La psicologia della testimonianza

La psicologia della testimonianza

Su autorizzazione dell’autrice Dott.ssa Chiara Vercellini, tratto da http://www.psicologiagiuridica.com/

Si è detto che la testimonianza rappresenta una delle principali fonti di prova all’interno del processo penale e che il suo scopo è chiarire i fatti oggetto di indagine.

Nel 1939, Stern definì la testimonianza come “la riproduzione verbale o scritta di contenuti mnemonici, che fanno riferimento ad una particolare esperienza o ad un certo evento esperito”.  A livello teorico, inoltre, è possibile sostenere che l’intervista investigativa è “il mezzo attraverso il quale due o più persone danno luogo a uno spazio comunicativo, generalmente co-regolato dai parlanti, in cui la qualità della comunicazione dipende da fattori come la relazione in gioco e la situazione contingente” (De Leo, Scali e Caso, 2005).

Le interviste e i colloqui hanno luogo, durante la fase investigativa, in diversi momenti e coinvolgono non solo i testimoni, che rappresentano uno dei ruoli chiave di ogni processo penale, ma anche le vittime e i sospettati.

Lo studio psicologico del processo testimoniale, di conseguenza, offre una specifica utilità legata alla possibilità di conoscere le fonti di interferenza e le deformazioni più frequenti, che possono generare discrepanze tra la realtà obiettiva dei fatti e la loro rievocazione da parte del soggetto.  Difatti, la testimonianza è condizionata da vari processi psichici, che entrano in azione quando il futuro testimone si trova ad osservare, oppure viene a conoscenza di un fatto, e agiscono anche durante la rievocazione del fatto stesso.

È utile, infatti, specificare che è molto diverso aver osservato direttamente un fatto (testimonianza di primo grado) ed esserne venuti a conoscenza indirettamente, magari attraverso narrazioni di altri (testimonianza di secondo grado). In quest’ultimo caso, il soggetto, in genere, espone la rappresentazione che si è fatto di quanto è accaduto, sulla base della narrazione udita, deformando, quindi, il fatto che gli è stato riferito.

 

 

 

© L’assistenza del consulente psicologo alle indagini difensive dell’avvocato: l’esame testimoniale – Dott.ssa Chiara Vercellini