Origini e sviluppi del lavoro flessibile: una storia di mutamenti

Origini e sviluppi del lavoro flessibile: una storia di mutamenti

Se si fa riferimento a studi pubblicati in letteratura, l’origine del lavoro temporaneo è attribuibile all’inizio degli anni ’80, anni che vedevano un moderato sviluppo della diffusione del lavoro part-time; già dal 1982, anno di pubblicazione di “Part-time workers as missing persons in organizational research”.

Gli studiosi Roberts e Rotchford diedero grande importanza allo studio dello sviluppo delle carriere dei lavoratori part-time, di quelle dei temporanei e di coloro che erano generalmente definiti lavoratori “non permanenti”.

Il crescente interesse nei confronti dell’occupazione di tipo flessibile è stato determinato dall’aumento dei lavoratori a tempo parziale e dal dilagare dei contratti cosidetti atipici.

La diffusione del lavoro flessibile si assestava attorno al 20% rispetto alla manodopera totale negli Stati Uniti negli anni ’80 (Tilly, 1991). Gli studi inerenti i lavoratori temporanei al tempo affrontavano per lo più le problematiche legate all’attività lavorativa (per esempio Jacofsky e Peters, 1987; Wakefield ed altri, 1987).

Già agli inizi del 1990 era stata sottololineata l’esigenza di spostare il focus di studio verso l’analisi del lavoro temporaneo dedicando al fenomeno maggiore specificità e peso; gli impiegati con contratti flessibili poi, mostravano una forte eterogeneità al loro interno (si parla delle differenze che intercorrono tra part-time, a contratto determinato, operai stagionali, operai assunti tramite agenzia) (Feldman and Doerpinghaus, 1995) e ciò avrebbe dato vita a studi parcellizzati, specifici, diversificati, aspetto per aspetto.

L’eterogeneità del lavoro flessibile era così grande che le differenze all’interno della popolazione con contratti flessibili necessitavano di essere esaminate all’interno di un fenomeno indipendente che differisse dallo studio del lavoro fisso (Feldman 2006).

La metà degli anni ’90 segnò un periodo di enorme crescita per quanto riguarda il numero di lavoratori flessibili, tanto da costituire una vera e propria evoluzione storica della vita lavorativa nel mondo occidentale.

Le attuali previsioni sullo sviluppo del lavoro temporaneo annunciano che il trend di crescita  rimarrà pressoché stabile o aumenterà in maniera moderata (Campbell and Burgess 2001).

Dalla pubblicazione di Feldman (1990), la natura dell’occupazione contingente è cambiata nuovamente (Connelly e Gallagher, 2004; Di Natale, 2001; Thorsteinson, 2003).

Negli anni ’90 gli impiegati che avevano un contratto part-time ed erano considerati come i più flessibili sul mercato del lavoro, tendevano generalmente a lavorare presso uffici di collocamento, 2/3 di questi era impiegato nelle vendite al dettaglio o nelle catene di fast food.

Attualmente esiste una percentuale sempre più alta di lavoratori a tempo parzialee a tempo determinato che non viene retribuita e che lamenta problemi con il proprio capo per motivi di carattere economico (Feldman 2006), a dimostrazione di un inasprimento in termini remunerativi delle condizioni di lavoro per i flessibili.

Ad oggi, i lavoratori flessibili stanno operando sempre di più all’interno di occupazioni tradizionali nelle quali affiancano i lavoratori fissi ricoprendo mansioni simili e con i medesimi orari di lavoro. La differenza è spesso rintracciabile nella livelli di retribuzione tra fissi e flessibili, i secondi percepiscono salari inferiori ed evidenziano una minore percezione di job security rispetto ai fissi.

I turni e gli orari di lavoro inoltre, risultano spesso molto flessibili e vengono svolti anche a tutte le ore della notte e del giorno da parte dei lavoratori temporanei (Cappelli e Neumark, 2003), cosa che non accade per chi è assunto a tempo indeterminato.

La maggior parte degli studi sugli effetti del lavoro temporaneo è di natura sia empirica che teorica e si rifà a modelli teorici che spiegano atteggiamenti, benessere e comportamento dei lavoratori permanenti (De Cuyper e altri 2008).

De Cuyper e collaboratori (2008) sottolineano come la diffusione del lavoro flessibile non sia stato un processo di cambiamento promosso e portato avanti dai lavoratori in modalità bottom-up bensì il cambiamento si è innescato a livello macro, in seguito allo stravolgimento del mondo del lavoro in Europa e nel mondo. L’incremento dei lavori  temporanei non è stato un processo iniziato e desiderato dai lavoratori, i quali attualmente si attendono alle condizioni dettate dalle organizzazioni.

Il lavoro ha attualmente un forte impatto sull’individuo per quanto riguarda i livelli di stress prodotti, di job strain e di minaccia al benessere psico-fisico in generale, tali evidenze sono emerse progressivamente negli anni e in concomitanza con la diffusione del lavoro flessibile (De Cuyper e coll. 2008).

E’ proprio questo che ha portato le ricerche a concentrarsi sulle attitudini, sul benessere e sul comportamento dei lavoratori temporanei e ad analizzare in maniera empirica il mondo lavorativo partendo da processi ben conosciuti in letteratura che fanno riferimento ad esempio alla Social Comparison Theory e alla Social Exchange Theory (De Cuyper e altri 2008).

 

Lavoro flessibile e job insecurity: l’incertezza lavorativa avanza alla luce di un fenomeno eterogeneo – © Dr. Pierluigi Lido