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Utilizzo di Internet: introduzione

Abstract

L’utilizzo di Internet è in grado di influenzare la vita degli utenti condizionandone abitudini e comportamenti. La seguente ricerca indaga quei fattori come supporto sociale, autostima, mindfulness ecc. in grado di indirizzare l’utente verso un suo uso funzionale o problematico della Rete.

All’indagine hanno partecipato 807 emerging adults, individui che si trovano in una fase della vita di grande instabilità dovuta all’uscita dal periodo adolescenziale per affacciarsi nella prima età adulta. Questo comporta la costruzione di nuovi legami e l’assunzione di nuove responsabilità. A riguardo è stata valutata l’influenza dei Social Network Sites (SNS) nel fornire un utile supporto per affrontare queste delicate transizioni di vita. La ricerca si focalizza anche sulla sfera negativa dell’utilizzo di Internet distinguendo tra uso problematico e dipendenza, facendo luce sui fattori di rischio. I partecipanti allo studio hanno risposto ad un questionario online in italiano, diffuso attraverso i Social Network Sites (SNS) con la collaborazione dell’Università di Bologna. I risultati dimostrano come gli individui che godono di un basso supporto sociale nella vita reale per colmare questa lacuna lo ricercano online. Questo aspetto a sua volta predice la possibilità di incorrere in un uso problematico di Internet (PIU). In questa situazioni l’individuo può arrivare a preferire le interazioni sociali online piuttosto che quelle faccia a faccia. Parallelamente è stato dimostrato come un basso livello di mindfulness sia correlato all’uso problematico di Internet (PIU). Tra gli strumenti della Rete, i Social network Sites (SNS) sono ampiamenti diffusi tra gli emerging adults ed è emerso come un uso frequente di Facebook sia correlato ad una bassa autostima. Allo stesso tempo, però, l’uso di Facebook predice lo sviluppo di capitale sociale, importante risorsa in grado di aiutare gli emerging adults durante le transizioni tipiche di questa età.

Introduzione

 Il lavoro prende spunto da alcuni studi sul rapporto tra vita reale (offline) e vita in rete (online) delle persone. Il tema è molto attuale e riveste una grande rilevanza sociale considerando l’uso diffuso di Internet ai giorni nostri, sia per motivi lavorativi o di studio, sia per semplice piacere personale. Per questa ragione risulta interessante comprendere l’influenza che può avere l’utilizzo della Rete sulla vita delle persone analizzando le connessioni che scaturiscono tra la vita offline e quella online. Il tema riveste anche una buona rilevanza scientifica, come dimostra il grande numero di studi effettuati negli ultimi dieci-quindici anni. Queste ricerche hanno potuto individuare, tra le altre cose, i fattori che conducono gli individui a fare un uso problematico di Internet (PIU) trascurando le sue risorse positive. Il seguente lavoro si focalizza principalmente sugli aspetti negativi legati all’utilizzo della Rete i quali possono scaturire, nei casi più estremi, nello sviluppo di una vera e propria dipendenza comportamentale di carattere patologico. Lo studio è rivolto ad una circoscritta fascia d’età, quella degli emerging adults, che si snoda tra i 18 e i 30 anni di vita. Questa delicata fase di sviluppo, come dimostrato dalla letteratura, è caratterizzata da varie transizioni di vita per le quali l’utilizzo di Internet e dei Social Network Sites in particolare, può fornire delle utili risorse in grado di aiutare gli individui ad affrontare delicate sfide di sviluppo. Lo studio si pone l’obbiettivo di dimostrare che determinati fattori personali generano specifiche situazioni che mediano l’utilizzo funzionale o disfunzionale di Internet da parte dell’utente. Nel primo capitolo si descrivono inizialmente le caratteristiche del periodo di sviluppo. In seguito si analizza il ruolo che svolge Internet ed in particolare i Social Network Sites (SNS) nel fornire possibilità di aiuto per superare le numerose sfide che costellano l’emerging adulthood. Nel secondo capitolo si analizzano quei fattori che hanno un effetto diretto sull’approccio degli utenti verso gli strumenti della Rete. In base a certe caratteristiche l’individuo è portato ad utilizzare Internet funzionalmente ai proprio scopi o in maniera disfunzionale. Nell’ultimo capitolo ci si focalizza sulle parte negativa dell’utilizzo della Rete distinguendo tra utilizzo problematico (PIU) e dipendenza da Internet.


© Emerging adults ed utilizzo di Internet: organo funzionale o strumentalità inversa? – Andrea Pivetti


Rapporto tra Meridionali e Settentrionali Conclusioni e Bibliografia

Rapporto tra Meridionali e Settentrionali: Conclusioni e Bibliografia

 

L’obiettivo del nostro lavoro era di verificare l’efficacia delle amicizie intergruppi dirette ed estese sull’attribuzione di mente all’outgroup, indagando il rapporto intergruppi Settentrionali-Meridionali e analizzando come partecipanti studenti universitari settentrionali. Uno studio recente ha mostrato come entrambe le forme di contatto, attraverso meccanismi cognitivi ed emotivi diversi, possono favorire l’umanizzazione dell’outgroup (Capozza, Falvo et al., 2013; Capozza, Falvo et al., 2014).

Nel nostro lavoro sono stati effettuati due passi ulteriori. Il primo elemento di novità è stato quello di verificare le due forme di contatto sull’attribuzione di agency ed experience all’outgroup, cioè le due dimensioni fondamentali che secondo la teoria delle mente (Waytz et al., 2010) definiscono gli stati mentali. Per quanto riguarda l’experience abbiamo introdotto la distinzione, non prevista dalla teoria della mente, tra emozionalità primaria e secondaria. La nostra ipotesi era che il contatto potesse favorire l’attribuzione di entrambe le dimensioni di mente e, per l’experience, soprattutto le emozioni secondarie, cioè quelle unicamente umane (Leyens et al., 2007).

Ulteriore elemento di novità è l’aver verificato gli effetti del contatto anche sulle meta-attribuzioni di mente, ovvero sulla nostra percezione di cosa l’outgroup possa pensare di noi in quanto membri dell’ingroup. Anche in questo caso, si è ipotizzato che il contatto potesse favorire non solo l’umanizzazione dell’outgroup, ma anche la percezione che l’outgroup riconosca umanità all’ingroup.

Per verificare le nostre ipotesi è stato utilizzato un questionario, contenente le misure dei costrutti esaminati, che è stato somministrato a partecipanti settentrionali in sessioni collettive. Ai dati si sono applicati modelli di regressione con variabili latenti (Jöreskog & Sörbom, 2004). I risultati hanno mostrato che effettivamente i Settentrionali mostrano di attribuire minor agency ai Meridionali e di infraumanizzare l’outgroup. Tuttavia, i modelli testati hanno mostrato che le attribuzioni di umanità, cioè di mente, e in particolare di agency, cioè la capacità unicamente umana di pianificare l’azione e di auto-controllo, sono aumentate dal contatto. Sia le amicizie dirette sia quelle estese, infatti, stimolano tali attribuzioni attraverso due processi cognitivi diversi: quella diretta attraverso l’inclusione dell’outgroup nel sé, quelle estese attraverso le norme di ingroup e outgroup, ed entrambe tramite un comune meccanismo emotivo e cioè la fiducia intergruppi. I nostri risultati, quindi, dimostrano l’efficacia del contatto come metodo per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup, e sono in linea con i risultati presenti in letteratura (Capozza, Falvo et al., 2013; Capozza, Falvo et al., 2014). Come ipotizzato, inoltre, il contatto influenza anche le meta-attribuzioni, sia nella dimensione di agency sia in quelle dell’experience. In questo caso, comunque, risultano influenti solo le amicizie dirette che agiscono tramite l’IOS e l’empatia. Nel caso delle meta-attribuzioni, quindi, sembra esserci in gioco un unico processo legato al rapporto intimo che si stabilisce con l’amico outgroup.

I risultati ottenuti possono avere dei chiari risvolti applicativi: favorire, infatti, rapporti di amicizie dirette ed estese con l’outgroup e, allo stesso tempo, sostenere norme dell’ingroup che appoggiano tali amicizie sono due strategie che possono produrre effetti benefici, non solo sulle attribuzioni di umanità all’outgroup, ma anche sulle percezioni di umanità che si ritiene che l’outgroup abbia dell’ingroup.

Le amicizie dirette ed estese, dunque, possono ridurre il bias di umanità e tutte le conseguenze negative che tale bias comporta (come ad esempio aumento dell’aggressività, violenza verso l’outgroup, ridotta capacità di perdono e minore prosocialità), e possono ridurre anche le conseguenze negative che le meta-attribuzioni possono avere. La teoria sui meta-stereotipi , infatti, dimostra che l’aspettarsi di essere percepiti negativamente, in quanto membri stereotipici del proprio gruppo, porta a conseguenze negative sulle relazioni intergruppi innescando un circolo vizioso (Frey & Tropp, 2004): l’incremento dell’ansia e la percezione di minaccia portano l’ingroup, a sua volta, ad essere prevenuto verso l’outgroup, ad evitare di conseguenza il contatto ed impedendo, quando questo avviene, di ottenere gli effetti positivi sperati.

 

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Gli effetti del contatto sulle meta-attribuzioni di mente 

Gli effetti del contatto sulle meta-attribuzioni di mente

 

L’ultima parte delle analisi prende in considerazione gli effetti delle amicizie dirette ed estese sulle meta-attribuzioni di mente e cioè la percezione di quali stati mentali l’outgroup meridionale attribuisca ai Settentrionali. Si sono verificati i tre modelli in cui le variabili outcome sono, rispettivamente, l’agency, le emozioni primarie e le emozioni secondarie che i Meridionali attribuiscono ai Settentrionali. Relativamente all’agency i risultati sono presentati in Figura 7.

In questo caso, come si osserva in figura, l’agency attribuita ai Settentrionali da parte dell’outgroup è favorita solo dall’empatia. A sua volta, tale emozione è facilitata dalle amicizie dirette tramite la mediazione dell’inclusione dell’outgroup nel sé. Lo stesso pattern si ritrova quando la variabile outcome è sia l’attribuzione di emozioni primarie (vedi Figura 8), sia quella di emozioni secondarie (vedi Figura 9). In tutti i casi, dunque, si trova che sono le amicizie dirette, ma non quelle estese, a migliorare le meta-attribuzioni di mente, sia di agency sia di experience, nelle sue due dimensioni emozionali. Il processo attraverso cui avviene il miglioramento delle meta-attribuzioni coinvolge il meccanismo cognitivo dell’inclusione dell’outgroup nel sé e quello emotivo dell’empatia nei confronti dell’outgroup. Quindi le amicizie dirette con i Meridionali aumentano il grado con cui si vede la propria identità sovrapposta a quella dell’outgroup; ciò a sua volta porta ad aumentare la capacità di comprensione e di partecipazione nei confronti dell’outgroup che, infine, porta la persona a credere che l’outgroup percepisca l’ingroup come dotato di tutte le dimensioni di umanità, sia quelle unicamente umane (agency) sia quelle tipiche della natura umana (experience: emozioni primarie e secondarie).

Considerando congiuntamente i risultati relativi agli effetti del contatto amichevole diretto ed esteso, possiamo concludere che i nostri dati dimostrano l’efficacia di tali strategie non solo per l’umanizzazione dell’outgroup, ma anche per migliorare le meta-attribuzioni.

 

  1. Meta-attribuzione di mente relativo a Agency: cosa l’outgroup meridionale pensa dell’ingroup settentrionale

Nota. Sono riportati solo i parametri ? e ? risultati significativi, p < .05.

  1. Meta-attribuzione di mente relativi a emozioni primarie: cosa l’outgroup meridionale pensa dell’ingroup settentrionale

Nota. Sono riportati solo i parametri ? e ? risultati significativi, p < .05.

  1. Meta-attribuzione di mente relativi a emozioni secondarie: cosa l’outgroup meridionale pensa dell’ingroup settentrionale

Nota. Sono riportati solo i parametri ? e ? risultati significativi, p < .05

 

 

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Gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente

Gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente

 

Prima di procedere alla verifica degli effetti del contatto diretto ed esteso sulle attribuzioni e meta-attribuzioni di mente si è condotta un’analisi fattoriale confermativa per verificare se le misure dei costrutti indagati si distinguessero tra loro. In particolare, si è costruito un modello con otto variabili latenti e, per ciascuna, due indicatori, seguendo il metodo proposto da Little et al. (2002); (solo nei casi dei costrutti misurati attraverso più di due item). Per valutare la bontà del modello fattoriale, così come dei successivi modelli di mediazione, si sono utilizzati tre indici: il ?2 che non deve risultare significativo, il CFI che deve risultare maggiore o uguale a .95 e SRMR che deve essere inferiore a .08 (Hu & Bentler, 1999). Gli otto fattori si riferiscono alle due variabili antecedenti, cioè amicizie dirette ed estese, i mediatori di primo livello (IOS, norme ingroup e norme outgroup) e mediatori di secondo livello (ansia, empatia e fiducia).

Va detto che per tale analisi, così come per i modelli di regressione, che verranno presentati di seguito, si è considerato un campione di 225 partecipanti. Si sono eliminati dal campione iniziale, infatti, 17 partecipanti che avevano dato risposte incoerenti nelle misure del contatto ovvero coloro che avevano dichiarato che non avevano amici meridionali fuori dall’Università nel primo item e, allo stesso tempo, dichiaravano di passare del tempo con tali amici nel secondo item. I risultati della verifica dell’analisi fattoriale sono riportati in Figura 5.

Come si vede in figura, le saturazioni sono tutte elevate, significative e di pari entità. Inoltre, relativamente alle correlazioni, si è trovato che alcuni costrutti presentano una correlazione elevata, ad esempio amicizie dirette ed estese (? = .72), ma tali correlazioni risultano comunque significativamente diverse da 1, indicando quindi che tutti i costrutti sono tra loro distinti.

In analisi successive si è verificato anche la correlazione delle variabbili outcome con ciascuna delle otto variabili; in tutti i casi l’outcome risulta distinto dagli altri costrutti.

Passiamo ora a vedere i risultati relativi agli effetti del contatto sull’attribuzione di agency ai Meridionali. Come si è detto, si sono ipotizzati come mediatori di primo livello le norme di ingroup e outgroupe IOS e, come mediatori di secondo livello le tre emozioni intergruppi. Variabili antecedenti sono le amicizie dirette e le amicizie estese, mentre le variabili outcome sono, in tre modelli diversi, l’attribuzione di agency, di emozioni primarie e secondarie ai Meridionali. Si sono stimati tutti i path diretti sulla variabile outcome e sulle emozioni intergruppi (cioè i ? dalle variabili antecedenti all’outcome e alle emozioni e i ? dai mediatori cognitivi all’outcome). Per verificare un effetto indiretto infatti è necessario controllare contemporaneamente gli effetti diretti. I risultati sono riportati in Figura 6.

Figura 5. Analisi fattoriale confermativa relativa ai predittori, mediatori di primo e secondo livello

  

Nota = a indica un parametro fisso; * p < .001.

 

Figura 6. Effetti delle amicizie dirette ed estese sull’attribuzione di agency all’outgroup Meridionale

Nota. E’ riportata la soluzione completamente standardizzata, sono riportati solo i parametri  ? e ? risultati significativi, p < .05.

Come si può osservare in figura, si è trovato che l’agency attribuita all’outgroup è favorita dalla fiducia intergruppi. A sua volta, la fiducia intergruppi è aumentata dalle norme dell’ingroup, dalle norme dell’outgroup e dall’inclusione dell’outgroup nel sé. Infine, mentre l’IOS è aumentato dalle amicizie dirette, le norme di ingroup e outgroup lo sono dalle amicizie estese. Vi sono, dunque, due processi di doppia mediazione. Uno riguarda le amicizie dirette, e favorisce l’attribuzione di agency perché aumenta l’IOS, che a sua volta aumenta la fiducia intergruppi. Un secondo processo riguarda le amicizie estese, i cui effetti passano attraverso le norme di ingroup e outgroup, e la fiducia.

I risultati mostrano che il contatto intergruppi effettivamente favorisce l’attribuzione di agency e, quindi, di mente ai target meridionali e lo fa attraverso fattori sia cognitivi sia emotivi. Amicizie dirette ed estese, inoltre, agiscono attraverso processi diversi: le amicizie dirette attraverso l’IOS, mentre le amicizie estese attraverso le norme di ingroup e outgroup; mediatore finale è comunque, in entrambi i casi, un’unica emozione intergruppi, cioè la fiducia.

Questi risultati sono coerenti con lo studio di Capozza, Falvo et al. (2014), in cui si mostra che i fattori affettivi e cognitivi agiscono in un ordine sequenziale e che le emozioni intergruppi sono fattori prossimali dell’attribuzione di umanità. Inoltre, i nostri risultati confermano quanto trovato da Capozza et al. (2014), e cioè che, analizzando sempre il rapporto tra Meridionali e Settentrionali, l’amicizia diretta agisce sull’umanità attraverso l’IOS, mentre l’amicizia estesa mediante le norme. A differenza di tale studio, tuttavia, le attribuzioni di mente non sono influenzate da aumentata empatia e ridotta ansia. Va detto che nessun effetto diretto è risultato significativo e cioè i mediatori di primo livello non influenzano direttamente l’outcome, ma solo attraverso i mediatori di secondo livello (emozioni); le variabili antecedenti non influenzano direttamente né i mediatori di secondo livello né l’outcome.

Relativamente alle attribuzioni di emozioni primarie e secondarie all’outgroup non si sono rilevati effetti significativi, nel senso che, tali attribuzioni non sono significativamente influenzate da nessuna delle variabili, antecedenti e mediatrici, incluse nel modello.

 

 

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Attribuzioni di umanità ai gruppi

Attribuzioni di umanità ai gruppi

Sono stati calcolati i coefficienti di fedeltà (o il coefficiente di correlazione per agency, rilevato con due item) per le dimensioni di agency, emozioni primarie e secondarie. Questa valutazione è suddivisa in sei sezioni: nelle prime due, si chiede al partecipante di valutare le tre dimensioni considerando come target rispettivamente l’outgroup meridionale e l’ingroup settentrionale. Le successive due sezioni riguardano le meta-attribuzioni di mente: viene, infatti, chiesto al partecipante di valutare quanto secondo lui i Meridionali ritengano rispettivamente i Settentrionali e i Meridionali stessi caratterizzati da agency, e capaci di provare emozioni primarie e secondarie. Le ultime due sezioni riguardano, invece, gli auto-stereotipi: vengono infatti usati gli stessi item chiedendo al partecipante quanto pensi che i Settentrionali ritengano definiti da agency, emozioni primarie e secondarie l’outgroup meridionale e l’ingroup settentrionale. Gli ? sono risultati tutti soddisfacenti e vanno da .78 a .93; i coefficienti r vanno da .68 a .85 (i p < .001).

Si sono applicate tre analisi ANOVA parallele con disegno 2 (target: settentrionali vs meridionali) x 3 (dimensioni: agency vs emozioni primarie vs emozioni secondarie), con entrambi i fattori entro i partecipanti. Relativamente alla prima analisi, che riguardava le percezioni che il partecipante ha dei due gruppi target, sono risultati significativi gli effetti principali del fattore target e del fattore dimensione, gli F > 63.41, i p < .001. Più interessante, comunque, è l’interazione a due vie risultata significativa, F(2,48) = 90.12, p < .001. Le analisi post hoc e le medie sono mostrate in Tabella 2.

 

Tabella 2. Attribuzioni di agency ed emozioni primarie e secondarie ad ingroup e outgroup.

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Target      Agency      Emozioni primarie Emozioni secondarie
Settentrionali 5.97 a 6.23 c 6.14 d
Meridionali 5.13 b 6.25 c 5.94 e

Nota: Lettere diverse, in colonna o in riga, indicano che le rispettive medie sono significativamente diverse, p ? .003. I sei punteggi medi sono significativamente superiori a 4, p < .001.

 

Come si osserva in tabella, i partecipanti giudicano l’ingroup come più caratterizzato da agency rispetto all’outgroup; i Settentrionali quindi sono percepiti come più capaci di autocontrollo e pianificare l’azione rispetto ai Meridionali: all’outgroup si assegna minore umanità su una dimensione unicamente umana. Relativamente alle emozioni primarie e secondarie si osserva un classico esempio di infraumanizzazione dell’outgroup: infatti, mentre le emozioni primarie non vengono attribuite in maniera diversa ai due gruppi, le emozioni secondarie sono assegnate in maniera maggiore all’ingroup settentrionale che all’outgroup.

Per la seconda ANOVA si replicano i risultati precedenti: risultano significativi i due effetti principali, gli F ? 6.39, i p ? .002, così come l’interazione a due vie, F(2,480) = 36.68, p ?.001. Le medie e le analisi post hoc sono mostrate in tabella 3.

 

Tabella 3. Meta-attribuzione di mente relative alle tre dimensioni.

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Target        Agency        Emozioni primarie Emozioni secondarie
Settentrionali 5.56 a 5.34 b 5.33 b
Meridionali 5.49 a 6.06 c 5.88 d

Nota: Lettere diverse, in colonna o in riga, indicano che le rispettive medie sono significativamente diverse, p < .02. I sei punteggi medi sono significativamente superiori a 4, p < .001.

Questi dati riguardano le meta-attribuzioni, cioè le percezioni che i partecipanti settentrionali hanno delle credenze dei Meridionali nei loro confronti.

I dati mostrano che i rispondenti pensano che l’outgroup meridionale non differenzi tra i due gruppi sulla dimensione di agency. Dunque, i Settentrionali attribuiscono all’ingroup maggior agency rispetto all’outgroup (Tabella 2) ma, allo stesso tempo, percepiscono che i Meridionali non ritengano i Settentrionali superiori in tale dimensione (Tabella 3). Considerando le emozioni primarie e secondarie, e quindi la dimensione di experience, la meta-attribuzione è che l’outgroup meridionale attribuisca entrambi i tipi di emozioni meno ai Settentrionali che ai Meridionali stessi.

Complessivamente, la meta-attribuzione di mente è che l’outgroup meridionale attribuisca ai Settentrionali lo stesso livello di agency dei Meridionali ma un minor livello di experience. Inoltre, i rispondenti credono che l’outgroup meridionale attribuisca all’ingroup settentrionale più agency che experience (senza differenziare tra emozioni primarie e secondarie), e al proprio gruppo (i Meridionali) più experience che agency (per l’experience, comunque, più primarie che secondarie). Quest’ultimo dato, cioè la percezione che i Meridionali si assegnino maggior emozioni primarie che secondarie, potrebbe essere collegato allo stereotipo culturale del gruppo che caratterizza i suoi membri come calorosi ma anche particolarmente istintivi e impulsivi.

Anche per la terza ANOVA sono significativi sia gli effetti principali che l’interazione a due vie: F (2,482) = 202,65, p > .001. Le analisi post hoc e le medie sono mostrate in Tabella 4.

 

Tabella 4. Auto-attribuzioni relativamente ai due gruppi sulle tre dimensioni.

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Target        Agency        Emozioni primarie Emozioni secondarie
Settentrionali 6.12 a 6.05 a 5.97 c
Meridionali 4.00 b* 5.93 a 5.35 d

Nota: Lettere diverse, in colonna o in riga, indicano che le rispettive medie sono significativamente diverse, p ? .03. * Tale punteggio non si discosta significativamente dal punto di neutralità; negli altri casi la differenza è significativa, p < .001.

 

Relativamente alle auto-attribuzioni, quindi ciò che il partecipante pensa che sia la percezione dell’intero ingroup, si replica ciò che è stato trovato considerando le valutazioni dirette di ingroup e outgroup (Tabella 2). Infatti, come mostra la Tabella 4, i partecipanti credono che i Settentrionali si attribuiscono più agency rispetto ai Meridionali e che l’ingroup settentrionale, come il partecipante stesso, infraumanizzi l’outgroup meridionale. Infatti, le emozioni primarie non vengono attribuite in maniera diversa ai due target, ma le emozioni secondarie vengono attribuite di più al target settentrionale rispetto a quello meridionale. Quest’ultimo risultato rappresenta un’amplificazione di quelle che sono le percezioni dell’individuo, cioè una proiezione sull’ingroup di quello che l’individuo pensa.

Riassumendo i risultati possiamo dire che: i partecipanti settentrionali:

  1. infraumanizzano i Meridionali (Tabella 2);
  2. ritengono che l’outgroup meridionale attribuisca ai Settentrionali minor experience, e che comunque si percepisca più in termini di emozioni non unicamente umane rispetto a quelle unicamente umane (Tabella 3);
  3. infine, ritengono che le proprie percezioni dei due gruppi target siano anche quelle dell’intero ingroup settentrionale.

 

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La ricerca statistiche descrittive

Risultati : Statistiche descrittive

 

E’ stata inizialmente analizzata la fedeltà delle misure per le variabili iniziali del nostro modello (ovvero le amicizie dirette ed estese), i mediatori di primo livello (cioè inclusione dell’outgroup nel sé, norme di ingroup e outgroup) e i mediatori di secondo livello (ovvero ansia, empatia e fiducia). Per i costrutti che prevedevano solo due item, come le amicizie dirette, è stato calcolato il coefficiente di correlazione. Successivamente, sono stati calcolati i rispettivi punteggi compositi e la differenza della media dal punteggio di neutralità. I risultati sono riportati in Tabella 1.

Dai risultati in tabella è possibile osservare come i partecipanti abbiano, in media, un numero di amicizie dirette piuttosto basso che aumenta se si considerano le amicizie di tipo esteso: per queste due variabili, infatti, i valori medi risultano, rispettivamente, non diversi e leggermente superiori al punto neutro. Riguardo i mediatori primari, sia le norme dell’ingroup che le norme dell’outgroup mostrano valori medi relativamente alti (con medie superiori al punto neutro), mentre ciò non si verifica per l’inclusione dell’outgroup nel sé, per cui la media risulta marginalmente inferiore al punto di neutralità. Per i mediatori di secondo livello si può osservare come i partecipanti dichiarino valori superiori al punto neutro per quanto riguarda l’empatia e la fiducia (con quest’ultima che risulta particolarmente elevata), e al contempo presentino dei livelli di ansia bassi, sensibilmente inferiori al punto neutro.

Infine, notiamo come, sebbene i partecipanti mostrino un atteggiamento generalmente positivo verso i meridionali, sia riscontrabile un pregiudizio sottile, con gli item relativi alla similarità con l’outgroup che mostrano una media inferiore rispetto al punto neutro.

 

Tabella 1. Statistiche descrittive relative al contatto e alle variabili mediatrici

  ? M Differenza dal punto neutro
Amicizie dirette r =.47, p <.001 2.96 p = .54
Amicizie estese r =.64, p <.001 3.20 p = .001
Norme ingroup .77 4.38 p = .001
Norme outgroup .87 4.68 p = .001
IOS r =.58, p <.001 3.83 p = .08
Empatia .94 4.20 p = .04
Fiducia .84 5.16 p = .001
Ansia .90 2.45 p = .001
Assunzione di prospettiva .76 3.97 p = .67
Atteggiamenti .82 5.08 p = .001
Pregiudizio sottile .70 2.66 p = .001

Nota: Il punto neutro per le amicizie dirette ed estese è pari a 3, per il pregiudizio sottile è pari a 3.5, per tutti gli altri costrutti è pari a 4.

 

 

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La Ricerca lo strumento

La Ricerca: lo strumento

 

Lo strumento utilizzato è un questionario contenente le misure dei costrutti analizzati, di seguito presentate.
Amicizie intergruppi e contatto esteso. Per rilevare le amicizie intergruppi e il contatto esteso si sono utilizzati quattro item. Il primo item per le amicizie dirette chiedeva al partecipante di indicare quanti amici meridionali avesse al di fuori dell’università; la scala di risposta era a cinque gradi (1 = nessuno, 2 = uno, 3 = da due a quattro, 4 = da cinque a dieci, 5 = più di dieci). Il secondo item chiedeva quanto frequentemente passasse del tempo con i suoi amici meridionali (1 = mai, 5 = molto spesso). Per il contatto esteso i due item chiedevano al partecipante di indicare su una scala a 5 gradi (1 = nessuno, 5 = più di dieci), rispettivamente, quanti dei propri conoscenti e dei propri amici settentrionali avessero amici meridionali.
Norme dell’ingroup e dell’outgroup. Nella sezione successiva, sono stati utilizzati tre item per misurare le norme dell’ingroup. I primi due chiedevano in che grado, rispettivamente, i Settentrionali ed i propri amici settentrionali fossero amichevoli con i Meridionali. Il terzo chiedeva invece quanto positivamente i propri amici settentrionali valutassero i Meridionali (1 = per niente, 7 = molto). Per le norme dell’outgroup sono stati utilizzati altri tre item, che chiedevano in che grado i Meridionali fossero amichevoli, felici di passare del tempo e felici di essere amici di Settentrionali (1 = per niente, 7 = molto). Più elevato il punteggio, più le norme dell’ingroup e dell’outgroup sono favorevoli ad un rapporto amichevole tra i membri dei due gruppi.
Inclusione dell’outgroup nel sé. Per la misura di questo costrutto sono stati utilizzati due item. Il primo è: “La mia identità, in un certo senso, include anche quella meridionale” (1 = per niente vero, 7 = decisamente vero). Il secondo raffigura sette diversi gradi di sovrapposizione di due cerchi: il primo rappresenta l’identità del partecipante, e quindi il proprio sé, mentre il secondo rappresenta l’outgroup. Si chiedeva al rispondente di indicare quale delle figure rispecchiasse il grado di sovrapposizione tra la propria immagine e quella dei meridionali, da una situazione in cui i cerchi si presentano separati (livello 1), per arrivare ad una sovrapposizione quasi totale (livello 7).
Emozioni intergruppi. Per rilevare l’empatia sono stati utilizzati quattro item che chiedevano al partecipante di pensare ai Meridionali ed indicare, con una scala a sette gradi, in che misura riuscissero, ad esempio, a provare i loro sentimenti, a capire come essi si sentivano (1 = per niente, 7 = molto fortemente).
Per la misura dell’ansia intergruppi, si sono utilizzati otto item che chiedevano di valutare (1 = per niente, 7 = molto fortemente) quanto il partecipante si sentisse, ad esempio, inquieto, preoccupato o sospettoso pensando ai Meridionali. Per la fiducia sono stati usati quattro item, ad esempio “Posso fidarmi dei Meridionali”, “Ho fiducia nei Meridionali” (1 = per niente, 7 = in grado massimo). Per tutte e tre le misure, più elevato il punteggio, più intensa è l’emozione provata. Le misure del contatto, dei mediatori di primo e di secondo livello sono tratte da Capozza, Falvo et al, (2013) e Capozza, Falvo et al. (2014).
Perspective taking. Per la misura della presa di prospettiva sono stati utilizzati quattro item che chiedono quanto il rispondente fosse d’accordo con affermazioni come “Credo di avere una buona conoscenza di come i Meridionali vedono il mondo”, oppure “Riesco a mettermi nei panni dei Meridionali” (1 = per niente d’accordo, 7 = fortemente d’accordo).
Misure di umanità. Per rilevare le attribuzioni di umanità ai gruppi sono stati utilizzati gli item proposti da Gray et al., 2011, ed in particolare due item che si riferiscono all’agency, ovvero all’autocontrollo e alla pianificazione dell’azione.
Relativamente alle dimensioni dell’experience, abbiamo invece applicato otto item riguardanti sia le emozioni provate esclusivamente dagli esseri umani (emozioni secondarie) sia le emozioni provate da esseri umani ed animali (emozioni primarie). Per le prime sono state utilizzate quattro item: speranza, orgoglio, vergogna, e rimorso, mentre i restanti quattro erano: piacere, rabbia, tristezza ed eccitazione. I partecipanti, per ognuno dei dieci item, dovevano quindi indicare rispettivamente se i Meridionali fossero a loro avviso capaci di autocontrollo e di pianificare le proprie azioni (agency), e se fossero capaci di provare emozioni quali piacere e tristezza (emozionalità primaria), o speranza e vergogna (emozionalità secondaria). La scala di risposta a sette gradi, andava in questo caso da -3 = assolutamente falso, a +3 = assolutamente vero, con 0 = né vero, né falso. Si chiedeva, inoltre, se i Meridionali fossero definiti dai tratti di raziocinio e razionalità (che sono ritenuti tratti unicamente umani) e da impulsi, impeto, istinto, pulsioni (ovvero tratti non unicamente umani).
Le misure relative alle emozioni primarie e secondarie sono tratte da Capozza, Falvo et al. (2013), mentre le misure relative ai tratti derivano da Capozza, Trifiletti et al. (2013). Nella sezione successiva, i partecipanti, valutavano l’ingroup settentrionale sugli stessi item. La frase introduttiva di questa sezione era “I Meridionali [Settentrionali] sono capaci di…”. Per i tratti, la frase introduttiva era “I Meridionali [Settentrionali] sono definiti dai seguenti tratti”.
Meta-attribuzioni dei gruppi. La sezione successiva è suddivisa in due parti. Nelle prime due pagine della prima parte, i partecipanti dovevano rispondere agli stessi 16 item utilizzati per le valutazioni di ingroup e outgroup, ma in questo caso veniva chiesto di valutare quanto i Meridionali (l’outgroup) ritenessero capaci di agency e di emozioni (primarie e secondarie) rispettivamente i Settentrionali e i Meridionali stessi (in due pagine distinte), e quali fossero i tratti distintivi dei due gruppi. Quindi le due frasi distintive erano: “I Meridionali ritengono i Settentrionali capaci di [che i Settentrionali siano definiti dai seguenti tratti]”; “I Meridionali ritengono gli altri Meridionali capaci di [che gli altri Meridionali siano definiti dai seguenti tratti]”.
La seconda parte invece è analoga alla precedente con la differenza che veniva chiesto di effettuare tramite i 16 item valutazioni riferendosi ai Settentrionali. Le due frasi introduttive erano: “I Settentrionali ritengono i
Meridionali capaci di [che i Meridionali siano definiti dai seguenti tratti]”; “I Settentrionali ritengono gli altri Settentrionali capaci di [che gli altri Settentrionali siano definiti dai seguenti tratti]”.
Valutazione dell’outgroup. Per rilevare l’atteggiamento verso l’outgroup sono state utilizzate due misure. La prima corrisponde a cinque scale del differenziale semantico (ad es., desiderabili/indesiderabili, spregevoli/pregevoli). I punteggi sono stati codificati in modo che nella scala settenaria più elevato è il punteggio più positiva è la valutazione (4 = valutazione neutra). La seconda misura era composta da tre item che rilevano il pregiudizio sottile (Pettigrew & Meertens, 1995) ed in particolare la percezione di somiglianza e diversità tra
Settentrionali e Meridionali riguardo ad aspetti come l’attaccamento verso il lavoro, la famiglia ed i valori in cui si crede. In questo caso si è usata una scala di risposta a sei gradi, in cui più alto è il punteggio e minori sono le differenze e, di conseguenza, il pregiudizio (1 = sono molto diversi, 6 = sono molto simili).
L’ultima pagina del questionario, infine, mirava a raccogliere le informazioni anagrafiche del partecipante, tra cui le provincie di nascita e di residenza dei genitori, in modo da poter valutare l’appartenenza del rispondente al gruppo dei settentrionali.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

La Ricerca Metodo Partecipanti e procedura

La Ricerca: Metodo, Partecipanti e procedura

 

Hanno partecipato allo studio 357 studenti dell’Università di Padova. Dalla totalità dei questionari somministrati sono stati eliminati i questionari non completati correttamente, oppure quelli compilati da persone non Settentrionali (115).

Il campione definitivo è quindi costituito da 242 rispondenti (209 femmine, 32 maschi; un rispondente non ha indicato il genere), con età media pari a M = 20.86 (DS = 2.87); il range dell’età va dai 18 ai 39 anni. La quasi totalità dei partecipanti frequenta la scuola di Psicologia (più precisamente il 98.8 %).

La somministrazione collettiva dei questionari è avvenuta durante le ore di lezione tra Novembre e Dicembre 2014. Gli studenti venivano preventivamente informati che la loro partecipazione era volontaria; venivano loro spiegati brevemente gli obiettivi dello studio, chiarendo che alla fine della somministrazione sarebbero stati definiti più dettagliatamente obiettivi e ipotesi. I partecipanti venivano, inoltre, informati del tempo necessario alla compilazione, dei loro diritti relativi alla possibilità di interrompere liberamente la compilazione in qualsiasi momento, e di quelli relativi al trattamento dei dati personali (con l’informazione che i dati sarebbero stati trattati in forma aggregata).

Infine, i partecipanti concludevano la compilazione firmando il consenso informato.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

 

L’obiettivo del presente lavoro era quello di verificare se il contatto intergruppi possa aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup. In particolare, l’ipotesi è che il contatto, nelle sue forme di amicizia intergruppi diretta ed estesa, possa incrementare l’assegnazione all’outgroup sia di agency sia di experience, cioè le due dimensioni ipotizzate nella teoria della mente (Waytz et al., 2010) e che sono assimilabili alle due dimensioni di umanità definite da Haslam (2006). L’agency, cioè la capacità di pianificare e agire intenzionalmente corrisponde, infatti, alle caratteristiche unicamente umane e cioè alla razionalità, civiltà e moralità che distingue l’essere umano dagli animali. La dimensione dell’experience, cioè l’attribuzione all’altra entità di capacità di sentire e provare emozioni, corrisponde alle caratteristiche tipiche della natura umana e cioè la capacità di emozionalità, che distingue l’essere umano da un oggetto inanimato. Vi è quindi un chiaro parallelismo tra l’attribuzione di mente all’outgroup (teoria della mente, Waytz et al., 2010) e l’attribuzione di umanità (Haslam 2006).

Obiettivo del presente lavoro è quello di proporre il contatto intergruppi come strategia per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup.

Una recente linea di ricerca ha mostrato, infatti, come diverse forme di contatto (dirette, amicizie estese, contatto immaginato) possano portare all’umanizzazione dell’outgroup (per una rassegna di tali studi si veda Capozza, Falvo, Di Bernardo, Vezzali, Visintin, in press.). Nessuno studio comunque ha finora indagato gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente.

Il secondo elemento di novità del nostro lavoro riguarda il fatto di aver ipotizzato una distinzione nella dimensione di experience tra emozionalità primaria ed emozionalità secondaria.

L’agency è stata rilevata attraverso le caratteristiche dell’autocontrollo e capacità di pianificare l’azione, cioè item utilizzati nella ricerca sulla teoria della mente (Waytz et al., 2010), mentre l’experience è stata rilevata mediante emozioni primarie (ad es., provare piacere, rabbia) ed emozioni secondarie (ad es., provare speranza, rimorso) cioè misure utilizzate nel paradigma di Leyens et al. (2007) sull’infraumanizzazione. L’ipotesi è che le amicizie, sia dirette sia estese, aumentino l’attribuzione di mente in entrambe le dimensioni (agency ed experience) e, per l’experience, soprattutto l’attribuzione di emozioni secondarie, cioè emozioni che possono provare solo gli esseri umani (unicamente umane).

Ulteriore obiettivo dello studio era di indagare le meta-attribuzioni di mente.

Riferendoci agli studi sulle meta-attribuzioni (Ames, 2004), abbiamo ipotizzato che esse possano riguardare anche l’attribuzione di mente e cioè la percezione che l’individuo ha di quanto l’outgroup attribuisca all’ingroup stati mentali. Abbiamo ipotizzato, quindi, che il contatto intergruppi possa favorire non solo l’attribuzione di umanità all’outgroup (cioè attribuzione di mente), ma può portare anche alla percezione che l’outgroup riconosca umanità, (cioè attribuisca mente) all’ingroup. Non siamo a conoscenza di studi che abbiano indagato tali meta-attribuzioni di mente e strategie per favorirle.

Si è ipotizzato, infine, che il legame tra contatto (amicizie dirette ed estese) e attribuzione di mente non fosse diretto, ma mediato da fattori sia cognitivi sia emotivi. In particolare, ci siamo riferiti ai recenti studi di Capozza, Falvo et al. (2013) e Capozza, Falvo et al. (2014), che hanno proposto che mediatori di primo livello possano essere l’inclusione dell’outgroup nel sé, le norme dell’ingroup e le norme dell’outgroup, mentre i mediatori di secondo livello, ovvero più vicini alla variabile outcome (umanità/attribuzione di mente), sono invece le emozioni intergruppi, cioè ansia, empatia e fiducia. La ricerca (Pettrigrew & Tropp, 2008) ha chiaramente mostrato come, sia fattori cognitivi sia emotivi, siano variabili importanti nello spiegare il processo attraverso il quale il contatto intergruppi porta alla riduzione del pregiudizio e all’umanizzazione dell’outgroup (si veda il Capitolo 2).

Abbiamo verificato questi effetti di doppia mediazione applicando modelli di equazioni strutturali con variabili latenti (LISREL 8, Jöreskog & Sörbom, 2004).

Si è indagato il rapporto intergruppi Settentrionali/Meridionali esaminando partecipanti settentrionali, studenti dell’Università di Padova, ai quali è stato somministrato un questionario in sessioni collettive.

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

 

Strategie di riduzione degli effetti negativi delle meta-attribuzioni intergruppi

Strategie di riduzione degli effetti negativi delle meta-attribuzioni intergruppi

 

Come si è visto nel Capitolo 2, l’ansia intergruppi è un mediatore nella relazione tra contatto intergruppi e atteggiamento verso l’outgroup (Brown & Hewstone, 2005): il contatto risulta avere effetti positivi nella misura in cui esso riduce l’ansia, che è strettamente legata non solo alla familiarità con l’outgroup ma anche alle meta-attribuzioni su di esso. Frey e Tropp (2004) si concentrano sul ruolo delle meta-attribuzioni nel capire quali strategie possono essere efficaci nel rendere il contatto intergruppi un’esperienza che influisce positivamente sugli atteggiamenti verso l’outgroup, soffermandosi in particolare su come queste strategie influenzano le meta-attribuzioni piuttosto che su come possano essere usate per migliorare gli atteggiamenti intergruppi. Essi individuano tre strategie principali per migliorare le meta-attribuzioni: minimizzare la salienza dell’appartenenza al gruppo, modificare l’attribuzione di prototipicità e ristrutturare la relazione intergruppi.

La prima strategia consiste nel minimizzare la salienza dell’appartenenza di gruppo durante l’interazione, basandosi sull’ipotesi che la dissimilarità percepita con l’outgroup cresce con tale salienza, e che ciò porta ad una meta-attribuzione negativa. Ciò permette alla persona di aspettarsi di esser visto come individuo anziché come membro del gruppo, incoraggiando la presunzione di similarità con l’outgroup e quindi l’utilizzo della proiezione di se stessi nella formazione della meta-attribuzione e non degli stereotipi (Kenny & DePaulo, 1993).

Inoltre, minimizzare la salienza riduce l’ansia intergruppi facendo percepire alla persona di essere più vicino ad un contesto intragruppo piuttosto che intergruppi. Questa strategia ha però alcune limitazioni: innanzitutto, se i gruppi sono visivamente distinguibili (es. gruppi razziali), anche tendando di ridurre la salienza dell’appartenenza, i membri continueranno ad essere consapevoli delle differenze reciproche, credendo di essere comunque percepiti in termini di appartenenza al proprio gruppo. Inoltre, anche se si riuscisse a ridurre questa salienza, si avrebbe un potenziale miglioramento nelle meta-attribuzioni dei membri individuali dei due gruppi, ma gli effetti generali sulla meta-attribuzione futura dell’intero outgroup sarebbero limitati.

La seconda strategia mira invece ad alterare il grado in cui le persone sono percepite come prototipiche del proprio gruppo. La ricerca sulla tipicità suggerisce che un contatto positivo con un membro prototipico dell’outgroup può portare ad atteggiamenti positivi verso l’intero outgroup (Ensari & Miller, 2002). Però, in particolare durante le fasi iniziali del contatto, l’aspettarsi di essere visti come membri tipici dell’outgroup può aumentare il sentimento di ansia intergruppi. Di conseguenza, se si riuscisse a motivare le persone in modo che esse non sentano di essere percepite dall’outgroup in maniera prototipica (ad esempio facendole allontanare dagli stereotipi negativi del proprio gruppo, o facendo sì che convincano l’outgroup che questi stereotipi non appartengono anche a loro) si avrebbe una notevole riduzione dell’ansia intergruppi, ed un corrispondente miglioramento delle meta-attribuzioni.

Anche questa strategia mostra delle limitazioni: il contesto sociale spesso impedisce questo cambiamento della rappresentazione di se stessi agli altri. Ciò, quindi, fa convincere le persone che la percezione da parte dell’outgroup non può essere modificata, li credere incapaci di modificare l’impressione che danno di loro e, addirittura, aumenta in alcuni casi l’ansia intergruppi (Shelton, 2003).
Relativamente alla terza strategia, cioè la ristrutturazione delle relazione intergruppi , assumendo che le persone si aspettano, in generale, di essere accettate e viste in modo favorevole dai membri del proprio gruppo (Krueger, 1996) e, di contro, di essere respinte o valutate negativamente da quelle dell’outgroup, Frey e Tropp (2004) evidenziano che il modo più efficace per migliorare le meta-attribuzioni intragruppo e convertirle in effetti positivi generalizzati verso l’intero outgroup è quello di far sì che le persone credano di essere percepite dai membri dell’outgroup in maniera analoga a quanto farebbero i membri dell’ingroup. Questa strategia, oltre ad indurre un cambiamento positivo nelle meta-attribuzioni, sarebbe persistente anche con elevata salienza dell’appartenenza di gruppo ed in presenza di membri prototipici, perché porterebbe ad una minor percezione di contrapposizione tra i gruppi.
Nel dettaglio Frey e Tropp (2004) suggeriscono alcune strategie di ristrutturazione della relazione intergruppi che sono già state trattate nei primi due capitoli, evidenziandone però gli effetti sulle metapercezoni piuttosto che sull’atteggiamento generale verso l’outgroup. La prima di queste, coerente con il modello dell’identità comune dell’ingroup (Gaertner & Dovidio, 2000) consiste nel creare una categoria sovraordinata che contenga entrambi i gruppi, facendo sì che le persone non si percepiscano più come membri di gruppi diversi ma abbiano un’appartenenza condivisa al gruppo sovraordinato: in questo modo, le persone si aspetterebbero di essere viste dai membri dell’outgroup in maniera analoga a quanto farebbero i membri del proprio ingroup, portando quindi a meta-attribuzioni più positive e ad una minore ansia intergruppi.

La seconda strategia descritta si basa sul contatto, in particolare le amicizie intergruppi, cioè sulla connessione psicologica che emerge quando si creano delle relazioni strette che superano i confini di gruppo (Paolini, Hewstone, Cairns & Voci, 2004), e attivano meccanismi come l’IOS: in questo caso, ai membri dell’outgroup vengono garantiti gli stessi benefici tipicamente garantiti a sé ed ai membri dell’ingroup, i confini di gruppi diventano permeabili ed emerge un senso di interconnessione tra ingroup e outgroup. Oltre a migliorare gli atteggiamenti intergruppi in modo diretto, questo senso di connessione induce una meta-attribuzione positiva, che a sua volta incoraggia ulteriormente questo cambiamento negli atteggiamenti. In particolare, relazioni strette come le amicizie cross-group dirette, ma anche quelle estese, sono un fattore critico nel minimizzare l’ansia delle future interazioni cross-group, che a sua volta funge da mediatore nella relazione tra amicizia cross-group e atteggiamenti positivi verso l’outgroup.

Per concludere, gli autori prospettano studi futuri sul legame tra la riduzione dell’ansia nelle amicizie cross-group e le meta-attribuzioni conseguenti, e tra il miglioramento di quest’ultime e lo sviluppo di atteggiamenti intergruppi positivi.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa