Le teorie di Spearman, Thurstone, Vernon, Guilford, Cattell e Carol

Le teorie di Spearman, Thurstone, Vernon, Guilford, Cattell e Carol      

Lo psicologo londinese Charles Spearman (Bartholomew, 1995), con l’intento di stabilire se l’intelligenza fosse un’entità unica, come ipotizzato da Galton o un insieme di entità distinte, come ipotizzato da Binet, elabor, nel 1904, sia una nuova metodologia statistica di analisi dei dati, la analisi fattoriale, che una teoria gerarchica dell’intelligenza definita modello fattoriale semplice. La nuova procedura metodologica gli consentì di studiare la matrice di correlazione tra i risultati di molteplici test psicologici e di individuare alcune categorie generali che chiam  fattori.  Secondo il nuovo modello fattoriale, le risposte fornite ad un set di test di abilità sono riconducibili ad un fattore generale d’intelligenza, il fattore g ed a fattori secondari, i fattori s. Il fattore g è una abilità che consente di risolvere problemi concreti e astratti, è alla base del rendimento di ogni prestazione intellettiva e perci  gerarchicamente superiore ai fattori s. I fattori s sono costituiti dalle abilità linguistica, spaziale e aritmetica, hanno rilievo nell’esecuzione di compiti individuali e rappresentano una subdifferenziazione del fattore g. Il fattore g viene misurato da indici di livello come i QI (quozienti intellettivi): maggiore è il valore di g, migliori dovrebbero essere i risultati del test. Nessun test, per , singolarmente, pu  misurare in maniera perfetta g dato che che in ogni test interviene anche un’abilità specifica s. Spearman concluse che la mente contiene un’unica intelligenza, compresa sia nei termini di un singolo fattore generale g, che nei termini di un vasto insieme di abilità particolari s. Il nucleo dell’intelligenza sarebbe, perci , racchiuso nel fattore g.

La potenzialità della analisi fattoriale risiede nel poter cogliere la posizione del soggetto rispetto al gruppo e del gruppo rispetto ad un altro gruppo, comprendere la natura dell’attività mentale e la struttura comportamentale. I fattori sono utili per costruire modelli che permettono di descrivere il profilo delle abilità individuali e di fare previsioni sul successo scolastico o professionale.

Nel 1938 Louis Leon Thurstone (Thurstone, 1938) spost  l’attenzione proprio su quelle componenti specifiche che Spearman sosteneva essere sottese da un fattore generale. Propose un modello che racchiudeva il nucleo dell’intelligenza in sette fattori globali e che definì abilità mentali primarie: la comprensione verbale, la fluidità verbale, la abilità aritmetica, la visualizzazione spaziale, la memoria associativa, il ragionamento induttivo e la velocità di percezione.

Nel 1961, lo psicologo Philip Ewart Vernon (Vernon, 1987), scomponendo il fattore g in altri due fattori, la abilità verbale-scolastica e la abilità meccanico-spaziale, elabor  un modello gerarchico più sofisticato rispetto a quelli precedentemente ideati. Secondo l’autore, le abilità primarie sarebbero variabili indipendenti l’una dall’altra ma influenzate dal fattore g, al vertice della gerarchia. La abilità verbale-scolastica userebbe le conoscenze apprese e interverrebbe nella maggior parte delle attività intellettuali; pu  essere scomposta in due fattori minori: v o abilità verbale (misurata con test di vocabolario e di comprensione di lettura) e n o abilità di elaborazione numerica (misurata da prove che prevedono il ragionamento aritmetico). La abilità meccanicospaziale interverrebbe nell’utilizzo di strumenti e di macchine ma non sarebbe influenzata dalla scolarizzazione, risolverebbe i problemi utilizzando l’immaginazione visiva, la comprensione di fenomeni afferenti alla meccanica e la manipolazione precisa di oggetti.

Intorno al 1950 si assiste ad una integrazione tra gli indirizzi psicometrico e cognitivo e ad un risveglio dell’interesse per le relazioni tra abilità cognitive di base e intelligenza mosso sia dallo studio sui deficit causa di ritardo mentale che dalle ricerche su condizionamenti culturali e strategie individuali. L’approccio cognitivo sposta l’attenzione dalle strutture generali dell’intelligenza alla comprensione di come operino i singoli processi coinvolti nell’esecuzione di compiti. Si suppone che la mente sia un dispositivo di elaborazione delle informazioni dotato di funzioni intrinseche, come i depositi di memoria. La memoria a breve termine (MBT) sarebbe la sede del pensiero conscio ed il luogo in cui la combinazione di informazioni da vita al problem solving, struttura che avrebbe per  capacità limitata. Velocità mentale e memoria di lavoro (MdL) vengono intese come possibili basi del fattore g: la rapidità di pensiero migliorerebbe la prestazione intellettiva perché aumenterebbe la capacità della MdL. Vernon (1987) ritiene che più rapida è l’elaborazione, maggiore quantità di informazioni possono venire trattate. Sia la MdL che la velocità mentale sarebbero correlate all’intelligenza fluida e declinerebbero con l’età.

Joy Paul Guilford (Guilford, 1967) indagando la struttura dell’intelligenza e cercando di individuare il numero di fattori o dimensioni latenti a cui l’intelligenza pu  essere ricondotta, elabor  una teoria multidimensionale, non a struttura gerarchica ma a disposizione cubica, che chiam  Struttura dell’Intelletto (SOI). Divise l’intelligenza in 3 dimensioni indipendenti tra loro, le operazioni, i contenuti ed i prodotti, da cui si generano, moltiplicandosi, 150 nuovi fattori. L’attenzione dello studioso si concentr  su due tipologie di elaborazione mentale, il pensiero convergente e divergente ed il pensiero creativo, in relazione alla personalità e alla motivazione. L’importanza dei fattori educativi e culturali trascurati dagli psicometristi, viene analizzata nella teoria di Cattell (Horn 1963, Cattell, 1966) secondo la quale l’intelligenza sarebbe il prodotto di due componenti, una genetica ed una derivante dall’interazione con l’ambiente. L’autore ipotizza la presenza di un solo fattore generale (il fattore g di Spearman) distinto in due diverse dimensioni, l’intelligenza fluida (gf) e l’Intelligenza cristallizzata (gc) (Polacek, 2001). L’Intelligenza fluida sembra essere una abilità elastica che corrisponde alla capacità di ragionamento astratto e che non dipende da precedenti apprendimenti. Viene misurata da prove di ragionamento in cui viene richiesta la capacità di percepire delle relazioni, indipendentemente dalla conoscenza del significato (analogie, classificazioni, completamento di serie); l’intelligenza cristallizzata è costituita dalle abilità apprese e consolidate nel corso dell’esperienza, accresce durante tutto il corso della vita. E’ determinata dalle influenze ambientali, sociali e culturali, implica il sapere usare strategie e viene misurata da test che valutano gli elementi di scolarizzazione (ricchezza lessicale, comprensione verbale, informazione generale). Le due forme di intelligenza non sono indipendenti l’una dall’altra, l’intelligenza cristallizzata dipende da quella fluida poiché chi ha maggior intelligenza fluida apprende e ricorda meglio le informazioni. I due modelli di comportano, invece, in maniera diversa a seconda dell’età: la abilità fluida sembra essere influenzata dalla dimensione di g, che si deteriora con gli anni e tende a decrescere nel corso della vita. Il modello di Cattell e Horn si presta non solo a spiegare le differenze di capacità intellettiva interindividuale ma anche a descrivere la ragione del diverso declino delle funzioni cognitive in fase senile.

John Bissel Carroll (Carrol, 1993) contempla l’organizzazione gerarchica dell’intelligenza come un modello piramidale diviso in tre strati, in ordine decrescente di specificità. Al vertice della piramide si troverebbe il fattore g, ereditario e alla base di tutte le attività intellettuali del soggetto; a livello intermedio, otto abilità influenzate dal fattore g e definite fattori di gruppo come l’intelligenza cristallizzata (gc), l’ intelligenza fluida (gf), l’apprendimento, la memoria, la percezione visiva, la fluidità verbale, la capacità mnemonica ampia, la conoscenza e la velocità percettiva; allo strato terzo,  fattori specifici come la conoscenza lessicale. La teoria di Carroll orchestra i contenuti dei modelli presenti in letteratura, includendo i concetti di intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata (Cattel e Horn), di fattore g (Spearman) e di abilità mentali primarie (Thurstone).

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi