Mobbing, i resoconti: la persona si racconta

Mobbing, i resoconti: la persona si racconta

“Dare voce alla persona vessata” è quanto si prefigge di fare De Felice tramite il  sostegno psicologico fornito alla persona; oltre al colloquio, viene chiesto al vessato di riportare sottoforma di resoconto scritto la propria situazione lavorativa e i relativi disagi affrontati in modo dettagliato.

Il rapporto di quanto accade sul luogo di lavoro è un ulteriore sostegno per la persona che decide di migliorare  la propria condizione e che vuole trovare una soluzione. Il resoconto è uno strumento qualitativo utile che permette alla persona di fare il punto della situazione e di raccogliere cronologicamente quanto accaduto nell’ambiente lavorativo; infatti, oltre a scrivere un “diario” contestualizzato, la persona può riportare esempi concreti di atti vessatori realmente accaduti, i nomi degli aggressori e di chi ha assistito.

 

Questa operazione risulta necessaria non solo ai fini personali: riportare i nomi dei testimoni che hanno assistito ai fatti può essere utile allo scopo di intentare un’azione legale contro il mobber.

“La raccolta dei dati” da parte del mobbizzato, è una sorta di raccolta delle prove dell’atto vessatorio e dei protagonisti che lo riguardano, riportare giornalmente l’evoluzione del processo consiste anche nel trascrivere la singola frase o parola che il mobbizzato ritiene offensiva e aggressiva.

Nei resoconti vengono riportate le sensazioni, le perplessità e i dubbi che assillano la persona vessata, la quale si ritrova a dover affrontare in alcuni casi patologie fisiche, psichiatriche e psicosomatiche.

I resoconti vertono proprio sugli elementi descrittivi dell’ambiente lavorativo e sulle conseguenze che legano la persona ad uno stato di angoscia e depressione.

Lo scontro che si viene a creare fra la persona mobbizzata e l’ambiente sfavorevole assume connotazioni diverse a seconda della situazione osservata, punto focale è la posizione di inferiorità che il vessato si trova improvvisamente ad occupare e dalla quale si rende conto di non poter far niente.

I racconti forniti all’attenzione di De Felice sono parte integrante di questo studio; come vedremo nel capitolo a seguire viene svolta un’analisi tramite il programma ATLAS.ti , che mira ad ottenere un quadro dettagliato di come viene agito il mobbing dal punto di vista del mobbizzato.

 

“Il lavoro che (non) fa per te”. Il disagio nelle relazioni lavorative: un’indagine psicosociale sul territorio di Venezia –  © Maurizio Casanova