Le 3 cose che i dipendenti vogliono dal loro lavoro: crescita, appartenenza, significato

Le 3 cose che i dipendenti vogliono dal lavoro: crescita, senso di appartenenza e significato.

E sì, nel caso in cui ve lo steste chiedendo, dipende proprio dall’azienda, dare tutto questo ai proprio dipendenti.

Queste necessità emergono dal bisogno dei lavoratori, che è decisamente cambiato rispetto al passato, mostrando delle necessità nuove che bisogna sapere.

Infatti assistiamo, a livello globale, ad un turnover e assenteismo che arrivano a cifre spaventose, con una spesa stimata di 3.000 dollari circa per ciascun dipendente. Senza contare tutto il costo che sta dietro alle dimissioni di un dipendente (personale qualificato che ricerchi un altro profilo, nuova assunzione, nuovo inserimento, ecc..). Queste, ovviamente, sono cifre della Harvard Business School, perché in Italia di studi scientifici ad ampio spettro come questi non ce ne sono.

Tutti conoscerete la famosissima Piramide di Maslow, un modello motivazionale basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.

I bisogni fondamentali, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, mentre i bisogni sociali e relazionali rinascono con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere. Ne consegue che l’insoddisfazione, sia sul lavoro, sia nella vita pubblica e privata, è un fenomeno molto diffuso che può trovare una sua causa nella mancata realizzazione delle proprie potenzialità. Per Maslow, infatti, l’auto-realizzazione richiede una serie di caratteristiche di personalità, competenze sociali e capacità tecniche.

E’ evidente, infatti, che se non riusciamo a sopravvivere con il guadagno lavorativo che abbiamo, passeremo nottate insonni cercando il modo per sbarcare il lunario.

In generale questa piramide riassume i bisogni che ci spingono ad agire in ogni frangente della nostra vita.

Ma, per noi, questa piramide è ancora valida? Possiamo aggiungere qualche gradino che ci permetta di calare più nello specifico il bisogno di auto-realizzarsi? Il significato, il senso di appartenenza e la crescita possono diventare bisogni primari?

Lo possiamo vedere direttamente da studi del mercato, dove le realtà imprenditoriali che si sono concentrate sul soddisfare bisogni non solo primari dei loro dipendenti hanno performato rispetto ai competitor (dal 1984 fino al 2011, coloro che hanno performato hanno avuto un rendimento azionario dal 2.3% al 3.8% ogni anno). Questo non è un caso.

E’ evidente che non è sufficiente per l’azienda rispondere solo ai bisogni primari, ma deve anche saper guardare oltre, a queste 3 cose che racchiudono il mondo: riuscire a comprendere i bisogni più profondi dei propri dipendenti e sapervi rispondere.

Perciò se la Piramide di Maslow venisse fatta adesso, cosa comprenderebbe?

Innanzi tutto, quello che emerge dalle realtà e dai lavoratori, il primo intramontabile bisogno è la crescita. Attenzione! Non si intende soltanto una crescita di carriera (anche se immagino, che per la maggior parte dei dipendenti, questa sarebbe ben gradita). Lo intendiamo in un’ottica personale, di upskilling e reskilling delle competenze e delle capacità sia soft che hard. Dare la possibilità ai propri lavoratori di crescere, svilupparsi e migliorare è fondamentale per far sentire le persone in grado di poter svolgere il proprio compito, motivarle e renderle maggiormente creative.

Un pilastro fondamentale, il principale motivo per cui una persona decide di andarsene o rimanere in azienda, è quello di avere un significato. Il lavoro deve riempire di significato la vita delle persone, i dipendenti devono sentire di avere un senso, un valore, all’interno della loro attività. Devono essere attivamente coinvolti e sentire di avere un peso all’interno della loro organizzazione. Costruendo realtà anche attente al sociale e impegnate nell’ambiente, il sentimento di compartecipazione che si può arrivare ad ottenere per i propri dipendenti è molto alto.

Un altro tassello fondamentale è quello del senso di appartenenza. Il lavoratore deve sentirsi parte del tutto, deve poter sentire questo senso di unione che lo integra perfettamente all’interno della sua realtà, rendendolo parte di un organismo che può lavorare in perfetta sinergia. Solo tramite il senso di appartenenza si può fidelizzare una persona, darle una casa che non lascerà e per la quale combatterà, con motivazione e spirito.

Dare un significato alla propria vita, avere la possibilità di crescere e sviluppare un senso di appartenenza per l’azienda danno alle persone orgoglio, un motivo per alzarsi tutte le mattine, permettono di trovare la soddisfazione nel proprio impiego.

L’orgoglio, il senso di appartenenza, l’acquisizione di un significato nelle proprie giornate lavorative, incrementano quello che è il senso di appartenenza e di gratificazione della persona, la rendono più felice.

Secondo alcuni studi dell’Harvard Business School dipendenti più ‘felici‘ sono il 13% più produttivi. Questo non significa che lavorino più ore del necessario, bensì che siano più efficienti nell’orario di lavoro. Ci sono tanti studi scientifici che analizzano la correlazione tra felicità e benessere sul posto di lavoro e produttività, con successivo incremento dei guadagni aziendali (un esempio qui)

La grande sfida per ogni azienda è occuparsi della motivazione, la crescita, del significato lavorativo e del senso di appartenenza di ogni dipendente.

Uno di questi studi che abbiamo trovato estremamente interessante pone l’accento su quelli che sono gli obiettivi dell’azienda e l’impatto che essa vuole avere nel mondo, dando ai dipendenti la possibilità di partecipare a questi obiettivi e portarli nel mondo.

Per fare tutto questo è fondamentale avere massima attenzione alle proprie persone, sono tantissimi punti di vista. Innanzi tutto individuare una leadership efficace, che sia emotivamente legate alle persone e che sappia motivarle. Un tassello che molte realtà dimenticano e/o danno per scontato è quello della comunicazione. Bisogna ritagliare momenti in cui si possa comunicare con tutti i dipendenti e in cui ci sia dell’ascolto reciproco, attivo e sincero.

In questo articolo si parla di come implementare il guadagno della tua azienda. Ma ricordati che il guadagno è quello che le tue persone ti permettono di ottenere.

 

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Corso laurea psicologia Bologna: Conclusioni

Corso laurea psicologia Bologna: Conclusioni

Scopo di questa ricerca è stato cercare di individuare la probabilità con la quale chi si iscrive al Corso di Laurea in Psicologia, riuscirà a portare a termine gli studi universitari. Ho analizzato la predittività a due anni dal test di selezione e, come già sottolineato dalla letteratura esaminata, il voto di diploma si è confermato essere il parametro maggiormente predittivo della performance accademica degli studenti, soprattutto per ciò che riguarda il voto medio ponderato degli esami (media esami ponderata). Questa analisi, ha per  evidenziato la necessità di osservare il modo in cui il punteggio della prova di ammissione correla con il successo alle magistrali e con il voto di Laurea, ovvero che sarebbe d’uopo correlare i risultati dei primi anni di studio con indici di successo che non siano così vicini nel tempo.

Nel complesso, i test di ammissione possono venire considerati moderatamente predittivi dell’andamento accademico degli iscritti al Corso di Laurea in Psicologia: per ci  che concerne il voto medio conseguito, il totale dei crediti maturati è risultato essere solo moderatamente predittivo, i test maggiormente predittivi dell’andamento dei crediti ottenuti si sono rivelati essere le aree di comprensione di testo italiano e inglese e l’area relativa al metodo scientifico. I test di comprensione linguistica, in particolare, quello relativo alla lingua italiana, non sembrano per  essere discriminativi con la quasi totalità dei candidati, che hanno ottenuto il punteggio massimo. Essi hanno, cioè, registrato un effetto soffitto con una distribuzione molto asimmetrica. Al contrario delle prove linguistica e scientifica, i test di ragionamento e problem solving non sono risultati essere predittivi dell’andamento accademico degli studenti. I risultati potrebbero dipendere da fattori esterni quali la tipologia di esami compresi nel curriculum e affrontati nei primi due anni di corso o l’utilizzo di strumenti troppo specifici, o, come è più ipotizzabile, una non adeguata formulazione delle prove di ragionamento logico nei due anni presi in considerazione. Suggeriamo, quindi, di aumentare il livello di complessità delle aree Italiano e Inglese e invitiamo a riconsiderare le prove di ragionamento e problem solving con altre più accurate, prendendo in considerazione test alternativi come le sequenze numeriche o le prove logiche. Anche i test relativi all’area culturale si sono rivelati essere per nulla predittivi e, per questa ragione, si è deciso di escluderli dal set di test di ingresso formulati per l’anno accademico 2014/2015.

Infine, per lo scopo del test, non è stato considerato il tipo di scuola di provenienza degli studenti, dato che potrebbe incidere significativamente sulla performance accademica. Si sottolinea, dunque, la necessità di condurre queste analisi ogni anno, apportando le modifiche consigliate, così da monitorare l’efficacia dei test somministrati.

A maggio 2014, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, ha proposto una riforma che prevede di abolire il test di ingresso al corso di studi in Medicina, sostituendolo con un accesso libero delle matricole. Il ministero punta ad un orientamento delle scuole allo scopo di far partire una rivisitazione organica di tutto il comparto dei corsi che precedono l’avvio dell’anno accademico. Con la nuova riforma, gli studenti verranno misurati e selezionati sia in base a esami e curriculum che ad uno sbarramento selettivo ai primi sei mesi o anno di Università. L’accesso a medicina sarà diviso in due parti: la prima consiste in un test attitudinale, psico-orientativo, che si svolgerà nel mese di febbraio dell’ultimo anno di scuole superiori, non sarà vincolante ma consentirà di riconoscere chi davvero abbia inclinazione alla materia. La vera e propria selezione è calcolata, invece, per la fine del primo o del secondo anno di medicina.

Prevista per il 2015, le difficoltà organizzative, la complessità nell’individuare un sistema di valutazione alternativo ed il no dei Rettori ad un accesso aperto a tutti senza avere il tempo di riorganizzare le aule e rifinanziare i corsi di studio, hanno fatto prendere al MIUR la decisione di rimandare l’abolizione del test di ingresso e la sua riforma al 2016. Anche per non mettere a rischio la qualità del primo anno di corso di Medicina italiano che, rapportato ai ranking internazionali, è secondo solo alla Francia.

Probabilmente di nuovo ad aprile, nel 2015, quindi, chi vorrà iscriversi al corso di studi in Medicina dovrà ancora una volta superare l’esame di ammissione, prova che, per , sarà diversa rispetto a quelle degli anni precedenti. Il MIUR ha infatti allo studio un modello che non prevede le 60 domande del vecchio test, considerato un sistema che non coglie il livello di preparazione culturale specifica e non rispetta i principi di diritto allo studio e meritocrazia.

Quella del 2016 sarà, per , anche la riforma delle Scuole di Specializzazione Medica per le quali è prevista una esemplificazione delle prove di accesso, garantendo comunque solo agli studenti migliori, di scegliere la scuola e la sede da frequentare.

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

Corso laurea psicologia Bologna: Laureati in corso

Corso laurea psicologia Bologna: Laureati in corso

 

Studenti che, al termine della durata regolare degli studi, si sono laureati, hanno lasciato il Corso, sono ancora iscritti fuori corso.?

Il grafico 8.14 e la Tabella 8.3 mostrano la situazione degli studenti immatricolati nell’anno accademico indicato, al termine della durata regolare del Corso di Studio, evidenziando la percentuale dei laureati in corso, degli studenti che risultano ancora iscritti (fuori corso e ripetenti), degli studenti che hanno lasciato il Corso (che includono passaggi, trasferimenti e abbandoni). ?Il dato del Corso di Studio è confrontato con la media dei Corsi di Studio simili (che appartengono al medesimo raggruppamento), per gli studenti immatricolati negli anni accademici indicati.

Figura 8.14. Percentuale dei laureati in corso nel Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche
[fonte: Rapporto del Corso di Studio in Scienze e tecniche psicologiche, settembre 2014. Università di Bologna]

Tabella 8.3. Crediti maturati al I anno. Per convenzione si considerano i crediti acquisiti dagli studenti entro il 31 ottobre dell’anno solare successivo a quello di immatricolazione.  [fonte: Rapporto del Corso di Studio in Scienze e tecniche psicologiche, settembre 2014. Università di Bologna]

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

Corso laurea psicologia Bologna: Opinione dei laureati e degli studenti

Corso laurea psicologia Bologna: Opinione dei laureati e degli studenti

Le Tabelle ed i grafici forniscono informazioni sul numero dei laureandi che ha espresso giudizio positivo sul Corso, con un approfondimento sui giudizi espressi dagli studenti frequentanti, sugli insegnamenti.

Figura 8.13. I dati sono relativi al Corso D.M. 270/04 Scienze del comportamento e delle relazioni sociali [fonte: Rapporto del Corso di Studio in Scienze e tecniche psicologiche, settembre 2014. Università di Bologna]

Il grafico 8.13 mostra la percentuale di laureati (indagine AlmaLaurea) che ha risposto positivamente alla domanda: “Sono complessivamente soddisfatto del Corso di Laurea”.

In aggiunta, la Tabella mostra la percentuale di studenti che alla domanda “se si iscriverebbero di nuovo all’Università”, ha risposto “Si, allo stesso corso dell’Ateneo”.

Laureati nell’anno 2013 che, alla domanda se sono complessivamente soddisfatti del CdS, hanno risposto con giudizio positivo.

 

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Corso laurea psicologia Bologna: Crediti al primo anno.

Corrso laurea psicologia Bologna: Crediti degli studenti conseguiti al primo anno.

Dati di approfondimento sulla regolarità negli studi.

Regolarità degli studenti nel superare gli esami.

La Figura 8.11 mostra la distribuzione degli studenti iscritti al secondo anno in base ai crediti acquisiti alla fine del primo anno. La Tabella 8.12 mostra il numero di studenti iscritti al secondo anno e la media dei crediti acquisiti dagli studenti durante il primo anno di studi.

Figura 8.11  Distribuzione degli studenti 2012/2013 (al 2 anno) in base al numero di crediti acquisiti durante il 1 anno. I dati sono relativi all’ex Corso D.M. 270\\04 Scienze del comportamento e delle relazioni sociali di Cesena. [ fonte: Rapporto del Corso di Studio in Scienze e tecniche psicologiche, settembre 2014. Università di Bologna].

Figura 8.12. Distribuzione di frequenza relativa al totale dei crediti. La distribuzione presenta due  picchi relativi ai crediti conseguiti dal campione di studenti del I anno e al campione di studenti del II anno.

La Figura 8.12 illustra la proporzione di studenti in funzione del numero di crediti. Il primo picco si riferisce agli studenti del I anno mentre il II picco si riferisce agli studenti del II anno. L’ampiezza della curva di ciascun picco indica la dispersione fra la popolazione studentesca di ciascun anno. Come si pu  vedere dal grafico, la dispersione dei crediti nella popolazione è piccola, ad indicare una forte omogeneità.

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Interpretazione dei risultati

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Interpretazione dei risultati

L’assenza di correlazione tra i risultati ottenuti nelle aree di comprensione linguistica e la media esami ponderata, potrebbe essere riconducibile alla scarsa capacità di discriminare gli studenti in base alle loro capacità. La non predittività dell’andamento accademico dei risultati del test di ragionamento logico e problem solving potrebbe essere riconducibile a due cause:

•    Gli esami che gli studenti sostengono non valutano effettivamente le capacità di ragionamento e di logica ma verificano soprattutto la comprensione del testo.

•    Le prove utilizzate per verificare il ragionamento ed il problem solving non risultano accurate o discriminative.

I test relativi all’area culturale non sono predittivi e pertanto è stato deciso di escluderli dal set di test di ingresso formulati per l’anno accademico 2014\\2015.

Distribuzione Voto di Diploma

Figura 8.1.Distribuzione di frequenza voto di diploma degli studenti immatricolati al corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche.

Il voto di diploma ha una distribuzione normale concentrata attorno al valore medio 78, è predittivo delle media esami ponderata (indice di correlazione di Pearson 0,41) ma non del totale numero di crediti che gli studenti otterranno nel secondo e terzo anno di corso (indice di correlazione di Pearson 0,18).

Distribuzione Media Esami

Figura 8.2. Distribuzione di frequenza relativo alla media degli esami.  La media voto conseguita dagli studenti è pari a 25,60.

 

Figura 8.3. Media dei voti ponderata sulla base del numero di esami conseguiti (esami con voto) nell’anno solare 2013: confronto corso triennale con i corsi magistrali. [fonte: Rapporti dei corsi di studio in Scienze del comportamento e delle relazioni sociali; Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica; Psicologia delle organizzazioni e dei servizi; Psicologia clinica; Psicologia scolastica e di comunità; Psicologia cognitiva applicata dell’anno 2014]

Il voto medio degli studenti del Corso di Laurea triennale in Psicologia risulta inferiore rispetto al voto medio degli studenti delle lauree magistrali in Psicologia, come evidenziato dal grafico in Figura 8.2. Ci  potrebbe dipendere da una maggiore motivazione degli studenti dei Corsi di Laurea magistrale, dovuto al fatto che i voti conseguiti nei primi tre anni non sono calcolati per il voto finale di Laurea. Si pu  supporre, pertanto, che gli studenti siano spinti o motivati a terminare gli esami nel più breve tempo possibile, senza dare importanza al voto conseguito (non rifiutano voti bassi). Un altro fattore esplicativo potrebbe essere il fatto che gli studenti delle Lauree magistrali hanno superato un doppio filtro mentre quelli delle Lauree triennali hanno superato una sola prova di ammissione.

Distribuzione Media Esami Ponderati

Figura 8.4. Distribuzione di frequenza relativa alla media ponderata degli esami.

Distribuzione Comprensione Lingua Italiana

Figura 8.5. Distribuzione di frequenza del subtest relativo alla comprensione della lingua italiana. La distribuzione è fortemente asimmetrica a destra.

I risultati del test relativo alla comprensione della lingua italiana presentano una distribuzione non normale. La curva presenta una marcata asimmetria (skew = -1) con il valor medio prossimo al punteggio massimo raggiungibile nel test (12). Il test risulta essere predittivo dell’andamento accademico in termini di crediti ottenuti (anche se con correlazione moderata 0.32) ma non dei voti ?conseguiti. L’elevata asimmetria dimostra un effetto soffitto derivante da una eccessiva semplicità della prova. Moltissimi candidati raggiungono il punteggio massimo in questa prova che risulta, pertanto, non discriminativa.

Distribuzione Lingua Inglese

Figura 8.6. Distribuzione di frequenza del subtest relativo alla comprensione della lingua inglese. La distribuzione è fortemente asimmetrica a destra.

Distribuzione Metodo Scientifico

Figura 8.7. Distribuzione di frequenza del subtest relativo al metodo scientifico.

Distribuzione Ragionamento

Figura 8.8. Distribuzione di frequenza del subtest relativo al ragionamento.

Distribuzione Cultura Generale

Figura 8.9. Distribuzione di frequenza del subtest relativo al metodo scientifico.

Distribuzione Punteggio Complessivo

Figura 8.10. Distribuzione di frequenza del subtest relativo al punteggio complessivo

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Analisi dei risultati

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Analisi dei risultati

In questo studio sono stati considerati i due anni accademici 2011-2012 e 2012-13. Dei dati rientrati nel campione, sono stati inclusi 265 studenti dell’anno accademico 2011-12 e 268 studenti dell’anno accademico 2012-13. Il voto di maturità, i singoli punteggi ai vari subtest della prova di ammissione ed il dato globale della prova di ammissione (punteggio totale), sono stati trattati come possibili predittori della performance accademica di ogni singolo studente (Tabella 8.1).

Per verificare la predittività dei voti della prova di ammissione, abbiamo correlato i punteggi globali e quelli ad ogni singola prova con la media degli esami e dei crediti maturati nei primi due anni accademici, utilizzati per valutare il rendimento accademico. La media ponderata tiene conto del fatto che le attività formative hanno un diverso numero di crediti (4, 6, 8, 12 CFU).

I risultati della analisi di correlazione sono riportati in Tabella 8.2.. I valori rappresentano gli indici di correlazione di Pearson (-1 ? P ? 1) mentre il livello di significatività è indicato con un numero diversificato di asterischi: * per p < 0,05; ** per p < 0,01, *** per p < 0,001.

I risultati della analisi da noi effettuata, mostrano che il voto di diploma correla significativamente sia con la media dello studente che con la media ponderata. Nonostante emerga come significativa, la correlazione del voto di diploma con il totale crediti risulta, per , debole. Ci  dimostra che il voto di diploma è più un predittore degli indici qualitativi della carriera dello studente. Nel loro complesso, i test di ammissione utilizzati possono venire considerati predittivi dell’andamento accademico, dato che presentano una correlazione positiva sia con il totale dei crediti maturati nei primi due anni (0.28) sia con il voto medio degli esami (seppure tale correlazione sia moderata con la prima e debole con la seconda).

Il test relativo all’area metodo scientifico è altamente predittivo, presenta, infatti, una correlazione positiva moderata con il totale dei crediti ed una correlazione positiva, seppur debole, con la media degli esami. I test relativi alle aree di comprensione linguistica Italiano e inglese possono venire considerati predittivi del totale dei crediti maturati ma non danno indicazioni relative al voto medio che gli studenti otterranno agli esami. Il test area di ragionamento logico \\problem solving non fornisce indicazioni sull’andamento accademico degli studenti, ci  è dimostrato dal fatto che i coefficienti di Pearson risultano non significativi e, comunque, prossimi allo 0 sia in correlazione con la media degli esami che con il totale dei crediti (-0,01). Infine, anche l’area cultura, analogamente a quanto visto per l’area di ragionamento logico, non risulta essere un predittore affidabile dell’andamento accademico: il coefficiente di correlazione con il totale di crediti accumulati è non solo molto debole ma addirittura negativo (0,13), indicando che gli studenti che hanno ottenuto i punteggi più alti in quest’area, sono quelli che hanno raccolto più crediti nei primi due anni.

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Contenuti della prova

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Contenuti della prova


La prova di ammissione di questo Corso di Laurea consiste nella soluzione di quesiti a risposta multipla (5 possibilità), in tutto, 48 domande.

La durata della prova di ammissione è di 70 minuti e verte sulle seguenti aree tematiche:

1)    Area di comprensione della lingua italiana (n. 6 domande)
2)    Area di comprensione della lingua inglese (n. 6 domande)
3)    Area di ragionamento logico e problem solving (18 domande)
4)    Area di approccio al metodo scientifico (12 domande)
5)    Area di cultura (n. 6 domande)

Area di comprensione della lingua italiana:

al candidato viene sottoposta la lettura di un brano al quale gli si chiederà, poi, di rispondere a 6 domande (chiuse, a scelta multipla con 5 possibilità) in modo da dimostrare che il testo è stato compreso ed elaborato correttamente. Tale verifica si rende necessaria per garantire il possesso degli strumenti di base, atti allo studio dei testi di riferimento e della comunicazione scritta durante il percorso universitario;?

Area di comprensione della lingua inglese:

al candidato viene sottoposta la lettura di un brano al quale si chiederà, poi, di rispondere a 6 domande (chiuse, a scelta multipla con 5 possibilità) in modo da verificare la comprensione da parte dello studente di un testo scritto in lingua inglese. Tale verifica si rende necessaria in quanto è previsto, durante il percorso di studi, l’utilizzo di articoli e documenti scientifici in lingua inglese;

Area di ragionamento logico e problem solving:

per verificare le competenze di ragionamento e le abilità nella risoluzione di problemi concreti, al candidato viene proposto un testo contenente 18 domande (risposta a scelta fra 5 alternative). Tale verifica si rende necessaria in quanto il possesso ed il potenziamento di abilità socio-cognitive (analisi e diagnosi di problemi, situazioni, eventi, ecc.) sono sia connessi allo studio delle discipline psicologiche, che propedeutici alla pratica professionale;

 

Area di approccio al metodo scientifico:

per verificare le conoscenze relative a quest’area, viene proposto un testo contenente 12 domande (risposta a scelta fra 5 alternative). L’approfondimento delle conoscenze scientifiche è, in questa area, motivato sia dall’esigenza di valorizzare l’approccio scientifico allo studio delle discipline psicologiche, che dalla necessità di rendere espliciti, agli studenti, alcuni dei contenuti di studio che caratterizzeranno i primi anni del percorso universitario. Nello specifico in questa areavengono poste domande su un testo indicato ai candidati di introduzione alla biologia (Boncinelli, Prime Lezioni di Biologia. Bari: Laterza).  In definitiva, questa parte del test verifica la comprensione e lo studio di un testo scientifico consigliato.

 

Area di cultura:

al fine di esplorare le conoscenze di cultura generale, vengono poste allo studente 6 domande (risposta a scelta multipla, con 5 possibilità). Queste domande riguardano discipline affini come l’antropologia e la sociologia ed elementi di educazione civica come la conoscenza della costituzione e dei principali organi dello stato.

Una graduatoria di merito, basata sul punteggio conseguito, viene compilata al termine della prova. Nella valutazione della prova, la Commissione giudicatrice si attiene ai seguenti criteri:

    • per le aree comprensione della lingua italiana, comprensione della lingua inglese e cultura: 2 punti per la risposta esatta; meno 0,50 per la risposta errata, meno 0,25 per la risposta non data.
    • per le aree ragionamento logico e problem solving e approccio al metodo scientifico: 3 punti per la risposta esatta, meno 0,75 per la risposta errata, meno 0,50 punti per la risposta non data.

 

Per ogni studente, disponiamo di informazioni relative a:

•    sesso
•    età
•    diploma di scuola superiore, voto di maturità ottenuto
•    risultati del test di ingresso globali e specifici per ognuna delle cinque componenti
•    esito dei primi due anni di studi universitari, in termini di numero di crediti conseguiti (performance quantitativa) e media ponderata degli esami sostenuti (performance qualitativa).
•    Sia il numero di crediti che il voto medio risultano ponderati in quanto le attività formative sono diseguali per numero di crediti (4, 6, 8, 12).

 

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

 

 

 

 

Test ammissione in scienze e tecniche psicologiche: Introduzione

RICERCA SULLA PREDITTIVITA’ DI SUCCESSO ACCADEMICO DEL TEST DI AMMISSIONE AL CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA

Introduzione

La ricerca psicologica ha evidenziato che il successo in ambito accademico dipende da variabili inerenti sia il funzionamento cognitivo che quello affettivo-emozionale. Gli stili cognitivi, peculiari strategie percettive, mnestiche o di problem solving attraverso le quali l’individuo acquisisce, elabora e processa le informazioni (Ausburn e Ausburn, 1978; Gregorc, 1984; Sternberg e Ruzgis, 1994), possono essere considerati i migliori predittori del successo individuale rispetto alle variabili intelligenza generale o personalità (Kozhenikov, 2007). Gli studi di Sternberg e Zhang (Sternberg e Zhang, 2001) su un gruppo di studenti delle scuole superiori, hanno messo in luce una relazione significativa tra stili di pensiero, rendimento scolastico e livello di autostima e che i fattori intelligenza, abilità, esperienze scolastiche pregresse e tratto di personalità, sono coinvolti nella formazione degli stili di pensiero (Zhang, Sternberg, 2002).

Anche le modalità di reazione alle frustrazioni giocano un ruolo centrale nell’adattamento cognitivo, affettivo e sociale di un individuo. Benché le frustrazioni costituiscano un elemento essenziale per l’evoluzione psicologica, la frequenza con cui una persona si imbatte in situazioni frustranti e il modo in cui impara a fronteggiarle, possono influenzare l’adattamento ed il successo in ambito sia accademico che lavorativo (Rosenzweig, 1978). La condizione di dipendenza economica e l’insicurezza relativa al futuro inserimento professionale, la prosaicità dello studio quotidiano, la conflittualità tra le proprie esigenze e quelle imposte dal contesto universitario, costituiscono occasioni di frustrazione cui ciascuno studente pu  reagire in modo molto diverso. Allo stesso modo, in ambito lavorativo, la valorizzazione dei ruoli, l’organizzazione più o meno rigida ed autoritaria, i diversi gradi di accentramento del potere, l’arbitrarietà, la parzialità nella distribuzioni di incarichi ed il grado di soddisfacimento economico, favoriscono l’instaurarsi di condizioni e circostanze che ciascun individuo esperisce in maniera più o meno frustrante (Rosenzweig, 1978).

Una lunga tradizione di ricerca si è dedicata allo studio dei fattori che influenzano il rendimento scolastico. Studi empirici hanno confermato l’importanza della personalità, dei processi motivazionali e del sistema del sé; altre indagini, nell’ambito delle prospettive di H.J. Eysenck, Cattell e dei Big-Five (McCrae e Costa, 1997), hanno esaminato la relazione esistente tra dimensioni di personalità e rendimento scolastico. Secondo Cattell e collaboratori (Cattell, Sealy e Sweney, 1966; Cattell e Butcher, 1968), l’intelligenza, i fattori primari della personalità e quelli motivazionali, contribuiscono alla spiegazione della varianza totale del successo scolastico con un peso di circa il 25% per ciascuna delle tre componenti. Chamorro-Premuzic e Furnham (ChamorroPremuzic e Furnham, 2003) aggiungono che prendendo in considerazione tratti primari come l’orientamento al successo el’autodisciplina, la percentuale di varianza spiegata sale a circa il 30%. I risultati delle ricerche, tuttavia, mostrano un  insieme complesso di relazioni tra successo scolastico, fattori individuali e situazionali. In particolare, sulle differenze di rendimento influiscono fattori diversi come l’età, le capacità ed il sesso dei soggetti, gli strumenti di indagine, la specificità del campione studiato, l’ambiente, i metodi di insegnamento ed il tipo di disciplina.  Il lavoro di ricerca in ambito psicologico studia i processi attraverso cui l’individuo percepisce il suo ambiente ed impara ad adattarsi, valuta l’atteggiamento, il comportamento e gli attributi della condizione socio-economica quali l’età, l’occupazione genitoriale e la residenza in termine di distanza dal luogo di studio. Il progetto della ricerca consiste in misurazioni delle qualità dei futuri studenti per mezzo di test standardizzati e del calcolo delle correlazioni tra queste valutazioni e le performance accademiche successive. In materia di analisi del valore predittivo, uno studio di Gottheil e Michael (Gottheil e Michael, 1957) ci dice che i risultati dei test psicologici applicati nella selezione degli studenti di medicina, nel prevedere il successo accademico dello studente, non si sono dimostrati migliori, non avendone eguagliato l’efficienza, dei voti della carriera pre-universitaria. Nei casi in cui, per , sono stati fatti tentativi di pesare e combinare i vari fattori necessari a raggiungere voti soddisfacenti (agenti come la abilità, l’interesse, la personalità e il successo scolastico), i risultati sono stati più incoraggianti. I coefficienti di correlazione multipla riportati, andavano da 0.52 a 0.66 con una media dello 0.58 (Gottheil, Michael, 1957).

Il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche dell’Università di Bologna presenta un numero programmato a livello locale per poter garantire una buona qualità didattica, per limiti strutturali della sede del corso e per i vincoli di legge che impongono un massimo di 300  studenti per la classe L-24 di Scienze e Tecniche Psicologiche. L’adozione del numero chiuso con quota 300 è stato adottato da molti anni. Il numero programmato pone come problematica lo sviluppo di tecniche di selezione dei candidati che, su base psicometrica, possano garantire una previsione di successo accademico, anche in base alla selezione di studenti fra quelli effettivamente più dotati.  Attraverso la analisi dei dati relativi agli immatricolati dall’anno 2011 all’anno 2013 nel Corso di Laurea in Scienze e Tecniche psicologiche (ex Corso di Laurea di Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali) dell’Università di Bologna, ove è stato proposto agli studenti un test di ingresso obbligatorio, ci siamo interrogati sull’efficienza del test, cercando di indagare se, effettivamente, il test avesse una capacità predittiva del successo accademico, definito come numero di crediti acquisiti e voto medio ponderato. L’attuale test di selezione prevede la valutazione su aree diverse.

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi

 

 

Intelligenza emotiva e successo accademico

Intelligenza emotiva e successo accademico

L’intelligenza emotiva (IE) è una peculiarità che può  aiutare a predire il successo accademico, si ipotizza, infatti, che elevate abilità di percezione, uso, comprensione e regolazione delle emozioni siano associate ad un buon esito, inteso in termini di anni impiegati per conseguire la Laurea, di voto di Laurea e di media dei voti degli esami (Schuler, Funke, Baron-Boldt, 1990; Minnaert, Janssen, 1992; Guicciardi e Lostia; Briante e Romano; Giossi e Bertani; Depolo e Rinaldi 1997; Barchard, 2003; Parker, Creque, Barnhart, Harris Irons, Majeski, Wood, Bond, Hogan, 2004; Pinelli, Pelosi, Michelini e Tonarelli, 2009; Staffolani, 2012).

Sul piano emotivo, il sistema universitario impegna molto lo studente appena immatricolato e possedere elevate capacità cognitive ed emozionali potrebbe essere la chiave d’accesso ad una brillante carriera universitaria.

Il passaggio dalle scuole superiori all’Università è infatti una fase complessa e delicata, vissuta da molti ragazzi come una situazione emotivamente stressante (Gall, Evans, Bellerose, 2000; Perry, Hladkyj, Pekrun, Pelletier, 2001; Pratt, 2000).

All’avvio di un percorso di studi, ogni studente si chiede se riuscirà a conseguire la Laurea (o il Diploma Universitario) nei tempi stabiliti dai singoli percorsi di formazione.

Le capacità di gestire le difficoltà e le ansie legate ai diversi cambiamenti sono fondamentali in questo periodo di transizione, caratterizzato dalla necessità di instaurare nuove relazioni con compagni e docenti, dal modificare relazioni precedenti, se costretti a frequentare l’Università lontano dal luogo di residenza, dallo sviluppare nuovi metodi di studio, dall’apprendere a gestire ansia e frustrazione da esame, dal diventare responsabili nella gestione del tempo e delle risorse economiche, dall’affinare le capacità di problem solving e di flessibilità nella pianificazione degli obiettivi e delle scadenze (Lanciano T., 2008; Parker, Summerfeldt, Hogan, Majeski, 2004).

Uno studio di Lanciano e Curci (Lanciano e Curci, 2012) ha cercato di dare una risposta empirica all’ipotesi di una relazione tra IE e successo accademico. La ricerca è stata effettuata su un campione italiano, in un intervallo temporale di 7 anni, iniziato a partire dall’anno di immatricolazione, periodo considerato sufficiente al conseguimento della Laurea Specialistica (Barchard, 2003). Gli autori hanno misurato il numero di anni impiegati a conseguire la Laurea, la media dei voti degli esami ed il voto di Laurea (Barchard, 2003; Parker,  Creque, Barnhart, Harris Irons, Majeski, Wood, Bond, Hogan, 2004).

L’ipotesi di partenza era che ad elevate abilità di percepire, comprendere e analizzare le emozioni, fosse associato un maggior successo accademico.

Lo studio conferma le evidenze raccolte in letteratura internazionale. Ha mostrato che gli studenti con elevata abilità di IE hanno gestito in maniera ottimale i tempi universitari.

Sono riusciti a laurearsi nei 5 anni previsti dall’ordinamento ed hanno ottenuto voti di esami e di Laurea più alti. Il successo accademico è risultato essere associato all’abilità di riconoscere, etichettare, gestire ed esprimere gli stati emotivi propri (ansia da esame, di valutazione, timore di dovere ripetere l’esame) e gli stati emotivi altrui (la relazione emotiva con il docente), alla capacità di usare le emozioni per promuovere sia il pensiero creativo che quello divergente, al fine di risolvere problemi e pianificare in maniera flessibile obiettivi e decisioni (ad esempio pianificare gli esami da sostenere nel semestre, organizzare il lavoro, far coincidere impegni universitari e personali). Gli ambiti applicativi dell’IE hanno messo in luce come persone emotivamente intelligenti, siano a più basso rischio di sviluppare comportamenti devianti o antisociali (Brackett, Mayer, Warner, 2004), ricevano maggiore stima da parte dei loro coetanei, siano più presenti e supportivi di fronte alle difficoltà di un loro intimo (Lopes, Brackett, Nezlek, Schultz, Sellin, Salovey, 2004), abbiano relazioni soddisfacenti con il partner o persone dell’altro sesso (Brackett, Cox, Gaines, Salovey, 2005), gestiscano meglio le situazioni emotivamente intense, riducendo lo stress e le intrusioni ad esse associate (Ciarrochi, Chan, Caputi, Roberts, 2001; Curci, Lanciano, 2010; Lanciano, Curci, Zatton, 2010; Taylor, 2001), siano più responsabili e creativi, raggiungano agevolmente ruoli dirigenziali o di leadership, ricevano promozioni e stipendi più remunerativi (Lopes, Grewal, Kadis, Gall, Salovey P. 2006; Wong, Day, Maxwell, Mera, 1995) e ottengano un maggiore successo in ambito accademico (Sternberg,Wagner, Okagaki, 1993).

L’IE è risultata essere strettamente correlata al successo accademico ma non vincolata alle sole competenze didattiche e/o cognitive (ad esempio un elevato QI), come dimostra lo studio condotto dal Prof. James Parker della Trent University (Ontario, Canada) su un campione di 1.500 studenti. Al fine di una carriera scolastica brillante è necessario possedere anche abilità e competenze di natura sociale ed emozionale (Bar-On, 1997; Newsome, Day, Catalano, 2000; Parker, Summerfeldt, Hogan, Majeski, 2004; Sternberg et al. 1993; Swart, 1996; Wong, Day, Maxwell, Meara, 1995). I primi studi di ricerca sulla relazione IE e successo accademico si sono focalizzati sul ruolo dei fattori di personalità (Lievens, Ones, Dilchert, 2009; O’Connor, Paunonen, 2007). Le ricerche successive hanno invece raccolto evidenze empiriche a supporto del potere predittivo dell’IE. Marquez, Martin e Brackett (2006) hanno testato la validità predittiva in alcuni studenti universitari spagnoli in cui sono state riscontrate: una differenza significativa nei punteggi di IE self-report (misurata attraverso l’Emotional Quotient Inventory (EQ-i; Bar-On, 1997)) in studenti di successo e in studenti con prestazioni accademiche non di successo (Bar-On, 1997; Swart, 1996) ed una associazione positiva tra l’IE intesa come abilità e successo accademico. Wong e collaboratori (Wong et al., 1995) hanno messo in luce come la capacità di comprendere gli stati emotivi altrui, predica la performance accademica tra i giovani universitari. Newsome, Day e Catano (2000) hanno riscontrato una associazione tra successo accademico e competenze emotive e sociali. In diverse ricerche (Parker et al., 2004) è emerso come il successo accademico sia fortemente correlato con pertinenze di ordine emotivo, quali l’adattabilità, la resistenza allo stress e le competenze interpersonali. Fattori come il cambiamento del metodo di studio, i problemi personali, i disagi economici e di salute, sono stati identificati come elementi di rilievo nell’abbandono scolastico. La ricerca effettuata da Low, Lomax, Jackson e Nelson (2004) sulla valutazione di un modello di apprendimento di competenze emotive ritenute essenziali per un successo universitario, ha dimostrato come la promozione di una formazione centrata sulle abilità emotive, faciliti il percorso di studio e di apprendimento degli studenti. In altri termini, lo sviluppo delle pertinenze emotive è ritenuto un valore chiave sia per la riuscita degli studi in ambito accademico che per la positiva transizione nel mondo del lavoro (Low et al., 2004).

I risultati confermano quindi l’ipotesi che studenti emotivamente intelligenti risultino essere, nel tempo, studenti universitari di successo ed offrono un interessante spunto di riflessione: se consideriamo l’IE una abilità che pu  essere appresa e potenziata e se le abilità emotive predicono una carriera brillante, si potrebbe, allora, ipotizzare di mettere a punto training atti a promuovere, motivare e potenziare le abilità di IE degli studenti, considerando come variabili dipendenti non solo il successo in termini di performance accademica ma anche la soddisfazione personale del percorso universitario, il benessere psico-fisico degli anni universitari e la motivazione allo studio (Lanciano, Curci, 2012).

 

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi