Employability: disoccupazione, ricerca del lavoro e re-employment

Employability: disoccupazione, ricerca del lavoro e re-employment.

 

Evidenze empiriche e temi di discussione ancora aperti

L’individuo ritenuto employable (Fugate et al 2004) segue 2 condizioni:

1.    E’ più abile nella ricerca del posto

2.    E’ più abile a trovare un nuovo posto di lavoro.

I postulati di Fugate sono di natura teorica (nel 2004) e non erano stati studiati dal punto di vista empirico. Lo studio che prenderemo in analisi offre maggiori informazioni sull’employability, utili per comprendere meglio cosa sappiamo sul costrutto e cosa sarebbe opportuno approfondire.

McArdle e collaboratori nel 2007 hanno pubblicato lo studio intitolato “Employability during unemployment: Adaptability, career identity and human and social capital” che si rifà al costrutto psico-sociale multidimensionale di Fugate del 2004.

Ci si occuperà di seguito dei risultati dello studio relativi al lavoro di Mc Hardy per sottolineare come questo contributo confermi la validità del costrutto di Fugate e come inoltre aggiunga delle informazioni di rilievo in merito al rapporto che intercorre tra employabilty e re-employment.

Mc Hardy e collaboratori hanno preso in considerazione il modello di Fugate suddividendo la dimensione dell’adattabilità

(1) nelle variabili personalità proattiva e apertuta mentale, la dimensione identità di carriera

(2) nelle variabili self efficacy e identity awareness, le dimensione capitale sociale ed umano

(3) rispettivamente nelle variabili networking e supporto sociale; il capitale umano nella variabile education.

Le sette dimensioni appena elencate sono state utilizzate per studiare l’employabilitiy (inteso come costrutto multidimensionale) in rapporto con

(1) stima di sé durante la disoccupazione,

(2) ricerca di un posto di lavoro durante la disoccupazione,

(3) riassunzione (follow up di 6 mesi).

La prima parte dello studio ha confermato come le variabili Proactive personality, boundaryless  mindset, career self-efficacy, identity awareness, social support, job search, and networking erano correlate positivamente tra loro (Figura 1), ciò non fa altro che confermare la validità del costrutto employability di Fugate.

Figura 1.  La correlazione tra le dimensioni in analisi nello studio di Fugate e coll 2004. (Immagine tratta da Fugate e coll. 2004)

La seconda parte dello studio di Mc Hardy (studio longitudinale successivo di 6 mesi). ha evidenziato come le dimensioni relative al networking, ricerca del lavoro (job reaserach), stima di sé (self esteem) e livello di scolarizzazione (education) non abbiano raggiunto il livello di significatività, da ciò si deduce inoltre che la ricerca del lavoro e la stima di sé non possano essere prese in considerazione in riferimento al livello di rioccupabilità. Stesso discorso vale per la stima di sé nel momento in cui viene messa in relazione al re-employment.

Analisi della regressione standardizzate mostrano come boundaryless mindset (apertura mentale) contribuisce a spiegare l’employability (0.84), seguita dalla personalità proattiva (0.77), la self-efficacy di carriera (0.60), l’identity awareness (0.52) e il supporto sociale (0.31) . In totale solo il 16% della varianza relativa all’effettivo reimpiego è spiegata dal costrutto employability, troppo poco per legare il costrutto al reimpiego.

Per quanto riguarda il networking può risultare strano il fatto che la rete di contatti dell’individuo, unita alla possibilità di incrementare l’approvvigionamento di informazioni relative alle possibilità di occupazione (Adler e Kwon, 2002), non raggiunga il livello di significatività, così come risulta per la dimensione education. Hardy stesso ammette nel suo articolo che il contatto con una rete sociale vicina alla persona si mostra più forte durante i primi mesi di inoccupazione e che i benefici di questo capitale sociale possono protrarsi anche più di sei mesi dopo il periodo dello studio longitudinale.

L’autore sottolinea come il rapporto coi parenti e gli amici si riduca man mano col protrarsi della disoccupazione nel tempo.

Il continuo stato di disoccupazione allontani per l’individuo la possibilità di attingere dal proprio network di contatti sociali che progressivamente si riduce e si dimentica della persona non generando supporto sociale.

In questo senso risulta necessaria una concentrazione maggiore che puntualizzi il concetto di network e che indaghi le carriere come un processo a fasi che per forza di cose subisce diverse modificazioni nel tempo.

Per quanto riguarda il capitale umano inteso come quell’insieme di caratteristiche individuali e peculiari del soggetto si è registrata una mancata significatività nei confronti dell’employability.

 

 

 

Lavoro flessibile e job insecurity: l’incertezza lavorativa avanza alla luce di un fenomeno eterogeneo – © Dr. Pierluigi Lido