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Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Discussione

Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Discussione

 

Intento dello studio riproposto, come già esplicitato, era valutare l’impatto del lavoro emozionale sulla salute del lavoratore.

Come  sottolineavano Hülsheger & Scheve, (2011), l’attuazione da parte del lavoratore della strategia di gestione delle emozioni surface acting porta a modificare la propria espressione facciale e corporea lasciando però intatta l’emozione realmente provata, dato che, nel lavoro emozionale sono spesso coinvolte espressioni negative, queste non vengono eliminate ma al contrario soppresse, continuando a incidere negativamente sul benessere dell’individuo ( Gross & John, 2003).

La stretta relazione tra surface acting e esaurimento è già stata oggetto di indagini, Grandey (2006) evidenziava come il mascheramento insito nella strategia sembrerebbe portare all’esaurimento. Questo effetto negativo esercitato dal surface acting, viene confermato dai risultati del presente lavoro. Si mostra infatti, come la strategia sia associata a uno stato di esaurimento emotivo dato dalle eccessive richieste al lavoro, che generano un sovraccarico dal punto di vista emotivo.

In linea con ciò, i dati rivelano (H1a, H1b), l’influenza negativa di questa strategia di gestione delle emozioni al lavoro, sul work engagement considerato come uno stato positivo collegato al lavoro caratterizzato da tre realtà: vigore, dedizione e assorbimento (Schaufeli, Salanova, González-Romá & Bakker, 2002).

Inoltre, nella presente tesi si faceva riferimento al modello Job Demands Resources testando uno dei due processi che compongono il modello. Con tale intento, si è voluto studiare ciò che viene definito come processo energetico, cioè la relazione tra le richieste lavorative e outcomes negativi dovuto all’intervento del burnout (Schaufeli, & Bakker, 2004). Questo processo si verifica nella situazione in cui il lavoro richiede all’individuo un sforzo tale da generare ripercussioni sullo stato fisico e psicologico delle persone e su problemi diretti sulla salute.

Nel campione analizzato, l’esistenza di tale processo è stata confermata ( H2a), infatti, il surface acting che viene considerato in questo caso come una domanda lavorativa eccessiva, dato il continuo sforzo richiesto per il mascheramento delle emozioni realmente provate per attenersi alle norme imposte dal contesto, incide sullo stato di malessere generale tramite la mediazione dell’esaurimento emotivo, considerato il cuore del burnout ( Masclach & Jackson, 1981). Altro aspetto del modello Job Demands Resources che si è approfondito , riguarda quei legami che sono al di fuori dei classici processi energetico e motivazionale precedentemente descritti ed ampliamente dimostrati da numerosi studi in letteratura. (Bakker et al., 2005; Bakker et al., 2003) Queste relazioni esterne riguardano la possibilità che le risorse lavorative, moderino l’effetto delle domande lavorative sugli esiti lavorativi negativi. Questi vengono denominati effetti buffer, dimostrati da diverse indagini (Bakker, Demerouti & Euwema , 2005). Questo effetto che occorre quando le risorse assumono una funzione di moderatore rispetto all’impatto che le richieste lavorative esercitano sull’insorgenza del burnout, mitigando l’effetto delle domande sul lavoro.  Non solo le risorse ma anche le richieste lavorative hanno effetto di moderazione sulle condizioni positive del processo motivazionale come il work engagement. In questo senso le domande lavorative moderano, o attenuano, la condizione di benessere esperita dal lavoratore. I risultati ottenuti, infatti, mostrano l’esistenza di questi legami, dimostrando come, nel gruppo di professionisti in analisi, una richiesta come il surface acting eserciti un impatto sul work engagement e sull’identificazione organizzativa (ipotesi H2b). Tale effetto tuttavia, non appare diretto ma mediato: il surface acting non agisce cioè direttamente sull’identificazione organizzativa ma, lo fa solamente in relazione al il work engagement.

Oltre a testare aspetti già esistenti del modello JD-R, come si è già accennato, si voleva contribuire all’estensione del modello, inserendo dei fattori di mediazione all’interno del processo energetico. Con tale fine si è studiato il carico di richieste emotive eccessive sul malessere generale ipotizzando una possibile mediazione in serie da parte prima  dell’esaurimento emotivo e successivamente del surface acting (H3).

Nel campione analizzato, entrambe le variabili considerate, mediano l’impatto positivo dell’eccessivo carico di richieste emotive sul malessere generale, confermando così l’ipotesi iniziale.

Infine nel tentativo di studiare come le richieste emotive eccessive abbiano un effetto su un esito positivo del lavoro come l’identificazione organizzativa, si sono proposti altri due fattori di mediazione ovvero il surface acting e l’engagement (H4).

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto si è dimostrato che i fattori presi singolarmente non mediano il rapporto tra le richieste eccessive e l’identificazione organizzativa, ma, al contrario la mediazione successiva del surface acting e l’engagement appare incidere sullo sviluppo dell’identificazione.

Dati i risultati ottenuti, complessivamente si può dire, che tutti i fattori di mediazione riproposti nelle ipotesi medino, direttamente o in serie gli effetti delle richieste gli esiti indagati

Nello specifico, le richieste emotive eccessive esercitano un effetto positivo sul surface acting, contrariamente il carico di richieste esercita un effetto negativo sul work engagement considerato un elemento positivo per la salute del lavoratore.

Dato che come già dimostrato in letteratura, il surface acting sembra avere delle ricadute negative sullo stato di benessere a causa dello sforzo che il camuffamento delle reali emozioni sperimentate richiede ( Gross & John, 2003), e che il work engagement al contrario, è associato a stati positivi (Schaufeli, Salanova, González-Romá & Bakker, 2002), si può quindi concludere che le richieste emotive eccessive appaiono influenzare negativamente lo stato di benessere del lavoratore.

© Il lavoro emozionale in ambito sanitario: effetti sul benessere e il malessere lavorativo – Jessica Capelli

Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Partecipanti

Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Partecipanti

 

 

Il lavoro emozionale, come già accennato nella prima parte assume grande rilevanza negli ambiti dove l’interazione diretta con le persone è costante.

Il settore dei servizi, in particolare quello ospedaliero, è piuttosto soggetto allo sviluppo di stati stressanti. Una delle categorie che date le caratteristiche proprie della mansione svolta, risulta essere in maggior misura associata a situazioni di stress è il personale sanitario.  Nello specifico la continua pressione fisica e psicologica con cui i professionisti devono confrontarsi ogni giorno data dal contatto diretto con i pazienti (Graham, 1987; Jimènez, Hernandez, Guitèrrez, 2000) unita, a situazioni che spesso sono caratterizzate da realtà dolorose, che implicano l’obbligo di prendere velocemente decisioni in situazioni critiche, fanno sì che il rischio di sviluppare alti livelli di stress sia molto elevato.

Date tali premesse e la natura particolarmente delicata del contesto, si è deciso di indagare in questo studio il benessere e il malessere in relazione al surface acting e  ai suoi esiti avendo come protagonisti lavoratori in ambito sanitario.

I partecipanti allo studio lavorano presso un’importante istituto riabilitativo dell’Emilia Romagna. Il campione è formato complessivamente da 114 professionisti in questo settore, di cui nello specifico: 46 fisioterapisti, 29 OSS, 17 amministrativi, 14 tra psicologi, logopedisti, educatori e tecnici, 6 medici.

L’età è compresa tra i 24 e i 64 anni con una media M = 40.05 (DS =10.09). Per quanto concerne il genere si assiste a una maggioranza maschile l’80.7 % mentre le donne sono il 19.3%.

A livello di stato civile il 32,5% dei partecipanti è celibe/ nubile/libero, il 55,3% coniugato/ convivente mentre, il 12,3% è separato o divorziato.

Anche la provenienza per Unità Operativa è sfaccettata, le persone appartengono infatti per il 31,8% all’unità spinale, 20,0%, amministrazione, 12,7% psicologi, logopedisti, educatori e tecnici, 9,1%, degenze specialistiche, 9,1% cerebrolesi, 7,3%, area critica, 7,1% ambulatori/ day hospital, 1,8% riabilitazione. Infine si assiste a una media di un figlio per persona.

 

© Il lavoro emozionale in ambito sanitario: effetti sul benessere e il malessere lavorativo – Jessica Capelli

Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Obiettivi e Ipotesi

Il lavoro emozionale in ambito sanitario: Obiettivi e Ipotesi

 

L’obiettivo generale del lavoro qui proposto è studiare le condizioni di malessere e benessere in ambito lavorativo in un gruppo di lavoratori che operano nel contesto sanitario, individuando quali fattori possano incidere su questa relazione.

Dalla letteratura emerge come la capacità di gestire le proprie emozioni assuma una particolare importanza, soprattutto in quegli ambienti dove il livello di stress è particolarmente elevato e le emozioni che si ha necessità di gestire hanno una connotazione negativa.

Per tale motivo si è deciso di affrontare in relazione allo stato di benessere, la tematica del lavoro emozionale.

Si mira a porre l’accento, nello specifico, su come una delle strategie di gestione delle emozioni il surface acting, che prevede l’espressione di una «facciata emotiva» e non supporta un’autentica espressione di sé (Brotheridge & Lee, 2002) possa particolarmente influenzare lo stato di salute del lavoratore.

Nel dettaglio, facendo riferimento alla cornice teorica del modello Job Demands Resources (Demerouti, Bakker, Nachreiner, & Schaufeli, 2001), ci si propone di studiare come si colloca il rapporto tra surface acting ed esaurimento emotivo, e tra surface acting ed engagement in una prospettiva più ampia: considerando il surface acting come una richiesta lavorativa,  a causa dello sforzo continuo richiesto al lavoratore nel mascheramento delle proprie emozioni per aderire alle display rules. Inoltre si considerano e l’esaurimento emotivo e l’engagement come possibili esiti . Oltre a ciò, si vuole contribuire all’estensione del modello, inserendo dei fattori di mediazione all’interno del processo.

Questo intento è messo in pratica attraverso l’investigazione prima, del carico di richieste emotive eccessive sul malessere generale, aggiungendo esaurimento emotivo e surface acting come mediatori, poi, indagando se le richieste emotive eccessive hanno effetto su una variabile associata al benessere come l’identificazione organizzativa, considerando come mediatori surface acting ed engagement.

Nello specifico, per cercare di rispondere agli obiettivi sopra indicati, si avanzano le ipotesi di seguito esposte:

H1a     Il surface acting ha un impatto positivo sull’esaurimento emotivo
H1b      Il surface acting ha un impatto negativo sul work engagement
H2a      L’esaurimento emotivo media l’impatto positivo del surface acting sul malessere
H2b     Il work engagement media l’impatto negativo del surface acting sull’identificazione organizzativa
H3      Il carico di richieste emotive eccessive è positivamente associato al malessere generale attraverso la mediazione successiva prima del surface acting poi dell’esaurimento emotivo.
H4      Il carico di richieste emotive eccessive è negativamente associato a identificazione organizzativa attraverso la mediazione successiva prima del surface acting e poi del work engagement

 

© Il lavoro emozionale in ambito sanitario: effetti sul benessere e il malessere lavorativo – Jessica Capelli