Counseling Strategico: tecniche

Counseling Strategico: tecniche

Tecnica del ricalco (Bandler, Grinder, 1975)

Consiste essenzialmente nell’utilizzare il linguaggio e le modalità rappresentazionali del paziente (Nardone, 1990).

Occorre sempre adoperare il linguaggio del paziente anche ricorrendo a finzioni o a metafore nel caso in cui il soggetto non riesca a sopportare altro tipo di espressione.

Dinanzi ad un paziente che non riesce ad affrontare direttamente un suo problema si può imbastire una comunicazione indiretta e continuare a parlare per via traversa (Haley, 1985).

Con una coppia, ad esempio, segnata da problemi sessuali ma incapace di raffrontarsi sul piano della comunicazione sessuale esplicitata, il terapeuta può indagare sulle loro abitudini alimentari e discorre circa i preparativi e la consumazione di una cenetta curata e romantica.

Uso del linguaggio e della suggestione

Occorre conoscere ed utilizzare correttamente i significati multipli delle parole nonché l’accentuazione di voce e la sequenza in cui sono pronunciate, per fare della suggestione un’arte.

A tal fine risulta anche utile impiegare parole con associazioni, connotazioni e significati dalle molteplici applicazioni agli interessi e all’individualità della persona; sintonizzare la propria terminologia all’individualità di ciascun ascoltatore mediante un uso appropriato delle pause; impiegare la forma negativa che contiene l’implicazione del proprio contrario stimolando la mente inconscia all’esplorazione e all’elaborazione dl contrario di ciascuna negazione (Erickson, Rossi, 1981).

Uso di aneddoti, metafore e aforismi

Si comunica il messaggio in forma indiretta, aiutati dal potere evocativo suggestivo del linguaggio analogico.

Si comunica sfruttando la forma indiretta della proiezione ed identificazione che di solito una persona attua nei confronti di personaggi e situazioni di un racconto.

Questa modalità di comunicazione terapeutica minimizza la resistenza, in quanto la persona non è sottoposta a richieste o a opinioni dirette sul suo modo di pensare e di comportarsi (Haley, 1973; Nardone, 1991; Nardone, Watzlawick, 1990).

L’uso dell’analogia risulta utile in quanto il paziente non attua un atteggiamento di rifiuto e riesce a riconoscere il parallelo laddove può rifiutarsi, invece, di riconoscere il problema diretto (Haley, 1963; 1985).

L’uso di enigmi, indovinelli e misteriosi giochi associativi può essere sfruttato per produrre uno stato di attivazione interiore conseguente alla confusione dei processi mentali del soggetto (Erickson, Rossi, 1989).

Utilizzo della comunicazione non verbale

Si realizza nel ricalcare posture e movimenti del paziente per condurlo ad uno stato di maggiore rilassamento o verso l’esecuzione di azioni terapeutiche, e nel guardare in maniera diretta e costante il soggetto, fissandolo negli occhi senza distogliere lo sguardo, attuando una sorta di cattura ipnotica (Nardone, 1991).

Uso dello spazio e delle posizioni

Va tenuto nel dovuto conto il valore dell’orientamento spaziale, considerando che le persone si orientano in termini di sensazioni visive e uditive e che queste sensazioni possono modificare l’orientamento (Haley, 1973).

Raccolta di informazioni in prima seduta

Il terapeuta sottolinea che il paziente deve parlare seguendo le sue direttive ma, in considerazione del fatto che il soggetto sarà reticente circa determinate questioni, il terapeuta deve far rientrare nelle sue direttive questa reticenza, suggerendo al paziente di tacere qualcosa.

In questo modo, l’atto del tacere perde la sua funzione, non fornendo più al soggetto un certo grado di controllo nella relazione (Haley, 1963; 1985).

Ruolo del terapeuta onnipotente

Il terapeuta conquista e mantiene questa posizione lasciando che il soggetto lo inganni su aspetti minimi per accettare la sua onnipotenza su tutti gli altri fronti.

Il terapeuta può anche ricorrere ad un comportamento incoerente considerando che, secondo le normali aspettative dei pazienti, prima o poi il terapeuta deve essere incoerente (Haley, 1985).

Tecnica della sorpresa

Implica l’inserimento di un elemento inaspettato attraverso il quale si riesce a superare una forte resistenza da parte del soggetto (Erickson, Rossi, 1981).

Assunzione del controllo delle inibizioni del paziente

Il terapeuta deve muoversi con cautela nei confronti di un paziente inibito, cosicché egli possa sentir protette le sue inibizioni e possa poi lavorare per diminuirle.

Evitamento di forme negative e riorientamento in positivo

Il paziente non va mai criticato o colpevolizzato ma va gratificato.

Il terapeuta deve evitare ogni forma di negativizzazione nei confronti delle realtà presentate dal soggetto, riorientando in chiave positiva le esperienze esposte in terapia (Haley, 1963, Erickson; Rossi, 1981).

Tecnica dell’utilizzazione

Implica lo sfruttamento di qualsiasi comportamento messo in atto dal soggetto al fine di accompagnarlo nell’induzione ipnotica (Haley, 1963, Erickson; Rossi, 1981).

Questa tecnica, nata specificamente in un contesto ipnotico, è chiaramente estensibile ad un contesto terapeutico senza formale induzione della trance.

Questa tecnica rispecchia il radicale rispetto dl paziente da parte del terapeuta strategico.

Tutti i comportamenti del cliente, inclusi la resistenza e il sintomo, sono considerati come la miglior scelta possibile per il paziente, data la sua percezione della realtà necessariamente distorta ed il ristretto raggio d’azione delle sue scelte.

Utilizzo della resistenza

Consiste nel prescrivere paradossalmente la resistenza per farne decadere la funzione.

La resistenza prescritta, infatti, diventa adempimento mentre la sua funzione prioritaria viene annullata (Haley, 1973; Erickson, Rossi, 1985; Nardone; Watzlawick, 1990; Nardone, 1991).

La resistenza deve comunque essere ascoltata, nel rispetto della particolare concezione che di essa assume l’approccio strategico in aperto contrasto con le ideologie tradizionali.

Il terapeuta strategico, infatti, utilizzando qualsiasi cosa portata dal cliente, tende ad interpretare tutti i comportamenti del paziente come messaggi che offrono un’importante informazione retroattiva a correzione dell’intervento.

In questa ottica, tende ad annullarsi la distinzione tra resistenza e cooperazione.

Se un cliente torna in terapia senza aver svolto un compito assegnatogli, ciò non è interpretato come resistenza ma come metodo di comunicare al terapeuta, che può aver assegnato un compito troppo impegnativo o non aver ben compreso la visione del mondo del cliente o non essersi sincronizzato con gli obiettivi del cliente.

Utilizzazione del silenzio

Viene mostrata una completa accettazione del silenzio sottolineandone il significato di attivazione del processo inconscio, pur senza la consapevolezza della mente conscia (Erickson, Rossi, 1981).

Anticipazione delle reazioni-espressioni del paziente

Il terapeuta previene le azioni del paziente in maniera tale da metterlo in una situazione di obbligata accettazione di ciò che si sta affermando.

Inoltre, anticipa ciò che il paziente prova durante la descrizione dei suoi problemi, in modo da creare in lui l’impressione quasi magica di leggere nella sua mente, con l’effetto di acquisire grande potere d’intervento (Nardone, 1991).

Incoraggiamento di una risposta frustrandola

Il terapeuta chiede al paziente di comportarsi in una certa maniera e, quando questi inizia a farlo, blocca la risposta per passare ad un altro argomento.

Nel momento in cui la richiesta verrà ripetuta, la risposta sarà migliore perche il soggetto, nel frattempo, ha sviluppato la capacità di rispondere ma è stato frustrato nel farlo.

Questa tecnica viene utilizzata in maniera specifica per affrontare le resistenze e per incoraggiare un contributo spontaneo (Haley, 1973).

Tecnica della confusione

Consiste nell’eseguire una serie rapida di domande assurde e non pertinenti al contesto di discussione, mostrando un atteggiamento serio, per poi mandare un messaggio attinente a cui il paziente si aggrappa.

In questo modo è possibile veicolare l’assunzione, da parte del paziente, di contenuti presumibilmente di problematica acquisizione (Nardone, Watzlawick, 1990; Nardone, 1991).

Offerta di alternative peggiori

Il terapeuta inoltra al paziente un tipo di richiesta tanto indesiderabile da indurlo a scegliere un’alternativa che lo soddisfi maggiormente.

Questa tecnica viene utilizzata per far eseguire al soggetto i suggerimenti del terapeuta lasciandogli un margine di autonomia nel prendere decisioni e nel trovare nuovi modelli di comportamento (Haley, 1973).

Seminare i concetti

Il terapeuta pone le fondamenta per determinati concetti sui quali potrà lavorare nel momento ritenuto più opportuno (Haley, 1973).

Amplificazione delle risposte

Il terapeuta lavora per ottenere una piccola risposta su cui costruire, amplificandola, risposte superiori fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

Viene accettato e sviluppato ciò che il paziente porta e nel rispetto dei suoi tempi anziché tentare di ottenere troppi risultati e troppo in fretta (Haley, 1973).

Prescrizioni di comportamento

Rivestono un ruolo di rilievo all’interno del modello strategico in quanto permettono di far sperimentare al paziente azioni concrete di vita che rompono il meccanismo di azioni, retroazioni e tentate soluzioni che mantiene il problema.

Il terapeuta deve impartire una prescrizione immettendola in un contesto comunicativo fortemente suggestivo.

Si distinguono: prescrizioni dirette, con cui si assegna al paziente un compito specifico; prescrizioni indirette, che utilizzano lo spostamento del sintomo attirando l’attenzione del paziente su una diversa problematica allo scopo di ridurre l’intensità del disturbo presentato; prescrizioni paradossali, che utilizzano la prescrizione del sintomo creando la situazione paradossale di dover eseguire volontariamente ciò che è involontario (Erickson, Rossi, 1989; Nardone, Watzlawick, 1990; Nardone, 1991).

Il terapeuta persegue il controllo del comportamento sintomatico, che viene incoraggiato, per modificare successivamente le istruzioni (Haley, 1963).

Prescrizione di simulare il sintomo

L’individuo viene istruito e aiutato, con sollecitudine, affinché simuli nel modo migliore il sintomo.

In tal modo il paziente, da un lato prende in considerazione l’ipotesi che il terapeuta pensi che qualcosa sia simulato, dall’altro, simulando volontariamente, mette in dubbio la propria sincerità (Gulotta, 1997).

Inoltre, quando una sequenza di interazioni viene classificata in termini di simulazione, è difficile per le persone coinvolte retrocedere in un ambito considerato realtà.

Questa difficoltà può essere sfruttata dal terapeuta al fine di confondere ed eliminare la realtà di un sintomo e modificare il sistema di interazioni su cui questa realtà si basa (Madanes, 1981).