Il mobbing in Italia: Harald Ege

Il mobbing in Italia: Harald Ege

Lo psicologo Harald Ege è riconosciuto in Italia come il principale studioso del fenomeno del mobbing, il quale propose il termine mobbing al pubblico italiano per la prima volta nel 1995.

I suoi studi ventennali riportano l’analisi di una realtà lavorativa particolare come quella italiana, diversa per certi aspetti da quella di altri paesi.

Le ricerche di Ege prendono ispirazione dalle analisi condotte da Leymann e vengono riadattate per il contesto italiano.

Nel 1996 Ege ha fondato l’associazione “PRIMA Associazione Italiana contro il Mobbing e lo Stress Psicosociale” ed è autore del “Metodo Ege”11 per la valutazione e quantificazione del danno da mobbing.

Ege (1997, p.5), definisce così il mobbing:

 

“Con la parola mobbing si intende una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori. La vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, calunniata, criticata: gli vengono affidati compiti dequalificanti, o viene spostata da un ufficio all’altro, o viene sistematicamente messa in ridicolo di fronte a clienti o superiori. Nei casi più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali. Lo scopo di tali comportamenti può essere vario, ma sempre distruttivo: eliminare una persona divenuta in qualche modo “scomoda”, inducendola alle dimissioni volontarie o provocandone un motivato licenziamento.”

 

Mentre Leymann concentra la sua riflessione sulle cause e sulle implicazioni psicologiche del mobbing, le parole di Ege si focalizzano maggiormente sugli effetti che tale fenomeno può provocare.

Eliminare una persona, è lo scopo conclamato delle azioni vessatorie: il lavoratore indesiderato viene indotto forzatamente ad allontanarsi, provocandone le dimissioni volontarie o il licenziamento motivato12.

Il mobbing, secondo Ege, è un processo in continua evoluzione, inizialmente latente e che procede in crescendo, secondo fasi successive ben identificabili e quindi anche in una certa misura prevedibili. In ciò versa la grande potenzialità lesiva del mobbing, ma anche, in una certa  misura, la chiave di volta per la prevenzione e soluzione.

L’autore sottolinea come gli studi sul mobbing e le relative definizioni non si discostano particolarmente da quanto determinato da Leymann, padre del mobbing, l’unica differenza è osservare la disparità di equilibrio e di potere dei due principali attori del mobbing, la vittima e l’aggressore (Ege, 2002).

 

 

 

“Il lavoro che (non) fa per te”. Il disagio nelle relazioni lavorative: un’indagine psicosociale sul territorio di Venezia –  © Maurizio Casanova

 

 

 

 

 


 

11) Il “Metodo Ege per la determinazione del Mobbing e la quantificazione del Danno da Mobbing”, pubblicato per la prima volta nel 2002, è un procedimento che consente all’Esperto di mobbing di riconoscere la presenza del mobbing in una vicenda lavorativa e successivamente di calcolare il grado di lesione da essa derivante. In questo modo il mobbizzato è in grado di fronte al Giudice non solo di dimostrare di essere vittima di mobbing, ma anche di monetizzare il danno subito di cui chiede il risarcimento.

 

12) Si tiene a precisare che, come si può osservare in alcuni resoconti riportati nel quarto capitolo, le motivazioni del licenziamento vengono fatte risalire alla presunta incapacità da parte del vessato di mantenere relazioni stabili e serene con colleghi i superiori, i reali colpevoli. La persona viene quindi licenziata poiché ritenuta inadatta a quell’ambiente lavorativo