Counseling: Osservazione fenomenologica, ascolto attivo e riformulazione

Counseling: Osservazione fenomenologica, ascolto attivo e riformulazione

 

 

La pratica del Counseling si avvale di diverse tecniche da utilizzare nell’ambito della relazione d’aiuto a seconda dell’approccio di riferimento. Tuttavia in chiave generale riponiamo l’accento sull’osservazione fenomenologica, l’ascolto attivo e la riformulazione.

L’osservazione fenomenologica è una componente importante all’interno del metodo formativo, essendo insieme un principio teorico ed uno strumento d’intervento. Consiste in una modalità di approccio dell’individuo e dei sistemi. Questo approccio nasce in modo sistematico con la fenomenologia che teorizza che non ci può essere conoscenza se non attraverso l’esperienza che il soggetto fa del mondo. L’esperienza si realizza all’interno di una relazione che il soggetto ha con l’ambiente ed è a sua volta condizionata dalle caratteristiche e dai suoi limiti. Ciascun individuo ha la tendenza ad attribuire un senso a ciò che viene esperito, all’interno di uno spazio e di un tempo definiti. Qualsiasi fenomeno osservato non è minimamente una realtà oggettiva in sè, bensì un’interrelazione globale tra il fenomeno stesso e il suo ambiente e quindi l’osservatore.

L’osservazione fenomenologica dà importanza all’integrazione di tutti gli aspetti della persona, utilizzando come strumento di lavoro le tecniche dei livelli dell’esperienza (cognitivo – verbale, emotivo, immaginativo, sensorio, corporeo). L’esperto della comunicazione e il Counselor devono avere la capacità di osservare e focalizzare tutti i livelli dell’esperienza, nonché l’abilità di restituire all’interlocutore la propria osservazione come strumento di supporto alla relazione.

Un’altra implicazione derivante dall’uso dell’attenzione fenomenologia è l’evitare di formulare giudizi assoluti (giusto/sbagliato, cattivo/buono, sano/patologico) nella valutazione di modi di essere di un individuo, e considerare, invece, l’utilità della comunicazione descrittiva nella relazione. L’uso di giudizi assoluti, infatti, chiude la relazione. Attirare l’attenzione della persona su cosa fa in modo evidente e su come lo fa, significa dare rilievo all’osservazione anziché alla valutazione; ciò favorisce l’apertura dell’altro e quindi la possibilità che accetti la nostra comunicazione e le eventuali proposte di correzione. Quindi, un uso corretto dell’osservazione fenomenologia consente di comunicare quanto visto, fermandosi alla descrizione oggettiva del fatto.

Tale tecnica consente di:

  • diventare sensibile al modo di presentarsi agli altri;
  • porre attenzione a quello che sta accadendo;
  • capire che tipo di risposta si riceve dall’ambiente con la propria comunicazione verbale e non verbale.

Per esempio, l’improvviso distogliere lo sguardo, o un certo modo di muovere le mani, spesso sono gesti inconsapevoli che potrebbero manifestare, nella relazione, una incongruenza fra quello che si dice e quello che si comunica.

L’ascolto attivo riguarda prima di tutto il saper ascoltare, che è un’abilità molto complessa che richiede attenzione, intenzionalità ed un impegno nella sua applicazione.

L’ascolto è un metodo comunicativo efficace perché:

  • invita la persona a parlare dei sentimenti;
  • facilita la liberazione delle sue emozioni;
  • favorisce la conversazione;
  • favorisce l’esplorazione profonda;
  • comunica l’intenzione e l’assunzione di responsabilità nel processo di aiuto;
  • comunica un’accettazione aperta e scevra da pregiudizi, incondizionata.

Ascoltare in modo attivo in particolare, presuppone che ci sia una modalità partecipativa, dove sia presente una valorizzazione dello scambio tra i soggetti coinvolti, un’attenzione alla componente emotiva ed una finalità orientata all’attivazione delle risorse dell’utente per fare in modo di poter affrontare delle situazioni problematiche.

L’abilità dell’ascolto è la risorsa dunque principale e necessaria per poter iniziare ad interagire, per dimostrare che ci sia un’attenzione ed un interesse al soggetto, per porre le basi di un rapporto di fiducia.

Ascoltare in maniera attiva significa essere empatici e quindi sapersi mettere nei panni dell’altro, riconoscere ed accettare il suo punto di vista, accogliendo e comprendendo le emozioni, i dubbi, le preoccupazioni che si manifestano, pur mantenendo nello stesso tempo una giusta distanza emotiva che garantisce sia l’efficacia dell’aiuto che dell’intervento. Per ascoltare in maniera attiva è necessario inoltre restituire ciò che abbiamo compreso dimostrando in questo modo la nostra presenza all’interno della relazione, il rispetto ed il riconoscimento dell’altro. L’ascolto attivo è un’abilità comunicativa che si basa sull’empatia e sull’accettazione, sulla creazione di un rapporto positivo e di un clima non giudicante.

L’ascolto attivo può essere caratterizzato da tre tipologie: ascolto esterno, ascolto del contesto e ascolto interno.

Per “ascolto esterno” s’intende l’ascolto dei contenuti, di ciò che l’altro dice con le parole (Verbale) e ciò che non dice con il silenzio, ascolto/osservazione delle tonalità, di come lo dice (Paraverbale), ascolto/osservazione degli sguardi, della gestualità (Non Verbale), di come l’altro si presenta e si muove.

“L’ascolto del contesto” è relativo alla circostanza in cui la persona vive: familiare, sociale, lavorativo, scolastico, dei vissuti, degli schemi di riferimento culturali, dei valori; bisogna prestare attenzione alla narrazione personale dell’altro.

“L’ascolto interno”, invece, riguarda quell’ascolto che l’operatore rivolge al proprio sé, alle proprie emozioni, al proprio contesto di riferimento, quel saper ascoltare ed individuare quanto di sé si attribuisce all’altro (processo di consapevolezza).

Affinché l’ascolto attivo possa produrre dei risultati positivi il Counselor deve assumere degli atteggiamenti convincenti (Mucchielli, 1987).

I requisiti sono i seguenti:

  • fiducia nella capacità dei clienti di risolvere i propri problemi;
  • capacità di accettare sinceramente i sentimenti espressi dai clienti;
  • considerazione della transitorietà dei sentimenti;
  • partecipazione emotiva al vissuto di ogni cliente, senza immedesimarsi completamente con lui;
  • comprensione della difficoltà dei clienti che raramente riescono a confidarsi e ad andare al nocciolo del problema. L’ascolto attivo li aiuta a chiarire la vera natura del problema;
  • il Counselor che si trova a disagio con un problema può orientare il cliente verso un altro Counselor;
  • rispetto della privacy del cliente.

La riformulazione si classifica come risposta tipica dell’ascolto attivo. Essa consiste nel riformulare, ossia ripetere ciò che l’altro ci ha detto utilizzando altre parole. Con la riformulazione, l’altro capisce che siamo attenti nell’ascolto e che abbiamo capito quello che dice. L’effetto è tranquillizzante, spinge l’altro a parlare ancora, ad andare più a fondo nell’analisi della situazione.

Alla base della riformulazione ci deve essere:

  • accettazione incondizionata (rispetto della persona in quanto tale e tentativo di comprendere il suo punto di vista);
  • autenticità (non si deve mentire);
  • comprensione empatica (cercare di mettersi nei panni dell’altro e di inserirsi nel suo contesto, per capire come si sente).

La riformulazione, a seconda dei contenuti e dei livelli di complessità, può dar vita a:

  • Risposta eco (quando il ricevente si limita a ripetere le ultime parole dell’emittente);
  • Riformulazione – parafrasi o riflesso (quando il ricevente utilizza parole proprie pur ripresentando gli stessi concetti dell’emittente), ad esempio, emittente: “Non so se sono stanco o triste”; ricevente: “Non le è chiaro se questo stato d’animo sia dovuto a stanchezza o tristezza”;
  • Riformulazione – riassunto o riformulazione – riepilogo (il ricevente opera una sintesi dell’esposizione dell’emittente. Questa tecnica viene usata particolarmente quando l’esposizione dell’emittente è stata particolarmente vasta o prolissa).