte dell’emittente, ma anche del ricevente, per la decodifica, per quanto l’intenzionalità vada intesa come un continuum che procede da un livello particolarmente ridotto fino ad un livello massimo.

 

La processualità fa riferimento ad un sistema composto da soggetti sociali all’interno di una serie di eventi. Questo significa che la comunicazione presuppone soggetti attivi nella costruzione e condivisione di significati all’interno dei contesti sociali quotidiani, informali e formali.

 

Poiché la comunicazione si realizza sulla base di questi presupposti, si concretizza grazie all’interazione e relazione tra gli interlocutori. Per questo non è possibile e soprattutto non è proficuo isolare i singoli elementi di un atto comunicativo, così come non lo è isolare gli atti comunicativi dal loro ambiente spazio-temporale e sociale.

 

Quindi l’interazione sociale comunicativa deve essere ricondotta ad un processo d’interrelazione tra individui (Bateson, 1972). Questo significa sottrarre il processo comunicativo ad una visione semplicistica che la descrive e la analizza in termini di variabili intraindividuali di un soggetto (motivazione, attitudini, caratteristiche di personalità, ecc.), la cui influenza si realizza su altre variabili intraindividuali.

 

Grazie all’elemento comunicazione si da importanza al fatto che il cliente percepisca, almeno in parte, l’accettazione e l’empatia che il counselor prova per lui ed implica un’attenzione da parte del counselor sul modo in cui il cliente riceve le sue comunicazioni.

 

Esaminando le condizioni che Rogers considera fondamentali e necessarie per provocare una modificazione costruttiva della personalità, è facile accorgersi che implicano e sono costituite dalle parole chiave.
    1. Due persone sono in contatto psicologico.
    1. La prima, il cliente è in uno stato d’incongruenza, di vulnerabilità o d’ansia.
    1. La seconda persona, il counselor, è in uno stato di congruenza.
    1. Il counselor prova nei confronti del cliente sentimenti di considerazione positiva incondizionata.
    1. Il counselor prova una comprensione empatica del sistema di riferimento interno del cliente e si sforza di comunicargli questa sensazione.
    1. Si verifica una comunicazione, almeno parziale, della comprensione empatica e della considerazione positiva incondizionata del counselor per il cliente.

 

Le ipotesi risultanti, che Rogers ha poi dimostrato nel corso della sua carriera sono le seguenti:
    • se esistono queste sei condizioni, nel cliente si verificherà una modificazione costruttiva della personalità.
    • se non è presente una o più di queste condizioni, non si verificherà una modificazione costruttiva della personalità.
    • se sono presenti tutte e sei le condizioni, la modificazione costruttiva della personalità del cliente sarà tanto più accentuata quanto più sarà elevata l’intensità con cui si presentano le condizioni da due a sei.

 

Per Rogers, ciò che è necessario e fondamentale, perché gli interventi risultino efficaci, è un set di precondizioni uguali, in grado di rendere valido operativamente l’indirizzo teorico prescelto.
(Di Fabio, 1999).