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La Ricerca Metodo Partecipanti e procedura

La Ricerca: Metodo, Partecipanti e procedura

 

Hanno partecipato allo studio 357 studenti dell’Università di Padova. Dalla totalità dei questionari somministrati sono stati eliminati i questionari non completati correttamente, oppure quelli compilati da persone non Settentrionali (115).

Il campione definitivo è quindi costituito da 242 rispondenti (209 femmine, 32 maschi; un rispondente non ha indicato il genere), con età media pari a M = 20.86 (DS = 2.87); il range dell’età va dai 18 ai 39 anni. La quasi totalità dei partecipanti frequenta la scuola di Psicologia (più precisamente il 98.8 %).

La somministrazione collettiva dei questionari è avvenuta durante le ore di lezione tra Novembre e Dicembre 2014. Gli studenti venivano preventivamente informati che la loro partecipazione era volontaria; venivano loro spiegati brevemente gli obiettivi dello studio, chiarendo che alla fine della somministrazione sarebbero stati definiti più dettagliatamente obiettivi e ipotesi. I partecipanti venivano, inoltre, informati del tempo necessario alla compilazione, dei loro diritti relativi alla possibilità di interrompere liberamente la compilazione in qualsiasi momento, e di quelli relativi al trattamento dei dati personali (con l’informazione che i dati sarebbero stati trattati in forma aggregata).

Infine, i partecipanti concludevano la compilazione firmando il consenso informato.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

 

L’obiettivo del presente lavoro era quello di verificare se il contatto intergruppi possa aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup. In particolare, l’ipotesi è che il contatto, nelle sue forme di amicizia intergruppi diretta ed estesa, possa incrementare l’assegnazione all’outgroup sia di agency sia di experience, cioè le due dimensioni ipotizzate nella teoria della mente (Waytz et al., 2010) e che sono assimilabili alle due dimensioni di umanità definite da Haslam (2006). L’agency, cioè la capacità di pianificare e agire intenzionalmente corrisponde, infatti, alle caratteristiche unicamente umane e cioè alla razionalità, civiltà e moralità che distingue l’essere umano dagli animali. La dimensione dell’experience, cioè l’attribuzione all’altra entità di capacità di sentire e provare emozioni, corrisponde alle caratteristiche tipiche della natura umana e cioè la capacità di emozionalità, che distingue l’essere umano da un oggetto inanimato. Vi è quindi un chiaro parallelismo tra l’attribuzione di mente all’outgroup (teoria della mente, Waytz et al., 2010) e l’attribuzione di umanità (Haslam 2006).

Obiettivo del presente lavoro è quello di proporre il contatto intergruppi come strategia per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup.

Una recente linea di ricerca ha mostrato, infatti, come diverse forme di contatto (dirette, amicizie estese, contatto immaginato) possano portare all’umanizzazione dell’outgroup (per una rassegna di tali studi si veda Capozza, Falvo, Di Bernardo, Vezzali, Visintin, in press.). Nessuno studio comunque ha finora indagato gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente.

Il secondo elemento di novità del nostro lavoro riguarda il fatto di aver ipotizzato una distinzione nella dimensione di experience tra emozionalità primaria ed emozionalità secondaria.

L’agency è stata rilevata attraverso le caratteristiche dell’autocontrollo e capacità di pianificare l’azione, cioè item utilizzati nella ricerca sulla teoria della mente (Waytz et al., 2010), mentre l’experience è stata rilevata mediante emozioni primarie (ad es., provare piacere, rabbia) ed emozioni secondarie (ad es., provare speranza, rimorso) cioè misure utilizzate nel paradigma di Leyens et al. (2007) sull’infraumanizzazione. L’ipotesi è che le amicizie, sia dirette sia estese, aumentino l’attribuzione di mente in entrambe le dimensioni (agency ed experience) e, per l’experience, soprattutto l’attribuzione di emozioni secondarie, cioè emozioni che possono provare solo gli esseri umani (unicamente umane).

Ulteriore obiettivo dello studio era di indagare le meta-attribuzioni di mente.

Riferendoci agli studi sulle meta-attribuzioni (Ames, 2004), abbiamo ipotizzato che esse possano riguardare anche l’attribuzione di mente e cioè la percezione che l’individuo ha di quanto l’outgroup attribuisca all’ingroup stati mentali. Abbiamo ipotizzato, quindi, che il contatto intergruppi possa favorire non solo l’attribuzione di umanità all’outgroup (cioè attribuzione di mente), ma può portare anche alla percezione che l’outgroup riconosca umanità, (cioè attribuisca mente) all’ingroup. Non siamo a conoscenza di studi che abbiano indagato tali meta-attribuzioni di mente e strategie per favorirle.

Si è ipotizzato, infine, che il legame tra contatto (amicizie dirette ed estese) e attribuzione di mente non fosse diretto, ma mediato da fattori sia cognitivi sia emotivi. In particolare, ci siamo riferiti ai recenti studi di Capozza, Falvo et al. (2013) e Capozza, Falvo et al. (2014), che hanno proposto che mediatori di primo livello possano essere l’inclusione dell’outgroup nel sé, le norme dell’ingroup e le norme dell’outgroup, mentre i mediatori di secondo livello, ovvero più vicini alla variabile outcome (umanità/attribuzione di mente), sono invece le emozioni intergruppi, cioè ansia, empatia e fiducia. La ricerca (Pettrigrew & Tropp, 2008) ha chiaramente mostrato come, sia fattori cognitivi sia emotivi, siano variabili importanti nello spiegare il processo attraverso il quale il contatto intergruppi porta alla riduzione del pregiudizio e all’umanizzazione dell’outgroup (si veda il Capitolo 2).

Abbiamo verificato questi effetti di doppia mediazione applicando modelli di equazioni strutturali con variabili latenti (LISREL 8, Jöreskog & Sörbom, 2004).

Si è indagato il rapporto intergruppi Settentrionali/Meridionali esaminando partecipanti settentrionali, studenti dell’Università di Padova, ai quali è stato somministrato un questionario in sessioni collettive.

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

 

Teoria della Mente

Teoria della Mente

 

I concetti di deumanizzazione e infraumanizzazione sono legati alle attribuzioni di mente agli altri. Quasi tutti gli esseri umani hanno la possibilità di superare la propria visione egocentrica e di ragionare sulle capacità mentali altrui, ma spesso non la utilizzano a dovere (Waytz et al., 2010).

Quali categorie di persone, animali e oggetti hanno una propria mente? La risposta a questa domanda è sicuramente legata alla percezione che si ha di queste entità, e non è quindi solamente una loro proprietà intrinseca: spesso le persone riescono simultaneamente a negare le capacità mentali ad altre persone e, addirittura, ad attribuirle ad oggetti ed entità non-umane, come Dio (Waytz et al., 2010). La percezione della mente degli altri è sicuramente una componente cruciale per la comprensione dei processi sociali in generale e più in particolare dei fenomeni di pregiudizio sociale. La ricerca da alcuni anni si dedica allo studio della percezione della mente, provando ad individuarne le cause, le caratteristiche peculiari e le conseguenze. Esistono numerosi studi che evidenziano come il fenomeno della percezione della mente sia di fondamentale importanza sia nelle relazioni interpersonali che in quelle intergruppi. Per quanto riguarda l’attribuzione di una mente a entità non umane, possono essere citati alcuni esempi, come il giudizio della corte suprema di giustizia Americana sul fatto che le corporazioni ne posseggano una e quindi godano del diritto di libertà ed espressione o come il parlamento Spagnolo abbia attribuito agli scimpanzé in cattività abbastanza capacità mentali da garantirgli, anche se in maniera limitata, alcuni diritti umani. Analogamente, l’attribuzione di mente ad altre persone è un elemento controverso che è stato argomento di dibattito sin dai secoli passati (basti citare la lotta alla schiavitù che ha portato alla Guerra civile Americana o le decisioni sul diritto dei Nativi americani di godere di tutela da parte dei colonizzatori).

La teoria della percezione della mente (Waytz et al., 2010) analizza come le persone definiscano la mente stessa, quando riescono a percepirla come propria di altre entità (umane e non umane), quando e come ciò risulti importante nella vita e nelle interazioni sociali (Waytz et al., 2010). La comprensione di come si sviluppi la percezione della mente nelle persone si basa su tre domande fondamentali (Waytz et al., 2010): le persone pensano che entità particolari abbiano una mente? Qual è lo stato mentale degli altri che viene percepito? Quali sono le conseguenze comportamentali della percezione della mente di altre entità? La teoria della mente (o mentalizzazione) si è concentrata da tempo sulla seconda di queste domande; oggi la ricerca si sta focalizzando anche sulla prima e sulla terza domanda.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa