La PNL: Ricalco, Guida e Calibrazione

La PNL: Ricalco, Guida e Calibrazione

 

Il ricalco
Il ricalco, come per definizione dei fondatori del PNL, è considerato il procedimento mediante il quale rimandiamo al nostro interlocutore per retroazione, con il nostro stesso comportamento, i comportamenti e le strategie che abbiamo osservato in lui: cioè andiamo verso il suo modello del mondo.
Saremo riusciti a ricalcare bene la strategia di una persona, quando avremmo assemblato le informazioni sulle quali stiamo lavorando, in modo tale che la forma della nostra presentazione coincida, stadio per stadio, con la sequenza di rappresentazioni per le quali passa in quella strategia la persone in questione.
La guida
La guida è un termine usato nella PNL per indicare la capacità che abbiamo di accompagnare le persone lungo una direzione diversa da quella che stanno percorrendo.
È soltanto a partire dal rispecchiamento e dal ricalco, che si può indurre una persona a fare un cambiamento.
Così come il rispecchiamento è basato su elementi di uguaglianza, la guida si fonda sull’introduzione di una differenza nell’uguaglianza.
La guida ha lo scopo di allargare la mappa dell’altro. Il rispecchiamento e la guida sono funzioni di processi di empatizzazione e influenzamento, che continuamente ricorrono nella nostra esperienza quotidiana.
La capacità di attuare queste strategie è alla base di ogni comunicazione efficace, in ogni ambito.
Nessuna applicazione di metodologie risulterà soddisfacente se prima tra le persone non si sarà instaurato quel binario preferenziale lungo il quale tutto è semplice, quella cornice lunga la quale tutto è possibile.
Calibrazione: calibrare i segnali e i canali sensoriali
La fase successiva e più approfondita del mirroring è la calibrazione: è il riconoscimento di un cambiamento di stato nella persona che ci viene da segnali non verbali. Calibrare significa saper raccogliere un feedback non verbale. Questa tecnica o procedimento è composta da diverse fasi:
    1. osservare l’altro in modo più attento e sottile, orientando l’attenzione verso certi elementi perché sono ricchi di significato per l’interazione in corso. A questo scopo occorre togliere una parte dell’attenzione normalmente diamo al cosa/contenuto di un’interazione per spostarla al come (modalità usate dalla persona per esprimere i diversi contenuti);
    1. leggere tra le righe, cioè osservare elementi minuziosi dell’esperienza dell’altro con sottile capacità discriminativi, concentrandosi su quello a cui normalmente non si fa caso ed interessandosi alle relazioni inconsce dell’altro (oltre a quelle consce).
Quali sono le finalità della calibrazione?
Essa serve a prestare attenzione ad indicazioni fisiologiche e comportamentali che sono associate a stati interni, e si esteriorizzano quindi, dalle modalità di funzionamento interno.
Ogni minimo cambiamento esterno, infatti, testimonia sempre un cambiamento di stato d’animo interno.
Calibrare non è valutare, fare apprezzamenti sui contenuti, ma significa fare un’osservazione delle modalità di funzionamento interno di qualcuno.
Non è nemmeno interpretare, perché conosciamo gli altri solo sulla base della nostra esperienza personale e quindi è facile, e spesso diventa pericoloso, allargare o distorcere l’esperienza altrui, proiettandone la nostra.
Nel funzionamento interno di una persona si possono distinguere più fasi.
In un primo momento, avviene la raccolta dati tramite i sensi: è un passaggio obbligato per un contatto con l’esterno. Si può parlare di un’attività sensoriale conscia, temporanea, limitata con un necessario susseguirsi da un’ informazione all’altra. Segue un’attività sensoriale inconscia, ininterrotta, simultanea e globale che è la più ricca.
Dopo la raccolta di dati si passa a un’elaborazione interna che corrisponde ad una complessa attività, composta di più fasi che avvengono in rapida successione. Partendo dall’attività percettiva, del tutto soggettiva si passa all’attività di rappresentazione, ovvero la realtà esterna viene rappresentata all’interno.
La conseguente presenza della realtà in un modello rappresentativo, ne permette l’utilizzazione in varie operazioni mentali (memoria a lungo termine, ripresa di esperienze passate o lontanissime, costruzione di esperienze sconosciute, invenzioni, immaginazioni).
La terza fase è chiamata di reazione, in quanto la conoscenza concreta della realtà, sia pure solo come modello mentale, serve alla persona per sapere come reagire, cioè come comportarsi per influenzare o modificare tale realtà e per soddisfare i propri bisogni.
A questo punto appaiono i comportamenti: questa fase evidenzia il taglio soggettivo del processo, dato che non è possibile una concezione oggettiva della realtà. Ogni persona si fa un’idea della realtà che è data dall’impronta soggettiva che ognuno si attribuisce (mappa della realtà).
Esistono dei filtri che portano inevitabilmente alla soggettivazione.
Il primo è il Filtro neurologico, definito dai limiti nell’abilità di discriminare dei sensi, limiti di tipo genetico o costituzionale. Il secondo è un Filtro socioculturale, rappresentato dagli influssi che il contesto geografico e culturale può determinare sulle modalità percettive soprattutto attraverso il linguaggio (usato anche per il dialogo interno).
L’ultimo è il Filtro personale e concerne la storia personale di ognuno, l’esperienza passata che conduce un certo riconoscimento di significato alla realtà con cui si viene a contatto.
Oltre a questi, nell’attività di elaborazione interna sono in funzione tre meccansmi che ognuno impiega in modi diversi in ogni occasione: generalizzazione, distorsione, cancellazione. La generalizzazione si ha quando una singola esperienza viene presa come valida a rappresentare altre esperienze dello stesso tipo: è la base degli automatismi stimolo/risposta. La distorsione avviene quando si introducono degli elementi che modificano in modo arbitrario l’esperienza in corso, soprattutto le categorie spaziali e temporali.
La cancellazione permette di ridurre una pluralità di dati ad un livello che ne facilita l’elaborazione, scartando, con criteri puramente soggettivi, quanto non si ritiene indispensabile.
Abbiamo già visto come ogni esperienza, per quanto interna, possa essere descritta e rappresentata in modalità sensoriali, cioè con immagini, suoni, sensazioni.
La metodologia della Programmazione Neuro Llinguistica si basa sui canali sensoriali, come la psicanalisi si basa su Ego, Super Io, Es, oppure l’Analisi Transazionale usa gli stati dell’io del Genitore, Adulto, Bambino.
Si può anche definire la modalità di funzionamento dei canali sensoriali (visivo, uditivo, cinestetico), come uno stato di coscienza mista.
Con la calibrazione, si possono cogliere le informazioni sul funzionamento dei tre sistemi sensoriali, si possono avere dati dall’osservazione esterna si e può arrivare a fare delle ipotesi su preferenze, modalità abituali di funzionamento, che portano meglio a conoscere e poter prevedere la realtà.

 

 

 

 

 

La PNL e il Rapporto: Rispecchiamento, Ricalco, Guida, Calibrazione

La PNL e il Rapporto: Rispecchiamento, Ricalco, Guida, Calibrazione

 

Nella lingua italiana, il termine rapporto significa: “relazione tra due persone” e “relazione, vincolo di affetto e affari, conoscenze o aderenze”. Il concetto mostra evidente la sua importanza se applicato al momento della comunicazione.
Il rapporto non è uno stato, ma qualcosa di dinamico, un processo che si svolge quando si interagisce. Senza rapporto sarà difficile ottenere quello che si vuole da un’altra persona: non si riuscirà a vendere oppure neppure a farsi ascoltare, non si otterranno i propri risultati e non si aiuteranno neanche gli altri a raggiungere i propri.
Ogni persona ha il proprio modo di verificare se è in rapporto con chi si sta relazionando. La maggior parte delle persone percepisce di far presa sull’interlocutore e sente un clima di comprensione reciproca. Una cosa è certa: si nota chiaramente quando il rapporto manca o viene meno. Oltre a non raggiungere il proprio obiettivo, sarà impossibile stabilire una comunicazione chiara, scorrevole, soddisfacente.
Piccoli e grandi accorgimenti mutuati da uno studio ad ampio raggio quale è quello della PNL sulla comunicazione, potranno notevolmente migliorare la propria capacità di porsi in rapporto con gli altri, sovente in modo sorprendente.
Per mettersi in contatto, esistono diversi e svariati strumenti: possiamo parlare di empatia, ovvero di partecipazione, rispettosa vicinanza, tentativo di comprendere e di vedere le cose dal punto di vista dell’altro.
Oppure di rispecchiamento e armonizzazione che rappresentano il punto di partenza per mettersi sulla stessa lunghezza d’onda di un interlocutore ed entrare in un rapporto positivo con lui.
Non tutti hanno l’apertura mentale o caratteriale per accettare immediatamente o di buon grado uno sconosciuto. L’esperienza, il carattere ereditato o costruito nella vita, gli stati d’animo del momento, portano a volte a tempi lunghi per accettare un dialogo sereno con un’altra persona.
Possiamo allora decidere di accelerare questi tempi di avvicinamento e creare un rapport tramite l’utilizzo di una tecnica. Il Rispecchiamento, o mirroring, è una qualità che viene inconsciamente utilizzata da persone o coppie con un buon grado di affiatamento. Ne sono indicatori la stessa gestualità, la stessa postura durante un dialogo, la stessa andatura durante una passeggiata.
Il rapport in definitiva è un processo attraverso il quale si stabilisce e si mantiene un buon rapporto interpersonale di reciproca fiducia e accordo. Nel momento in cui si crea questa speciale intesa tra due persone, l’uno sarà portato inconsciamente e più facilmente a rispondere in modo positivo agli stimoli dell’altro e alla sua persona in generale.
Attraverso il rispecchiamento rimandiamo all’interlocutore, col nostro atteggiamento, lo stesso comportamento che appartiene al suo modello del mondo. Diventare uno specchio dell’altro, riflettendone la posizione corporea (ad es. le gambe accavallate durante un discorso, le dita delle mani intrecciate tra loro, l’espressione facciale, fino ad arrivare al tono di voce e alla respirazione), verrà percepito dal suo inconscio come empatia, somiglianza, affinità. I muri di freddezza che ostacolano la comunicazione possono essere abbattuti se si impara ad ascoltare, osservare e “sentire” l’altro.
Rispecchiare non vuol dire “scimmiottare” pedestremente, ma entrare in sintonia, sempre con il rispetto e la delicatezza dovuti, senza essere invadenti o infastidire.
L’altra persona può percepire rispecchiato in noi il suo stato d’animo, sentendoci come un interlocutore vicino al suo modo di essere.
Questa tecnica ha il vantaggio di creare rapport senza necessariamente conoscere la storia dell’individuo né condividerla (cosa che richiederebbe tempi lunghi). Sarà sufficiente rispecchiare la gestualità (che è espressione di uno stato d’animo) per raggiungere già un buon risultato.
Chiara Lubich, parla di empatia con un’espressione forte ma calzante: “Entrare nella pelle dell’altro”, al fine di creare la perfetta intesa e unità con l’interlocutore.
Come detto precedentemente, un primo strumento molto efficace per entrare in rapporto, è quello chiamato mirroring e consiste, quindi, nel rispecchiare e sintonizzarsi su alcuni comportamenti dell’interlocutore, in particolare:
• tono e tempo di voce;
• respiro;
• movimenti e posizioni del corpo.
Analizziamo punto per punto. Il Legouvè ha classificato la voce in relazione a suoni metallici: voce d’argento, voce d’oro, voce di rame.
Secondo Quintiliano, invece, la voce può essere: bianca, cupa, tenera, aspra, acuta, dura, flessibile, piena, chiara, oscura.
Si potrebbe aggiungere: articolata, indistinta, monotona, monocorde, singhiozzante, balbettante, alta, bassa, ecc..
Questa varietà esiste in quanto la laringe, che è l’organo più importante insieme alle corde vocali per la formazione dei suoni, varia di dimensione a seconda del sesso e dell’età dell’individuo.
In genere ognuno di noi non è consapevole del tono e del tempo della propria voce, ma può ascoltare attentamente e sintonizzarsi su quella dell’interlocutore.
Qualsiasi tecnica di PNL quando è applicata bene, non dovrebbe essere riconosciuta. Per riuscire in questo, innanzitutto, bisogna essere realmente interessati a quello che la persona è e vuole, dimostrandolo attraverso un ascolto dinamico. Adeguarsial tono di voce e quindi al suo volume, ritmo, timbro e velocità, garantiscono l’istaurarsi di un rapporto molto più rapidamente.
Il Mirroring del respiro è un secondo modo per stabilire un buon rapporto. Anche in questo caso occorre un po’ di pratica, prima di applicare questa tecnica a livello professionale.
Le persone possono respirare alto nelle spalle, a metà del petto o basso nell’addome.
Gli uomini respirano in modo diverso dalle donne. In generale queste respirano alto nelle spalle, cosa che dà loro una voce più acuta, mentre la maggior parte degli uomini respira basso nell’addome o a metà del petto.
Dato che i segnali non verbali per identificare il tipo di respiro sono a volte difficilmente percettibili, a causa dell’ingombro degli abiti, bisogna imparare ad osservare la parte alta delle spalle.
Se questa si muove velocemente, corrisponde ad un respiro alto nel petto; se il movimento è invece lento, vuol dire che il respiro viene dal basso dell’addome. Una volta preso il ritmo del respiro dell’altro, ci si sintonizza.
Rispecchiare i movimenti è un’attività più complessa rispetto alle precedenti. Prima di tutto, bisogna identificare un movimento particolare che l’altra persona sta compiendo: per esempio si sfrega il naso frequentemente. Ogni volta che lo fa, battete contemporaneamente la penna sulla scrivania oppure con un piede seguite aritmicamente sul pavimento il gesto.
Si tratta di movimenti che vanno fatti con leggerezza, senza far rumore e con disinvoltura.
Il Mirroring passa inosservato anche perché le persone non sono in genere consapevoli dei loro tic, come spingersi indietro i capelli, toccarsi gli occhiali, grattarsi il mento o altri gesti.
Se ripetessimo gli stessi movimenti, in maniera identica, l’azione che diventa una strategia efficace, rischia di assumere le caratteristiche di una parodia.
C’è un confine molto sottile tra il mirroring e l’emulazione: il ripetere, copiare la posizione deve essere fatto con estrema sottigliezza, altrimenti l’interlocutore può sentirsi schernito.
Non appena l’altro assume una data posizione, lentamente la si imita solo in parte, ad esempio solo la posizione delle braccia o delle gambe; dopo poco, si imita anche la parte tralasciata. Se l’interlocutore cambia di nuovo, bisogna essere attenti nel seguirlo nuovamente.
Quando il rapporto è istaurato, sarà l’altro a muoversi non appena noi ci muoviamo, assumendo la nostra posizione.
Il significato di tutto ciò, sta nel fatto che, la ripetizione di un atteggiamento esterno accentua delle somiglianze ed appiana le differenze, in modo che la comprensione e il rapporto aumentano. Gli esperti e i practitioner di PNL precisano, a proposito, che bisogna mirare sempre e prima di tutto alla convergenza di interessi altrimenti non solo non si instaurerà un rapporto, ma verrà meno la lealtà.
Richard Bandler riporta come paragone, affinché si comprenda pienamente come mai l’imitare e il ripetere costruisce un rapporto, il fenomeno naturale descritto da Itzhak Bentos in Stanking the Wild Pendulum. Orologi di diversi dimensioni con pendoli della stessa misura, quando sono messi sulla stessa parete gradualmente sintonizzano il movimento dei rispettivi pendoli.
Trasferendo il principio dagli orologi alle persone, Bentos afferma: “ La natura trova più economico in termini di energia avere avvenimenti periodici che hanno una frequenza vicina tale da accadere in sintonia.”
Per comprendere inoltre, i meccanismi sotterranei della natura umana che pilotano il mirroring, si prende in considerazione la propensione che l’uomo ha per ciò che è familiare e conosciuto che gli trasmette fiducia e affidabilità.
Mentre la tecnica viene applicata a livello intenzionale e cosciente, gli effetti avvengono a livello inconscio, dove si verificano anche le valutazioni sulla qualità del rapporto (metacomunicazione).
La cosa fondamentale è ridurre la differenza ed il contrasto. La confidenza e il contatto sono così migliorati da conferire, a chi li cura, il potere poi, di condurre l’iterazione dove vuole lui. Questo modo di procedere si chiama in neurolinguistica pacing and leading (ricalco e guida).
Nella realtà, può succedere di trovare un interlocutore che ha atteggiamenti e comportamenti negativi ai fini del buon rapporto o di una buona comunicazione in generale. In questi casi, la tecnica da applicare si chiama crossover mirroring (rispecchiamento incrociato).
Ci si sintonizza su un comportamento negativo, si entra in sintonia e poi si conduce verso comportamenti positivi.
Ad esempio, il nostro interlocutore sta seduto impettito con gambe e braccia incrociate e non ci guarda dritto negli occhi, anzi sembra che nemmeno ascolti: ha una comunicazione non verbale di massima chiusura.
Con disinvoltura incrociamo braccia e gambe e ci mettiamo rigidi come lui sulla sedia; dopo pochi minuti, con movimenti lenti, mettiamo li avambracci sulle ginocchia, le mani ben aperte in posizione di disponibilità, appoggiate alle ginocchia o sulla scrivania, in caso essa ci sia. Anche l’interlocutore, a questo punto seguirà le posizioni e assumerà un atteggiamento positivo, in modo del tutto spontaneo.
Per riguadagnare un rapporto si può anche utilizzare un rispecchiamento verbale, se in quel momento dell’interazione la componente verbale è dominante. Bisogna fare ricorso alle stesse parole o frasi riprendendo quelle più significative e rappresentative. Se si vuole andare oltre, ci si può adattare ad elementi di stile dell’altro, alla pronuncia, ai modi di dire dialettali. Con grande flessibilità si può arrivare al contenuto, adottando parti significative della mappa dell’interlocutore, presupposti, interessi.
Il fatto di tenere conto di questi contenuti, che sono propri dell’interlocutore, non significa però che li dobbiamo condividere o approvare.
Il nostro comportamento consiste in un adattarsi al clima emotivo altrui. Con le tecniche indicate si può quindi riguadagnare il rapporto oppure gestirlo nel tempo dell’interazione.
L’acquisizione di queste nuove tecniche, che mettono a fuoco la dinamica del rapporto piuttosto che il contenuto della comunicazione, ci permette di aumentare notevolmente la nostra capacità d’influenza nella comunicazione. Il processo di comunicazione resta uguale in tutte la culture, il contenuto è differente.

 

 

 

 

 

 

 

 

La PNL: I segnali individuabili dai movimenti oculari

 La PNL: I segnali individuabili dai movimenti oculari

 

I movimenti oculari degli esseri umani sono automatici, inconsci e legati ai Sistemi Rappresentazionali.
Il movimento rapidissimo delle pupille rivela la direzione dello sguardo e dimostra, di conseguenza, con quale sensorialità il soggetto accede all’esperienza che poi descrive con le parole.
Sviluppare la capacità di individuare il Sistema Rappresentazionale utilizzato in un dato momento dall’interlocutore, potrà essere uno strumento davvero efficace per condurre una valida comunicazione.
I movimenti oculari, segnali d’accesso all’interazione, sono micromovimenti che fanno parte del linguaggio analogico.
Essi sono collegati ai processi mentali dell’individuo o meglio fanno riferimento alle vie neurologiche. Quest’ultime, che provengono dal lato sinistro (campi visivi di sinistra), sono rappresentate nell’emisfero celebrale destro, responsabile della memoria visiva. I campi visivi di destra stimolano, al contrario, l’emisfero sinistro, sede della costruzione delle immagini (non ricordate quindi , ma costruite).
Nell’individuo mancino avverrà esattamente il contrario, poiché ciascuno dei due emisferi celebrali controlla l’attività della metà opposta del corpo.
Un emisfero diventa dominante quando controlla il lato utilizzato maggiormente. Quello dominante è responsabile del ragionamento di tipo causa-effetto; quello non dominante, del comportamento spaziale integrativo.
Quando arriva un input, che può essere una domanda che necessita di consultare l’archivio mentale per rispondere, allora gli occhi vanno a ripescare le immagini mentali dell’esperienza cui fare riferimento per poter rispondere alla domanda.
Gli occhi possono accedere a tutto l’archivio di esperienze, vale a dire alle voci, ai suoni, alle sensazioni e tutto ha una sua collocazione spaziale nell’archivio mentale. Rispondono in automatico alla velocità del pensiero che è molto più celere della parola e vanno a rispondere per proprio conto, anche se la persona non è direttamente interpellata; sono ricettivi di tutti gli stimoli che circondano l’uomo ed anche se egli risponde senza parlare, comunica con gli occhi.
Gli occhi fanno una ricerca interiore, seguono una strategia di ricerca che è legata all’esperienze passate e anche quelle immaginate, non ancora avvenute. La capacità rivelatrice che hanno gli occhi è utilizzata come alfabeto espresso in codice, per modellare le strategie di successo rappresentate mentalmente ed espresse attraverso i movimenti oculari che sono rapidissimi.
Si può dire che, i movimenti oculari seguono la velocità della luce, mentre le parole o i predicati verbali della stessa esperienza seguono la velocità del suono.
Le direzioni che compiono gli occhi assumono dei precisi significati:
Vc: visivo costruito
Questo movimenta (in alto a destra) si riferisce all’immaginazione di cose mai viste prima. Quando le persone le elaborano nella loro mente, gli occhi accedono al visivo costruito, perché seguono le immagini che si formano per rappresentare i pensieri. Questi movimenti possono essere prodotti accedendo ad un’esperienza per mezzo di una domanda, che implica una riflessione prima di fornire la risposta.
Un esempio di domanda per provocare questo movimento può essere:
Puoi immaginare la tua stanza se fosse esagonale?
Vr: Visivo ricordato
Questo movimento (in alto a sinistra) avviene quando il soggetto vede immagini, che nella sua mente richiama ad un evento passato. Accedere ai ricordi e fatti realmente accaduti. Alcune persone accedono al visivo ricordato guardando fisso nel vuoto, davanti a sé, con occhi sfuocati.
Un esempio di domanda che può provocare questo movimento è:
Di che colore era il tuo giocattolo preferito?
Ac: Uditivo costruito
Questo movimento (a destra, a livello) corrisponde all’elaborazione mentale di suono mai uditi prima.
Un esempio di domanda per provocare questo movimento può essere :
Prova ad ascoltare la mia voce come se parlassi coma Paperino?
Ar: Uditivo ricordato
Questo movimento (a sinistra, a livello) avviene quando il soggetto ricorda mentalmente suoni e voci già uditi in precedenza.
Un esempio di domanda per provocare questo movimento è:
Ricordi la voce di tua madre?
K: Cinestetico
L’accesso a questo sistema avviene quando il soggetto ricorda o prova sensazioni. Avviene lo stesso movimento (in basso a destra), anche se le esperienze non sono ancora avvenute, perché riguardano il futuro o sono solo immaginarie.
Esempio di domanda per provocare questo movimento è .
Che cosa provi toccando l’acqua del mare?
Ad: Dialogo interno
Questo movimento oculare (in basso a sinistra) avviene quando il soggetto entra in dialogo con se stesso.
Esempio di domanda per provocare questo movimento:
Cosa ti dici per alzarti la mattina?
La figura 3 schematizza i seguenti movimenti.

 

 

 

 

 

 

La PNL: I Sistemi Rappresantazionali

La PNL: i Sistemi Rappresantazionali

 

Un input sensoriale è processato internamente, rappresentato e tradotto in risposta in una rappresentazione sensoriale. Questo vuol dire che noi siamo in contatto col resto del mondo per mezzo dei nostri sensi connessi con la nostra sensorialità interiore.
Noi vediamo, ascoltiamo, fiutiamo, gustiamo, tocchiamo il mondo e dentro di noi avviene un assemblaggio di dati che provocano sensazioni. Le modalità sensoriali con le quali le persone codificano, organizzano e danno significato alle esperienze si chiamano sistemi rappresentazionali.
La PNL distingue tre tipologie in base al canale preferenziale usato per elaborare le informazioni interne. Ovvero vi sono persone che prediligono elaborare le informazioni attraverso immagini, i suoni o le emozioni.
Ad esempio, dopo aver visto un film, in un gruppo di persone ci saranno alcuni, che avranno prediletto lacolonna sonora o gli effetti acustici, altri la scenografia e gli effetti speciali, altri la “vibrazione” e l’atmosfera che si è creata nel film. Infatti le tre tipologie di sistemi rappresentazionali sono:
1) Visivo = immagini
2) Auditivo = suoni – parole – rumori
3) Cenestetico = sensazioni – il gusto – l’olfatto – tatto
Le percentuali di appartenenza riscontrate sono:
• 40% Visivi ( simbolo V, dall’inglese Visual )
• 40% Cenestetici ( simbolo K, dall’inglese Kenestetic )
• 20% Uditivi ( simbolo A, dall’inglese Auditory )
Questo non significa che se una persona è Visiva non può elaborare anche negli altri due canali, ma frequentemente, elaborerà le informazioni tramite le immagini.
Ogni persona, all’interno della categoria di appartenenza, ha una sua percentuale personale, poiché ognuno ha un Sistema Rappresentazionale che prevale sugli altri, a causa dell’influenzamento avuto dal patrimonio genetico, dall’educazione e dalla propria esperienza di vita. Questo Sistema che prevale sugli altri è riscontrabile osservando ed ascoltando in modo mirato chi parla o comunica senza parole. L’informatore è sempre una miniera da cogliere.
Le percezioni entro ogni Sistema Rappresentazionale sono composte da piccole unità riunite in classi, chiamate sub-modalità. Le esperienze sono rappresentate, codificate e immagazzinate a livello di sub-modalità o sottomodalità. Esse danno significato percettivo all’esperienza umana.
Le persone hanno un’ infinita ricchezza di informazioni sensoriali disponibili in ogni sistema e in ogni momento.
Gli input sensoriali sono filtrati in vari modi dal Sistema Nervoso Centrale. Consciamente, c’è una limitata informazione disponibile al momento presente, per effetto dei filtri che si attivano sugli input percettivi e che sono operazioni sistematiche di cancellazione, distorsione e generalizzazione, che nel complesso si riferiscono ad un processo di modellamento universale. Senza questi filtri neurologici le persone sarebbero sovraccariche di continue e irrilevanti informazioni.
Questo processo di modellamento rende possibile alle persone di mantenere coerente la loro esperienza. Conseguentemente, le percezioni di esperienze consce sono necessariamente ristrette a un numero limitato di sottomodalità percettive, diverse le une dalle altre (Visive, Uditive, Cinestetiche).
Questi processi di modellamento universale rendono disponibile una vasta gamma di opportunità e possibilità, utilizzando la creatività umana, e spiegando, anche, come le persone abbiano limitazioni o problemi nei vari aspetti della loro esperienza.
La rappresentazione della realtà, attraverso le esperienze percettive, necessita di una grande quantità di cancellazioni di input sensoriale. Perciò, ogni percezione è basata su rappresentazioni facsimili. Il significato del facsimile, in questo caso, è che ogni rappresentazione è un modo di codificare sistematicamente informazioni circa la realtà che non è realtà.
Questo è il modo di costruire la mappa della realtà o mappa del mondo individuale, che non è il mondo. In questo modo, tutte le percezioni si possono considerare basate su rappresentazioni interne dalle quali esse sono derivate, anche se incomplete.
Le rappresentazioni sensoriali, o Sistemi Rapprentazionali come è sopra dichiarato sono tre e sono rilevabili ascoltando parlare, od osservando attentamente la persona con la quale si relaziona. Tutto ciò deriva dal linguaggio analogico, che non si riferisce al contenuto del messaggio, ma all’utilizzo di certe parole più che altre, o del comportamento non verbale.
Il linguaggio analogico è molto più importante di quello parlato (o logico) per instaurare dei rapporti o relazioni tra persone. L’appartenenza ad una tipologia o all’altra dipende dalle abitudini prese e dall’ambiente frequentato durante la crescita.
Questo è un imprinting che è molto condizionato dalle emozioni. Si può cambiare l’appartenenza a un sistema in modo maggioritario, che si è formata in modo spontaneo, e aumentare la sensorialità nei sistemi usati meno.
Per essere ottimi comunicatori è necessario equilibrare le percentuali ed avere tutta la sensorialità disponibile nello stesso modo. All’occorrenza ogni sistema può essere in maggioranza rispetto agli altri. Questa capacità, che si acquisisce con tanta pratica, è erroneamente favorita dall’attitudine alla flessibilità.
Il riconoscimento tipologico dei tre Sistemi Rappresantazionali tiene conto delle seguenti caratteristiche:
V: Visivo
Quando le persone visive camminano, mantengono una posizione dritta, se sedute, hanno la schiena e il corpo eretti e quando parlano hanno gli occhi rivolti verso l’alto.
Hanno una respirazione alta, visibile all’altezza delle spalle. Spesso siedono sulla punta della sedia. Tendono ad essere organizzati, ordinati, metodici, eleganti, si guardano molto allo specchio. Memorizzano vedendo immagini e sono poco distratti dal rumore. Hanno spesso problemi a ricordare le istruzioni verbali perché la loro mente tende a svagarsi.
Le persone visive sono interessate sul come le cose appaiono. Per esse, le apparenze sono importanti. Spesso sono magre e attente alla linea.
Il sistema visivo può rappresentare un’enorme quantità di dati simultaneamente e istantaneamente. La messa a fuoco contemporanea di immagini e di possibilità differenti tra loro è un fatto importante per prendere decisioni usando non solo le parole e sensazioni.
Esempi di alcune professioni scelte dalle persone visive sono lo stilista, il fotografo, l’architetto ecc..
A: Uditivo
Quando le persone uditive parlano, muovono gli occhi lateralmente.
Respirano in posizione toracica. È tipico che parlino interiormente o si distraggano facilmente con il rumore (alcune muovono le labbra quando parlano da sole).
Sanno ripeter facilmente le cose, imparano ascoltando, di solito amano la musica e parlano al telefono. Memorizzano per gradi i procedimenti e le sequenze dei dati. La persona uditiva ama sentirsi spiegare le cose e risponde volentieri. Se partecipa ad un programma, si interessa a ciò che si deve dire, piuttosto che all’organizzazione o al preventivo.
Il processo uditivo è sequenziale e più lento di quello visivo che è simultaneo.
L’esperienza espressa in parole è sempre secondaria perché fornisce meno informazioni di quella primaria che è descritta anche senza parole. L’aspetto tonale del Sistema Uditivo aggiunge enfasi al significato e aiuta a capire i dati grezzi. Le capacità del Dialogo Interiore sono fatte per delimitare l’esperienza che vive il soggetto, riconoscere a quale categoria appartiene per dare la direzione, per pianificare, sintetizzare, commentare i dati grezzi, trarre conclusioni.
Esempi di alcune professioni scelte dalle persone uditive sono l’avvocato, il musicista, l’insegnante.
K: Cinestetico
Le persone cinestetiche hanno una respirazione bassa, addominale. Spesso si muovono e parlano lentamente. Gradiscono il contatto fisico, apprezzano il cibo.
Stanno più accostate alle persone di quanto lo facciano i visivi. Hanno una gestualità lenta, siedono comodamente. Memorizzano facendo qualcosa. Non badano all’aspetto, ma alla comodità delle cose che indossano. Se sono coinvolte in un programma, sono interessate ai contenuti e ai particolari di questo. Il sistema cinestetico è più lento degli altri. La valutazione di un’esperienza di un cinestetico avviene solo con il proprio sistema in modo dissociato.
Esempi di professioni scelte dei cinestetici sono lo sculture, il pilota d’auto, lo chef, il direttore di macchina.
Ad : uditivo digitale (dialogo interiore)
Queste persone passano molto tempo parlando tra sé e sé perché hanno accentuato il dialogo interno, per rimuginare i loro pensieri e le conversazioni avute. Per coinvolgerli in attività comuni occorre dar loro senso del programma. Possono dimostrare caratteristiche degli altri sistemi rappresantazionali.
La persona uditiva digitale è a suo agio nel pensare e nel fare collegamenti logici.
Si possono riconoscere Sistemi Rappresantazionali in azione ascoltando le persone e leggendo libri o giornali.
Il comportamento, la gestualità, il tono di voce sono rivelatori della predominanza di un canale sensoriale sugli altri. Anche il contenuto verbale dei discorsi fornisce le informazioni corrette per riconoscere le tre tipologie nelle parole pronunciate. La scelta delle parole è inconscia, come è inconscia l’appartenenza ad una sensorialità rispetto ad un’ altra.
I predicati visivi di cui è ricca una conversazione possono essere:
• vedere
• apparire
• osservare
• mostrare
• evidenziare
• rilevare
• immaginare
• illuminare
• brillare
• mettere a fuoco
• nitido
• vivido
I predicati uditivi possono essere per esempio:
• udire
• ascoltare
• suono
• armonizzarsi
• stare tutto orecchie
• risuonare
• accordare
• dire
• affermare
• esternare
I predicati cinestetici possono essere:
• provare
• toccare
• afferrare
• impossessarsi
• entrare in contatto
• insensibile
• concreto
•impressione
Alcuni esempi di predicati che esprimono una predilezione per il dialogo interiore possono essere:
• capire
• avere senso
• pensare
• motivare
• considerare
• concepire
• essere conscio
• convinzione

 

 

 

 

 

 

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: Obiettivi e presupposti

Programmazione Neuro Linguistica: Obiettivi e presupposti

 

La Programmazione Neuro Linguistica permette di individuare modi nuovi di comprendere come la comunicazione verbale e non verbale influisce sul cervello umano.
L’obiettivo è quello di creare una serie di comunicazioni su esperienze specifiche, che permettono ad ogni membro di identificarsi in una comunicazione, al fine di definire ed elaborare ogni possibile tensione o difficoltà, che possono ostacolare la piena comprensione.
Per questo si ritiene che la PNL sia un’eccellente opportunità di comunicare meglio con gli altri, migliorando i rapporti interpersonali; sia lo strumento efficace per raggiungere i propri obiettivi e influenzare il raggiungimento dei targets altrui; il mezzo necessario per individuare e selezionare modelli di comportamento vincenti che permettono la crescita personale, lo sviluppo della propria creatività e la rapidità di apprendimento.
Alla base di questi cambiamenti c’è la convinzione che ogni individuo può avere il massimo controllo su alcuni processi della nostra neurologia, che vengono erroneamente chiamati “automatici”.
La PNL insegna a comunicare correttamente e per fare ciò fornisce delle metodologie e delle tecniche.
Quando si parla di comunicazione troviamo uno stretto legame con la persuasione e il convincimento che molto spesso viene confuso con la manipolazione.
Laura Cuttica, prima Master Trainer e la sola Licenced Instructor della PNL in Italia, nel suo primo libro L’avventura del comunicare sostiene che molti terapeuti italiani, psicologi e medici, in generali disinformati sulla PNL, perché sconosciuta e non insegnata in nessuna scuola dello Stato, o magari venuti a contatto in maniera errata o superficiale della materia, ritengono che essa sia una tecnica direttiva e manipolatrice e come tale possa essere irrispettosa della delicatezza di situazioni di sofferenze psichiche.
Questo è possibile se la PNL è mal condotta, come lo stesso avviene per la incompetenza, mascherata dalla boriosità del ruolo o del potere, di tutti i terapeuti incapaci, pur possedendo titoli e specializzazioni.
Chi antepone i valori celebrali e materiali, compreso la manipolazione degli altri, perché le tecniche se messe a frutto forniscono svariati modi di “entrare” nelle persone, non fa PNL. Se ciò è fatto senza il valore dell’integrità e del rispetto, diventa negativo e di sola utilità di chi usa impropriamente la PNL.
La PNL considera 20 presupposti indispensabili per avere successo: pensieri che determinano il comportamento, insieme ad attitudini e metodologie. Lo sviluppo di ogni punto è possibile per mezzo di tecniche.
I presupposti sono:
    1. La PNL è lo studio dell’esperienza soggettiva ed è nata da una ricerca per cui la curiosità della ricerca le appartiene.
    1. Qualunque processo umano, detto anche strategia, è schematizzabile e riproducibile.
    1. Si possono programmare le strategie di successo, scoprire i motivi dell’insuccesso di una strategia. Le strategie sono i processi di pensiero che conducono alla realizzazione di un comportamento.
    1. Una dote fondamentale di una persona, di una società, di un’istituzione o impresa è la flessibilità, cioè la capacità di modificare tanto quanto è necessario del proprio comportamento per ottenere il risultato voluto.
    1. Se al mondo esiste qualcuno molto abile nel fare qualcosa, è possibile imparare la strategia della sua capacità e insegnarla a tutti quelli che ne hanno bisogno.
    1. Il mondo è il territorio di tutti, la mappa del mondo è una costruzione personale, questa mappa non è il territorio intero, ma solo una parte di esso.
    1. Per raggiungere l’eccellenza e il successo occorre superare i limiti della propria percezione della realtà e la PNL estende o esce dai limiti ed aumenta le percezioni di ciò che è possibile.
    1. La capacità di cambiare il processo con il quale si fa esperienza della realtà è molto più utile e efficace che pensare di cambiare il contenuto dell’esperienza personale della realtà.
    1. Le risorse di cui un individuo necessita per affrontare un cambiamento sono già dentro di lui.
    1. Occorre considerare i risultati come feedback ovvero come risposte e non fallimenti. Tutti i risultati e i comportamenti sono apprendimento, sia che portino a raggiungere l’obiettivo desiderato, sia che non ottengano l’obiettivo. La vita è una scuola continua e noi siamo allievi dalla nascita alla morte.
    1. 11) Ogni comportamento nasconde un’intenzione positiva e ogni comportamento ha il suo valore nel contesto in cui si è verificato, occorre scoprirlo.
    1. 12) Ogni comportamento è una forma di adattamento al contesto in cui viene appreso e che lo determina.
    1. 13) L’essere umano è un sistema cibernetico, quindi qualunque cosa accada, anche solo una parte di questo sistema, influenzerà, senza dubbio, tutte le altri parti del sistema e dei sistemi entro i quali questo sistema è parte.
    1. 14) Ogni comportamento è comunicazione, anche il silenzio comunica, spesso molto più efficacemente delle parole.
    1. 15) Ogni comportamento è frutto del funzionamento dei processi neurali interni, sia che si tratti di linguaggio che del colore della pelle o dei movimento degli occhi. Quindi ogni cambiamento di questi segnali fornisce informazioni sulla trasformazione di questi processi interni.
    1. Le rappresentazioni sensoriali, verbali e non verbali, sono le basi del linguaggio dell’esperienza soggettiva.
    1. Non esiste una comunicazione corretta o sbagliata. Esiste il risultato che definisce il tipo di comunicazione che lo ha determinato e bisogna imparare a leggere o ascoltare cosa esprime il risultato e di conseguenza variare il comportamento che lo determina.
    1. Chi sa comunicare bene è responsabile sempre di ciò che ottiene, maanche di ciò che non ottiene.
    1. I comunicatori di successo sono creativi e accettano ed utilizzano tutti i comportamenti.
    1. Si cambia a qualunque età e la gioia di vivere non ha età.

 

 

 

 

 

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: La storia

Programmazione Neuro Linguistica: La storia

 

La PNL nasce negli anni ’70 ad opera di un linguista e un cibernetico, RICHARD BANDLER e JOHN GRINDER, dalla voglia di accrescere le potenzialità umane. La PNL, però, affonda le sue origini in un’epoca ancora più remota, nel 1949, dallo studio dell’Assertività.
Bandler e Grinder studiarono quelle particolari persone che eccellevano nei loro campi, come manager, scienziati, allenatori, sportivi ecc.. chiedendosi quale fosse la strategia utilizzata per vincere nel loro campo.
Studiando si accorsero che queste persone applicavano delle strategie di comportamento, di motivazione e automotivazione che potevano essere riprodotte.
Da quest’analisi nasce la convinzione secondo la quale, se esiste un individuo al mondo che riesce ad eccellere in una determinata cosa, tutti gli individui possono raggiungere lo stesso risultato, modellando la sua strategia personale che lo porta verso il successo.
Richard Bandler, allora neolaureato all’università di Santa Cruz in California e John Grinder, professore in quella stessa università, incominciarono a studiare le caratteristiche della comunicazione usata da alcuni psicoterapeuti eccellenti, capaci di produrre cambiamenti in modo efficace.
Bandler e Grinder incontrarono Fritz Perls1, terapeuta Gestalt, nel centro di Esalen in California. Dopo aver analizzato Perls, i due iniziarono a studiare la comunicazione di Virginia Satir, utilizzata nella famiglia. Nello stesso periodo l’antropologo Gregory Bateson consigliò a Bandler, suo grande amico, di analizzare il lavoro di Milton Erickson, medico noto come uno dei maggiori e più efficaci esperti in ipnosi clinica. Anche da Erickson furono, così, estratti modelli di comunicazione di straordinaria efficacia in psicoterapia.
Alla fine degli anni ’70 un allievo di Bandler, Rodert Dilts incominciò a sviluppare con lui la PNL. Oggi egli è riconosciuto come colui che iniziò a sviluppare la PNL in modo scientifico. Dilts è noto per i suoi lavori di ricerca  e sviluppo in PNL in svariati campi, dalle applicazioni aziendali alle malattie ritenute incurabili.
La diffusione del metodo è avvenuta intorno agli anni ’80 dopo la pubblicazione di “La Metamorfosi Terapeutica”, “Ipnosi e trasformazione”, “La ristrutturazione”; così come il lavoro di Anthony Robbins “Come ottenere il meglio da sé e dagli altri” pubblicato nella metà degli anni ’80.
Un autore di spicco dell’evoluzione e dell’attuale applicazione della Programmazione Neuro linguistica è John La Valle: consulente e formatore nelle più avanzate applicazioni al business e alla persuasione (coautore con Bandler di Persuasion Engeneering).
1) Fritz Perls (1893-1970), fondatore della terapia della Gestalt, aveva notato che l’uomo tende a staccarsi dalle esperienze negative, perciò tentò di sviluppare delle tecniche per aiutarlo ad accettare anche l’esperienza negativa e a farla propria. Virginia Satir (1916-1988), terapista familiare, autrice di libri e insegnante delle tecniche della terapia familiare, stimolava il cambiamento nelle persone che si rivolgevano a lei attraverso il sistema di psicoterapia conosciuto come “The Satir Growth Model”, un modello basato sulla presa di coscienza di comportamenti che provocano incomprensione all’interno della famiglia e il cambiamento degli stessi. Milton Erickson (1901-1980), importante ipnoterapista che lavorò sia nel campo della psicologia che in quello della psichiatria, sviluppò tecniche ipnoterapiche utili per esplorare l’inconscio e per permettere al paziente di superare le proprie paure. Si definì consulente familiare e acuto osservatore, qualità che lui stesso riteneva efficace per il suo lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: cos’è la PNL

Programmazione Neuro Linguistica: cos’è la PNL

 

Il nome PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA (PNL) è composto da tre termini che significano:
    1. Programmazione: secondo gli studiosi, noi abbiamo dei patrimoni di programmi racchiusi nella nostra mente e questi programmi possono essere modificati.
    1. Neuro: questi programmi vengono sistemati in maniera tale da diventare delle configurazioni neurali.
    1. Linguistica: il linguaggio fa parte del nostro sistema di comunicazione con gli altri e attraverso dei linguaggi di precisione è possibile estrarre i limiti che ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi.
La PNL è un atteggiamento…..
Caratterizzato da senso di curiosità, avventura e desiderio di imparare abilità necessarie a comprendere quali tipi di comunicazione influenzano gli altri.
È guardare alla vita come una rara opportunità di apprendere.
La PNL è una metodologia….
Basata sul principio che ogni comportamento ha una struttura che può essere estrapolata, imparata, insegnata e anche cambiata.
Il criterio di questo metodo è sapere cosa sarà utile ed efficace.
L’innovazione della PNL consiste nell’avere presentato un modello anziché una teoria, riconoscendo la soggettività della comunicazione verbale e non verbale.
È importante precisare la differenza tra teoria e modello: il ruolo di un modello è il descrivere il funzionamento di un sistema, mentre una teoria tenta di spiegare perché questo sistema funziona così.
Si potrebbe riassumere ciò con la formula: la teoria si interessa del perché e il modello del come.
Parliamo di un modello che non si occupa della realtà dei fatti, ma della rappresentazione mentale che gli individui ne hanno, prescindendo dai motivi che l’hanno generata.
La PNL è una tecnologia…..
Cha permette ad una persona di organizzare le informazioni e le percezioni che provengono sia dalla realtà esterna che interna, in modo da raggiungere risultati ritenuti impossibili in precedenza.
Questo metodo si occupa quindi dello studio della struttura dell’esperienza soggettiva.
La sua convinzione di base e la sua promessa è che le strategie efficaci di pensiero possono essere identificate, assunte e utilizzate da chiunque lo desideri.
Ma cosa vuol dire studiare l’esperienza individuale?
Vuol dire che ogni individuo è in contatto con il mondo esterno per mezzo della sensorialità, ovvero percepisce il mondo attraverso i cinque sensi e le sensazioni interne. Questa percezione è filtrata da tre tipi di filtri, che hanno formato la sua personalità.
Questi filtri sono :
    • Il filtro genetico che proviene dal suo patrimonio genetico ereditato alla nascita ad è una sommatoria complessa di geni provenienti dal passato;
    • Il filtro sociale che viene costruito nel crescere, per mezzo dell’educazione ricevuta, della cultura, dell’istruzione, dei valori, della fascia sociale di appartenenza, delle ideologie apprese e professate, dello stile di vita che ha condizionato le scelte.
    • Il filtro individuale che è costituito dalla storia personale, da quello che è accaduto nel vivere e che ha condizionato i valori, le emozioni, i sentimenti.
È quindi molto evidente che ogni persona percepisce le cose diversamente da un’altra e questa diversità forma il processo interno mentale che è composto dalle rappresentazioni mentali di quanto percepito, influendo sui valori e le convinzioni, i quali avviano uno stato interno composto da emozioni, sentimenti e sensazioni che formano i metaprogrammi, le strategie delle persone ancora sotto forma di rappresentazioni mentali.
Dopo tutto questo lavoro interno, la persona risponde agli stimoli con un suo linguaggio, che come abbiamo detto è di due tipi, verbale e non verbale.
Il linguaggio non verbale è molto più importante di quello verbale e spesso rappresenta la vera comunicazione in quanto è inconscio, automatico, simbolico.
La PNL è perciò comunicazione e ricerca. È un modello nato dall’osservazione di comunicatori eccellenti, perciò insegna per prima cosa ad essere buoni ascoltatori e buoni osservatori, capaci di comprendere gli altri prima di essere comunicatori, insegnando, inoltre, come avere il controllo delle proprie strategie per poi poter comunicare efficacemente.
La grande innovazione della PNL è quella di entrare nell’osservazione, nell’ascolto e nelle sensazioni che produce la comunicazione non verbale su quattro livelli:
1. Cosa avviene nell’interlocutore;
2. Come viene espressa la sua comunicazione;
3. Cosa provoca in chi ascolta questa comunicazione;
4. Come si comporta, di conseguenza chi ha ascoltato e che risposte fornisce.
Possiamo affermare che la PNL rappresenta la più avanzata frontiera delle terapie ipnotiche e cognitive, che trova, nella riorganizzazione delle strategie della mente inconscia, il suo aspetto affascinante e promettente.
Risulta essere uno strumento potente per la sua plasticità, capacità di adattarsi a qualsiasi essere umano. Indubbiamente la PNL non può permetterci di capire quali sono le nostre finalità, ma può sicuramente aiutarci a chiarire i nostri obiettivi e la loro realizzazione.
Le caratteristiche principali della PNL si trovano:
    1. Nell’accento posto sulle capacità creative e riorganizzatrici della mente inconscia, distinto dall’inconscio psicanalitico che viene completamente trascurato, sia come struttura che ha creato il problema psichico, sia come entità in grado di risolverlo.
    1. Nella descrizione minuziosa dei processi sensoriali, attraverso cui l’individuo organizza i dati della realtà esterna in quella sua interna, integrandoli con quelli già esistenti.
    1. Nell’organizzazione di un sistema di strategie psicoterapeutiche, basate sulla capacità tecnica del terapeuta-operatore di entrare in rapporto con l’emisfero non- dominante della persona che ha davanti, piuttosto che con i suoi processi cognitivi.
La PNL si distingue dalle altre scienze del comportamento per lo sforzo compiuto verso la soddisfazione dei criteri scientifici di eleganza, affidabilità e precisione, attraverso l’utilizzo di costanti, indipendenti dal cambiamento della natura umana.

 

 

 

 

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: Cenni sulla mente umana

Programmazione Neuro Linguistica: Cenni sul funzionamento della mente umana

 

L’esistenza umana è costituita da eventi governabili e altri che esulano dal nostro controllo. Questi ultimi li etichettiamo come casuali perché sono al di là delle nostre possibilità. La razionalità, fondamento della cultura occidentale, spiega molte cose, mentre quelle non spiegabili evita di considerarle perché rientranti nella fatalità.
Solitamente consideriamo che la nostra esistenza sia totalmente controllabile con la logica, rifiutando tutto ciò che è costituito da impulsi,emotività, irrazionalità.
Come è possibile che impulsi ed emotività possano influenzare la nostra vita, se l’uomo occidentale afferma che con la razionalità è possibile dominare tutto, compresa la natura?
Forse questa convinzione andrebbe rivista poiché quasi tutti sanno che non sempre la logica può gestire quello che ci circonda e che si trova all’interno di noi stessi. Probabilmente l’emozionalità e l’irrazionalità, elementi che costituiscono ogni individuo, rivestono un’importanza maggiore rispetto a quanto ne attribuiamo.
Da cosa è costituita la nostra mente?
Il cervello è costituito da due emisferi dislocati nella parte sinistra e nella parte destra dell’organo cerebrale.
L’emisfero sinistro è responsabile della razionalità, dell’articolazione della parola, della matematica, ed è sequenziale; l’emisfero destro, invece, è responsabile dell emotività, del sogno, della creatività, dell’irrazionalità ed è il luogo in cui è depositato il programma mentale.
Per meglio spiegare il significato di quest’ultimo termine, possiamo affermare che, quando veniamo al mondo la nostra mente è quasi totalmente priva di influenze, il nostro cervello è libero da condizionamenti provenienti dall’esterno e quindi reagisce senza schemi precostituiti, anche se nel grembo materno le emozioni di nostra madre influiscono sul nostro stato emozionale.
Durante la crescita, la nostra mente passa attraverso tre fasi. Inizialmente, quando veniamo al mondo non siamo in grado di distinguere il negativo dal positivo.
Questa particolare fase è chiamata Fase Sensoriale, condizione in cui avvertiamo il piacere e la sofferenza, la gioia e il dolore ma non siamo in grado di definirli; ad esempio il bambino mette le dita in una presa elettrica e sente il dolore ma non sa definirlo.
Lo stadio successivo è chiamato Fase Percettiva, stato in cui conosciamo il significato del piacere e della sofferenza, ma non siamo in grado di identificare la fonte che li detiene; ad esempio il bambino mette le dita nella presa di corrente, percepisce il dolore ma non sa identificare la fonte.
Infine attraversiamo la Fase Riflessiva, in cui identifichiamo la fonte buona e cattiva: identifichiamo la presa di corrente elettrica che fornisce la sofferenza, identifichiamo un genitore buono e quello cattivo.
È interessante fare una riflessione in merito agli stati di sviluppo: reputiamo un cibo disgustoso o piacevole, senza mai averlo assaggiato prima, solo guardando la smorfia di disgusto di nostra madre che cerca di farcelo mangiare.
Il gusto non è ancora sviluppato, ma siamo in grado di decodificare una serie di messaggi non verbali provenienti da chi ci sta vicino.
La nostra mente può essere paragonata ad un dischetto vergine che viene scritto man mano che i genitori, o chi per loro ci forniscono delle informazioni.
Da bambini assorbiamo come spugne tutti i dati e li immagazziniamo formando il programma mentale entro i primi tre anni di vita e questo si perfeziona fini ai 12 anni.
Questo disco è responsabile delle convinzioni profonde che spesso e volentieri limitano il successo della nostra vita.
Se da piccolo mia madre mi ha sempre ripetuto, ad esempio, che sono un imbecille, questa affermazione si sarà incisa nel mio inconscio in modo tale da farmi comportare come un imbecille, anche se questo mi reca sofferenza.
Questo programma occulto sfuggirà alla mia consapevolezza e l’unica spiegazione che potrò darmi è che sono un imbecille!
Perché continuiamo ad assumere un atteggiamento negativo, o arrossiamo senza un apparente motivo davanti determinate persone o situazioni? Perché a volte non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi anche se abbiamo tutto quello che ci serve?
Il motivo risiede nel fatto che l’inconscio ha un potere di controllo sulla nostra vita che arriva a superare il 90% rispetto al misero 10% della parte razionale.
Esistono attualmente un’infinità di tecniche, metodi, teorie che cercano di analizzare il mondo inconscio e migliorare la consapevolezza di esso.
Uno di questi metodi è la Programmazione Neuro Linguistica, mezzo per investigare e scoprire sistematicamente le relazioni tra processi mentali consci e inconsci sperimentati dagli esseri umani nel loro comportamento e nelle loro interazioni con il mondo esterno.

 

 

 

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: Come comunichiamo

Programmazione Neuro Linguistica: Come comunichiamo

 

Come comunichiamo
L’essere umano ha una peculiarità fondamentale, tra le tante, se comparato agli altri animali: la parola. Questo primato ci porta ad enfatizzare l’importanza del contenuto verbale del messaggio comunicativo.
Alcuni sperimentatori hanno studiato gli elementi componenti la comunicazione e la percentuale dell’impatto comunicativo di ogni componente, e ne hanno ricavato un grafico (vedi fig. 2). La rappresentazione ci indica come tanto interesse dedicato da parte nostra alla componente verbale (contenuto = cosa diciamo) è del tutto fuori luogo, racchiudendo questa, in termini di impatto, solo il 7%. Al contrario, tendiamo a non considerare la parte non verbale, cioè il come si dice qualcosa, che rappresenterebbe il 93% dell’impatto comunicativo.
 
Il linguista John Grinder, di cui tratteremo più avanti, è stato uno dei due studiosi creatori della Programmazione Neuro Linguistica. Egli, consapevole della preminenza della comunicazione non verbale, si fece trasportare in piena Amazzonia presso uno tribù di cui era del tutto sconosciuto il codice linguistico, per completare uno studio di cui si stava occupando. Pur non conoscendo una parola, riuscì dopo circa tre mesi a farsi eleggere capo tribù semplicemente ricalcando1 il modo di atteggiarsi del capo in carica, il suo tono, ritmo, volume della voce, la sua mimica e gestualità.
Questo esempio è illuminante e paradigmatico, perché bene ci illustra l’ampio margine di impatto comunicativo che il linguaggio del corpo possiede. Elemento questo che è difficilmente controllabile a livello conscio e volontario.
Quando parliamo con un interlocutore la nostra mente conscia è impegnata nella codifica del messaggio verbale (digitale), la maggioranza dei messaggi vengono, al contrario, elaborati a livello inconscio. Ne consegue che la comunicazione è una funzione espressa e ricevuta soprattutto a livello inconscio.
Gli elementi fondamentali della comunicazione sono il contenuto e la relazione.
Il contenuto del messaggio viene normalmente trasmesso con il linguaggio verbale, mentre la relazione con quello analogico.
L’eccellenza della comunicazione è funzione della congruenza tra contenuto e relazione: qualsiasi transazione comunicativa può condurre ad una situazione di scontro e di incontro, che può verificarsi sia a livello di contenuto, che a livello di relazione.
La situazione ottimale è caratterizzata da un completo accordo in entrambii livelli e darà come risultato:
• una situazione di confronto
• probabile produzione di risultati
• stato interno: benessere
• posizione reciproca: parità
Al contrario, la situazione peggiore, che avviene quando gli interlocutori hanno una percezione sgradevole dell’altro e per giunta non condividono le argomentazioni trattate, è di totale scontro. In sintesi avremo:
• una situazione di scontro
• non si producono risultati
• stato interno: malessere-tensione
• posizione reciproca: disparità (one up/one down)
 Tra i due estremi si verificano anche le situazioni intermedie, che creano situazioni meno radicali, ma di facile cambiamento.
Il buon comunicatore si deve sentire completamente responsabile dei risultati che ottiene (o non ottiene). È vero che la reale responsabilità è da ripartire tra i comunicanti, ma l’atteggiamento di chi vuole raggiungere gli obiettivi prefissati deve mirare alla totale assunzione di responsabilità.
Se si attribuiscono le responsabilità agli altri si diviene passivi rispetto ad un processo comunicativo che, al contrario, è attivo e dinamico. Qualora dovessimo trovarci in una situazione in cui un’altra persona non ci consente di raggiungere un obiettivo è buona norma porsi il quesito:
Cosa posso fare io perché lui faccia ciò che io desidero e ciò che desideriamo insieme?

 

 

Programmazione Neuro Linguistica: Elementi di Comunicazione

PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA

 

1. 1. Elementi di comunicazione
Penso sia un’esperienza abbastanza comune quella di entrare in un ambiente, vedere una persona per la prima volta, e prima ancora di poter scambiare con quella una parola, aver chiara la sensazione, positiva o negativa, che ci trasmette.
Quando ciò accade, usiamo l’espressione volgare “a pelle” per descrivere tale pregiudizievole impressione; che può in molti casi dipendere dalla comunicazione non verbale emessa inconsapevolmente dal soggetto. Anche la semplice osservazione di una fotografia di un soggetto è in grado di generare delle simili reazioni in noi. La sola presenza, apparentemente neutra, di un individuo, condiziona il nostro stato interno e quindi la nostra comunicazione.
Ogni comportamento, microscopico o macroscopico che sia, rappresenta un comunicato in uscita per il trasmettitore A (output) e un comunicato in entrata (input) per il ricevente B. Ogni input comunicativo genera una elaborazione, che attraverso processi psiconeurologici interni (S.I), produce cambiamenti psicofisiologici percepibili all’esterno che danno informazioni su di essi (C.E.). A loro volta, essi rappresentano un output per B e un input per A, che riceve questo dato tramite gli apparati sensoriali, elaborati attraverso il S.I., producendo un comportamento esterno. Per questa ragione si parla della comunicazione come di un ciclo di feedback (Fig. 1).
Mentre siamo tutti, chi più chi meno, consapevoli delle risposte macroscopiche (gesticolazione, linguaggio verbale), ci risulta più difficile l’attenzione ai processi micro-comportamentali.
 
Figura 1
I micro-comportamenti (movimenti degli occhi, cambiamenti del colore della pelle, modificazioni del respiro), danno importanti informazioni sulla persona, sui suoi processi di elaborazione interna e sul suo stato interno. Un attento osservatore, è in grado di ricevere consapevolmente molte più informazioni di quanto il comunicatore stesso pensi di trasmettere. Attraverso il riconoscimento di questi linguaggi del corpo, che essendo inconsci sono difficilmente falsificabili, il comunicatore eccellente trarrà indicazioni per meglio orientare la comunicazione successiva.
In un qualsiasi sistema comunicante, ciò che accade dipende dal feedback, dove ogni risposta è conseguenza della precedente comunicazione e causa della successiva, qualunque sia il risultato esso è strettamente dipendente da cosa si è detto e da come è stato detto.
Non esiste comunicazione corretta o sbagliata se non in relazione ad un obiettivo. Se il risultato che otteniamo ci indica di non aver raggiunto ciò che volevamo, non sarà certo ripetendo la stessa comunicazione che il risultato varierà. È necessario, quindi, analizzare il risultato e di conseguenza variare il nostro comportamento per giungere allo stato prefissatoci.
Differentemente da ciò che comunemente si pensa, il buon comunicatore non è colui che sa dare molte informazioni, ma colui che sa trarre maggior numero di informazioni dal suo interlocutore.
La comunicazione è un processo dinamico e occorre pertanto essere flessibili.
La migliore dote di un comunicatore è proprio la flessibilità, cioè la capacità di variare il comportamento per ottenere il risultato desiderato.