Stile repressore e benessere: Discussione finale

Discussione finale

Le analisi effettuate mostrano risultati interessanti; in accordo con la mia ipotesi, chi adotta uno stile repressore riporta un punteggio più alto ai test sul benessere e sulla qualità di vita (WEMWBS, WHO-5, PANAS, PGWBI e PWBS).

La divisione ulteriore effettuata in base alla classificazione di Weinberger ha permesso di ottenere maggiori informazioni circa l’influenza di ognuna delle possibili combinazioni tra ansia e desiderabilità sociale.

Nell’analisi fatta con lo scopo di valutare le differenze nei punteggi alla scala del benessere psicologico della WEMWBS fra i quattro gruppi di Weinberger (AltaSD-AltaANSIA; AltaSD-BassaANSIA; BassaSD-BassaANSIA; BassaSD-AltaANSIA), il sottogruppo dei repressori (AltaSD-BassaANSIA) mostra al test il punteggio più alto rispetto ai restanti tre gruppi.

Un po’ diversi sono i risultati ottenuti dall’analisi effettuata attraverso il WHO-5, che ha lo scopo di valutare la qualità di vita; in questo caso il sottogruppo che ottiene il più alto punteggio alla scala è quello della “BassaSD-BassaANSIA”, ma le differenze significative sono date solo dalla componente dell’ansia e cioè i gruppi con bassa ansia riportano un punteggio al benessere più elevato.

Le differenze di risultato, rispetto a quello ottenuto alla WEMWBS, potrebbero essere dovute alla diversa dimensione misurata dal WHO-5 ovvero la qualità di vita, che sebbene sia un concetto correlato al benessere non è comunque uguale.

É interessante quindi notare che, tra le 2 componenti che costituiscono lo stile repressore, quella che influenza maggiormente la variabile dipendente è l’ansia, poiché, i gruppi che presentano AltaANSIA riportano differenze significative rispetto ai due gruppi con BassaANSIA, indipendentemente dalla bassa o alta Desiderabilità Sociale, mentre non risultano differenze significative tra i gruppi “AltaSD-BassaANSIA” e “BassaSD-BassaANSIA”. In generale si può affermare che i soggetti che riportano alti livelli di ansia, indipendentemente dal grado di desiderabilità sociale, riferiscono un peggior livello di benessere psicologico, mentre gli altri sottogruppi, che possiedono una BassaANSIA, ottengono i punteggi più elevati.

L’esame delle differenze tra gruppi suddivisi in base alla variabile “sesso” offre risultati non omogenei; in effetti anche in base alla letteratura di riferimento non avevamo particolari aspettative (Andrew & Withney, 1976; Campbell et al., 1976).

In generale, sembra comunque che il campione femminile mostri meno benessere rispetto a quello maschile; alla WEMWBS, al PGWBI e al WHO-5 i maschi ottengono punteggi più alti, rispetto alle femmine, in modo non significativo nelle prime due e significativo nell’altra scala; al PANAS-N, atto a valutare l’affetto negativo, l’effetto del sesso appare significativo, nel senso che i soggetti maschi ottengono un punteggio più basso, che quindi indica un maggior benessere, mentre al PANAS-P, che valuta l’affetto positivo, le femmine mostrano punteggi più alti, anche se non significativamente.

Alla PWBS, all’interno delle sottoscale “crescita personale”, “autoaccettazione” e “scopo nella vita”, i maschi ottengono un punteggio più elevato, anche se non significativo, forse perché è socialmente qualificante per gli uomini mostrare di avere ambizioni e di sapere ciò che vogliono ottenere dalla vita; queste certezze offrono loro un certo grado si sicurezza che è alla base della completa accettazione di se stessi. Tali risultati sono in accordo con quelli di Ruini, Ottolini, Rafanelli, Ryff e Fava (2003).

L’effetto dell’età, considerata come covariata, non risulta avere effetti particolarmente significativi, se non alla sottoscala della crescita personale della PWBS: in effetti sembrerebbe logica tale relazione dato che quest’ultima coinvolge sentimenti di crescita, nuove esperienze e il raggiungimento di una più alta conoscenza di se stessi.

L’effetto dall’altra covariata presa in considerazione, ovverola scolarizzazione, sembra essere significativo nella sottoscala della crescita ambientale, della padronanza ambientale e dello scopo nella vita. È’ infatti probabile che il fatto di aver conseguito il diploma o la laurea permetta di poter accedere a professioni che prevedono l’assunzione di maggiori responsabilità, in previsione di mete più alte da raggiungere e consenta anche di avere l’impressione di sentirsi più abili e capaci nel controllare e dominare l’ambiente; tali risultati sono in accordo con quelli ottenuti da Ruini, Ottolini, Rafanelli, Ryff e Fava (2003).

Infine, il fatto di essere sano o malato non ha riportato alcun effetto significativo, al contrario di ciò che avevamo ipotizzato; questo potrebbe essere spiegato dal fatto che i pazienti che formavano il campione, reclutati nelle sale d’aspetto dell’Ospedale, potevano trovarsi in quel particolare contesto semplicemente per un controllo, senza per questo motivo avere una patologia e sentirsi quindi malati.

Un’altra spiegazione potrebbe essere data dal campione molto specifico, ovvero reclutato in un’unica sala d’attesa, e poco numeroso.

© Stile repressore e benessere – Margherita Monti