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Emozioni: Stai sorridendo? E’ perchè sei triste.

Imparare a gestire le emozioni
Stai sorridendo? E’ perchè sei triste!

Come riconoscere e gestire le emozioni proprie e altrui.

Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni (anche a lavoro), diventa, quindi, cruciale imparare a riconoscerle e gestirle.

Gestire le emozioni non significa controllarle ma fare in modo che esse non ci travolgano ma ci permettano di agire consapevolmente in base al nostro sentire.
Ti è mai capitato che un’emozione prendesse il controllo e non ti permettesse di comportarti nel modo in cui avresti voluto? La paura ti ha impedito di fare un’esperienza divertente, che avresti tanto voluto fare?;
l’ansia eccessiva ti ha fatto bloccare durante un esame o un discorso in pubblico? La rabbia ti ha fatto rispondere male ad un collega, anche se non lui non era il responsabile?
Tutte queste situazioni sono molto reali e sono dettate dal fatto che l’emozione ha preso il controllo!
Il riuscire a prendere maggiormente consapevolezza di quello che stiamo provando ci può allora venire molto in aiuto!
La pillola formativa si svolgerà il 24 Ottobre a Bologna, in via dell’Arcoveggio 49/5 alla Easy Academy. L’incontro durerà 2 ore, dalle 17 alle 19, nelle quali avremo un incontro frontale, esercizi pratici, giochi di ruolo. Sarà un pomeriggio altamente interattivo in cui metteremo la nostra conoscenza trentennale a vostro uso.

Vi aspettiamo!

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La negoziazione nelle situazioni di crisi Conclusioni

La negoziazione nelle situazioni di crisi: Conclusioni

Per quanto riguarda la negoziazione, il sistema di polizia italiano rimane ancora un passo indietro, sia in termini di applicazione sia, soprattutto, di formazione. Nel nostro Paese sono stati istituiti Corpi specializzati che vedono al proprio interno figure professionali esperte nella negoziazione, ad esempio tale ruolo è presente nei GIS dell’Arma dei Carabinieri; ma il punto di fondo è che questi gruppi di lavoro hanno una altissima professionalità per situazioni poco rilevanti statisticamente anche se molto mediaticamente.

Rimangono “scoperti” tutti quei casi, non solo rilevanti numericamente, ma anche rilevanti nella sensibilità sociale del cittadino.

Sarebbe auspicabile quindi una formazione sulla negoziazione, diffusa a tutto il sistema di polizia e non solo ristretta alle sue eccellenze, per creare figure professionali che sappiano usare in modo scientifico ed efficace la relazione, la negoziazione e la deflazione del conflitto.

Ad oggi la negoziazione, per esempio nella Polizia di Stato, è talvolta usata nella gestione dell’ordine pubblico, come manifestazioni e grandi eventi, ma è ancora uno strumento che si basa sulle competenze, sulla sensibilità, sulle peculiarità intrinseche al soggetto che lo usa e non su una formazione sistematizzata. Manca ancora nella relazione tra cittadino e agente delle forze dell’ordine, cioè negli episodi conflittuali della vita quotidiana.

Concludendo, all’Estero vi è alta specializzazione congiunta ad una formazione che attraversa tutto il “sistema polizia”, dalla base fino ai vertici.

In Italia, a parte alcuni gruppi d’eccellenza e per casi molto specifici, manca una formazione trasversale di negoziazione-mediazione-deflazione, che possa fornire un’arma, un ulteriore strumento alle forze dell’ordine per affrontare le situazioni di rischio, quelle conflittuali e tutte le sfide future che una società in perenne e veloce cambiamento crea.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti

 

Formazione professionale e forze di polizia

Formazione professionale e forze di polizia.

Negli Stati Uniti ogni dipartimento di polizia è autonomo nella gestione della formazione dei propri membri, anche se si può individuare una linea guida comune.

La formazione iniziale del negoziatore prevede un corso di 40 ore di base.

Naturalmente, per praticare le tecniche serve un tempo maggiore, ma, generalmente, è concesso solo un giorno intero al mese di formazione. Durante la sessione la squadra riesamina le procedure e trascorre la maggior parte del proprio tempo negli scenari di gioco di ruolo. Ogni due anni i membri del team hanno un corso di aggiornamento di circa 20 ore e i negoziatori di circa 30 ore.

Nella metodologia della formazione va sottolineato l’uso del role playing.

La stragrande maggioranza dei programmi di formazione per condurre una trattativa di crisi si basa dunque sui giochi di ruolo, al fine di fornire simulazioni di reali situazioni critiche.

La C.N.U (Crisis Negotiation Unit) ha elaborato differenti scenari di gioco di ruolo nel suo N.C.N.C (National Crisis Negotiation Course) che si occupa di formazione degli agenti dell’FBI e agenti di polizia. Tali scenari riguardano, per esempio, presa di ostaggi, barricamento, tentativi di suicidio, rapimenti e incidenti che richiedono una risposta di contrasto.

In Italia una figura preposta a negoziare esiste solo in alcune unità molto ristrette di alcune polizie di Stato, per esempio nei G.I.S dei Carabinieri.

Se non c’è questa figura, nel Corpo che ha la competenza di intervento, è il più alto in grado a gestire la situazione. Egli ha competenze di tipo tecnico-giuridico, non è detto che le abbia anche di tipo relazionale e di deflazione del conflitto.

La deflazione del conflitto è il risultato di tecniche atte a bloccare l’escalation del tono di una relazione e a ridurre la tensione. Quando c’è una relazione che non funziona, comportamenti sbagliati portano a conflitti, mentre comportamenti corretti e tecniche corrette portano a deflazionare la relazione.

Quasi tutte le organizzazioni di polizia hanno un reparto speciale di intervento rispetto alla propria “mission”.

Qual è il problema di fondo? Questi gruppi di lavoro hanno altissima professionalità, sono “speciali” rispetto all’uso della forza.

Non sono addestrati ad usare in modo scientifico ed efficace la relazione o la deflazione del conflitto. Allo stesso modo, chi quotidianamente lavora su strada ha una formazione più giuridica che pratico-operativa, rispetto a queste due metodiche. Rimane perciò una zona scoperta, che precede l’uso della forza, e che comprende quelle situazioni che prevederebbero la negoziazione, la mediazione e la deflazione.

La figura del negoziatore, secondo il modello nordamericano, è fondamentale nei casi di presa di ostaggi e sequestro di persona. Anche nella realtà italiana sarebbe utile un’unità di crisi non solo nei casi citati ma anche, per esempio, nel caso di persone disperate che minacciano il suicidio. La negoziazione con questi individui è uno strumento indispensabile e comunque potrebbe essere esteso ad una pluralità di situazioni. Manca una sua applicazione in modo diffuso. L’approccio negoziale dovrebbe essere usato in tutte le relazioni poliziotto-cittadino.

In Germania, per gestire le manifestazioni pubbliche, hanno introdotto all’interno dei cortei una specifica figura che ha il compito di relazionarsi con la polizia e con la massa, chiamata mediatore di corteo. Il suo compito è quello di invitare i manifestanti a prendere le distanze da quelli che attuano un comportamento violento, cercando di spezzare la solidarietà tra chi delinque e chi vuole manifestare in modo pacifico.

Inoltre egli deve indicare ai colleghi poliziotti, che gestiscono la manifestazione, dove sta avvenendo cosa e se intervenire o meno, anche rispetto alle reazioni del resto del corteo.

In Italia c’è una formazione per la gestione dell’ordine pubblico che è prettamente militare ma non di relazione-negoziazione. Ancora oggi ci sono le formazioni a testuggine, si battono i manganelli sugli scudi, esattamente tecniche poste in essere dai legionari romani 2000 anni fa per contenere l’ordine pubblico.

La negoziazione e la deflazione del conflitto dovrebbero essere armi in dotazione a qualsiasi agente.

La Polizia Municipale di Torino utilizza queste competenze nel Nucleo di Prossimità per i casi che gestisce. All’interno di questa unità viene fatta formazione con corsi e seminari.

I servizi di “prossimità” sono relativi a problematiche di convivenza civile (conflitti di condominio,…), qualità urbana (zona degradata da bonificare dalla microdelinquenza,…), allarme sociale (truffe agli anziani, violenza verso donne, minori,…).

Prendersi cura, ascoltare le necessità, aiutare a capire, fornire informazioni corrette, rassicurare, prevenire le difficoltà, escogitare nuove modalità di intervento, sono solo alcune delle azioni del Nucleo di Prossimità, un nuovo modo di “essere Polizia”.

 

 

 

© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti