I predittori della performance accademica: Interviste

I predittori della performance accademica: Interviste

La letteratura che ha indagato il potere predittivo delle interviste ai candidati alla Medical School si divide in tre filoni di ricerca:

    1. Studi che hanno confrontato le performance degli studenti il cui processo di selezione si è avvalso di un’intervista, con le performance degli studenti accettati senza intervista (Smith, 1991; Smith, Vivier e Blain, 1986). Gli autori non hanno trovato differenze ed hanno concluso che l’intervista aggiunge poca validità al processo di selezione. I dati concordano con uno studio condotto alla Facoltà americana di Yale ove si era notato che gli studenti respinti sulla base di un’intervista non ottenevano risultati peggiori di chi, pur essendo stato accettato, aveva optato per un altro college (Milstein, Wilinson, Burrow e Kessen, 1981).
    1. Studi che mettono in relazione la valutazione dell’intervistatore (l’idoneità generale a Medicina) con il risultato dell’intervistato rispetto all’esito del corso di studi (successo o ritiro) (Calkins, Arnold e Willoughby, 1987; Elam, Studts e Johnson, 1997; Hall, Regan-Smith e Tivnan, 1992; Lazin e Neumann, 1991; McManus e Richards, 1986; Meredith, Dunlap e Baker, 1982; Murden, Galloway, Reid e Colwill, 1978; Powis, Neame, Bristow e Murphy, 1988; Powis, Waring, Bristow e O’Connell, 1992) e al giudizio di competenza professionale (Hall et al., 1992). Questi studi suggeriscono che il punteggio dell’intervista può predire il successo: il punteggio di valutazione globale dell’intervista correla con il voto di Laurea (da .08 a .14, Elam e Johnson, 1992) ed il successo nell’ottenere una lettera di presentazione del Preside (la Dean’s letter of recommendation, un riconoscimentoottenibile, previa richiesta, dagli studenti meritevoli: r= .33, Hall et al., 1992).
    1. Lo studio di Elam e Johnson (1992) ha messo a confronto l’intervista con altri criteri di ammissione. La correlazione parziale dei giudizi dell’intervista con il successo nei primi esami, tenendo come variabile di controllo la media voto di diploma, è risultata significativa.

Una critica mossa all’uso delle interviste (che di solito utilizzano scale tipo Likert) (Johnson e Edwards, 1991) è che forniscano dati quantitativi ma non validi (Kreiter, Yin, Solow e Brennan, 2004; Mitchell, Haynes e Koenig, 1994). Nel 1992 Elam e Johnson avvertivano il bisogno, tuttora valido, di informazioni rispetto alla relazione intervistato-intervistatore alla presenza di bias sistematici e sugli effetti di un training sugli intervistatori. La letteratura recente si concentra più sulle qualità psicometriche.

Stansfield e Kreiter (2007) rilevano che le interviste mostrano buone attendibilità e validità per i punteggi estremi ma che potrebbero essere migliorate utilizzando scale di risposta a tre livelli invece che a cinque. L’intervista è una delle prove tenute maggiormente in considerazione dalle figure che si occupano dell’ammissione degli studenti alle Medical Schools (Kulatunga-Moruzi e Norman, 2002).

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi