Presentare il counseling organizzativo in azienda

COME DEVESSERE PRESENTATO IL COUNSELING ORGANIZZATIVO IN AZIENDA

 

Proporre un percorso di counseling ad un’azienda potrebbe avere per questa, lo stesso significato che avrebbe la proposta di mandare il personale dell’azienda sul lettino di uno psicologo. Se l’affermazione ha sapore di provocazione, il succo è che l’impresa abituata a ragionare su numeri, obiettivi e risultati, di fronte all’idea di una consulenza che integri gli aspetti tecnici con quelli emotivo-relazionali si percepisce maggiormente vulnerabile e pertanto esprime perplessità, dubbi, scetticismo, in una sola parola chiusura.

Si tratta di segnali che evidenzino resistenza e difese nei confronti di una proposta consulenziale che accompagna l’azienda ad esplorare le relazioni umane e i processi emozionali consci e soprattutto insconsci, in gioco, per favorire spazi di riflessione orientati all’azione.

Il modo migliore per affrontare e superare tali barriere consiste nell’avvicinarsi all’azienda in due modi:

Definire/utilizzare un linguaggio condiviso: s’intende inquadrare il counseling da un punto di vista teorico, applicativo, evidenziandone il funzionamento, i vantaggi per gli individui e per l’azienda, cercando di sviscerare tutte le perplessità, gli eventuali timori e di trovare quindi un terreno comune di lavoro tra committenza e counselor.

Concentrarsi sulla dimensione tecnico operativa: s’intende da un lato prendere le mosse a partire dal problema strategico e/o lavorativo che l’azienda manifesta per poi integrare la sfera relazionale e dall’altro operazionalizzare definendone gli obiettivi, le metodologie quantitative e qualitative, i momenti di supervisione, le tempistiche, i risultati che ci si prefigge raggiungere e i clienti che partecipano/usufruiscono dell’intervento medesimo.

E’ di fondamentale importanza che l’azienda si senta presa in carico innanzitutto rispetto al bisogno di cui si fa portatrice, usufruendo, in tal senso, anche di apporti di consulenza specialistici, e, nel prosieguo dell’analisi del problema, si approfondisca, con la medesima, la richiesta avanzata per valutare se e quali altre criticità questa nasconde o ha in sé. Proporre  un percorso di counseling impone delle sfide non solo all’azienda, che si trova ad affrontare un approccio consulenziale nuovo, ma, anche per il counselor che deve, innanzitutto, conquistare la fiducia della committenza, mediando tra le esigenze di quest’ultima e le richieste espresse dai benefici effettivi dell’azione, tra la produzione di risultati concreti e il perseguimento di risultati intangibili e non immediatamente visibili.

In specifico le sfide che gli si pongono davanti sono sia di tipo relazionale (mantenere i confini e contemporaneamente la confidenzialità, assumere ruoli diversi a seconda della tipologia del cliente), professionali (evitare di farsi condizionare dal “fallimento” di alcuni casi, non farsi isolare, accettare che per rendere compatibili gli obiettivi dell’organizzazione con quelli del counseling è richiesta una continua negoziazione), produttivi (dare risultati, generare un feedback positivo sull’organizzazione che ne influenzi l’autoimmagine).

© “Il Counseling ed il bilancio di competenze in azienda. Ipotesi di una sinergia professionale orientata alla persona e al business” – Dott.ssa Camilla Girelli