La testimonianza e i fattori di influenza

La testimonianza e i fattori di influenza

Su autorizzazione dell’autrice Dott.ssa Chiara Vercellini, tratto da http://www.psicologiagiuridica.com/


La testimonianza 

Il processo testimoniale è un evento complesso che consiste nell’esposizione e nella rappresentazione dei fatti vissuti, osservati, o riferiti (Lavorino, 2000). Questo processo si verifica attraverso quattro funzioni psicologiche di base: la fissazione, che è quello stadio in cui lo stimolo arriva al sistema nervoso centrale; la ritenzione, che consiste nella conservazione dello stimolo così percepito; la rievocazione, cioè il richiamare alla memoria il materiale ritenuto ed infine, il riconoscimento, cioè l’identificazione di tale materiale.

Schacter (1996) sostiene che il processo di codifica e il ricordo sono inseparabili, poiché “si ricorda soltanto ciò che si è codificato e ciò che viene codificato dipende da chi siamo, dalle nostre esperienze passate, dalle nostre conoscenze, dai nostri bisogni”.

I fattori di influenza

La testimonianza dipende dalla memoria e da molti altri fattori, meccanismi e processi psicologici, sia esterni che interni al soggetto, i quali possono distorcerne il contenuto, in misura più o meno rilevante (Rossi, 2005). Esserne a conoscenza è l’unico modo per eliminarli o ridurli o, quanto meno, tenerne conto nella valutazione della testimonianza.

Schematizzando (Gulotta, 2008), si può dire che essi possono essere così suddivisi:

    • durante la codifica: la durata dell’esposizione, la qualità percettiva dell’evento, la distintività dell’evento, l’attenzione allocata, l’intenzionalità della memorizzazione, la profondità dell’elaborazione, i processi costruttivi, lo stress e gli stati emotivi;
    • durante l’immagazzinamento: il passaggio del tempo dalla percezione all’evento, l’organizzazione gerarchica, le ripetute narrazioni e rievocazioni dell’evento, le informazioni successive alla codifica dell’evento, l’impianto di false memorie, gli indizi per il recupero, il contesto, i processi ricostruttivi;
    • durante il monitoraggio: il contenuto della memoria, la fluidità percettiva, la fluidità di richiamo;
    • durante il controllo: la motivazione e i fattori pragmatici, la formulazione delle domande, l’utilizzo di domande suggestive, la rievocazione e il riconoscimento, la sensibilità al controllo, lo stato mentale.

Lavorino (2000), d’altra parte, sostiene che gli elementi discriminanti della testimonianza sono sette e che essi devono essere valutati e considerati:

    1. l’errore di memoria o altre condizioni psico-fisiopatologiche: è sufficiente un’interferenza o un’alterazione in una fase della memoria perché essa venga distorta
    1. l’inadeguatezza percettiva: per fattori fisici, fisiologici o cognitivi
    1. la distorsione causata dalle variabili soggettive: aderenza alla realtà; soggetto suggestionabile; assenza o presenza di patologie di varia natura; caratteristiche delle singole culture, razze o genere; capacità cognitiva; capacità espressiva e del linguaggio; capacità ed efficienza mestica; coinvolgimento personale ed emotivo nel fatto criminoso; coinvolgimento personale nell’indagine, in quanto schierato o con pregiudizio; efficienza dell’organismo nell’ambito delle attività fisiche e psichiche; motivazioni della testimonianza e ruolo nella vicenda; resistenza allo stress fisico e psicologico; tipo di personalità e sicurezza personale
    1. le variabili del percorso testimoniale: azioni esterne, eventi casuali, eventi interconnessi, eventi obbliganti, eventi del procedimento investigativo e giudiziario, scambio di idee e considerazioni con terzi, possibilità che le variabili ambientali post testimonianza possano aver interferito sulla testimonianza stessa e quindi averla distorta (azione dei media, presa d’atto delle implicazioni, conseguenze sugli altri e sui rapporti con gli altri, effetti di feed-back, effetti sulle relazioni familiari e sociali, variazioni dello stile di vita)
    1. le variabili del contesto: il contesto (ambiente, territorio, posizione, atteggiamenti, comportamenti, metodiche interlocutorie, clima psicologico, ecc) in cui avviene la testimonianza; l’obbligo civico e legale di non tacere o omettere nulla e “di dire tutta la verità”, con il conseguente bisogno del teste di voler dare l’impressione di essere attendibile e credibile; l’obbligo di non dire cose contrastanti con ciò che è già stato assodato e che è agli atti (il timore di contrastare con le tesi investigative); la minaccia della sanzione o di una persecuzione da parte dell’autorità; l’impegno sociale e civico che contrasta con la mentalità, le tradizioni e l’ideologia del soggetto; la responsabilità sociale e legale; le conseguenze penali, sociali, economiche e psicologiche sugli altri di quel che si dichiara; le reazioni dell’ambiente familiare, di lavoro, di amicizie e di interessi
    1. la tipologia della menzogna: può essere causata da fattori psicologici, fattori evolutivi, fattori socio-culturali, come,per esempio, ammettere un’emozione indicandone una falsa causa al fine di sviare i sospetti, esporre la verità in maniera così esagerata o umoristica con lo scopo di trarre in inganno il destinatario, dissimulare a metà ammettendo solo una parte di verità per sviare l’interesse dell’interlocutore da ciò che viene celato, dire la verità ma in modo da lasciare intendere l’esatto contrario
    1. la possibilità di bugia psicopatologica o mitomania: il bugiardo patologico è un soggetto insicuro che, per gestire la relazione con l’altro, può agire solo in termini fantastici alterando la realtà dei fatti: si parte dal semplice nevrotico fino alla patologia grave, che compromette la capacità di discernimento fra realtà oggettiva e proprie produzioni fantastiche. Il mitomane, invece, altera i fatti con lo scopo di mettersi al centro dell’attenzione, mantenendo, però, intatto il contatto con la realtà.

Riassumendo, si può, quindi, affermare che la qualità della testimonianza dipende dall’interazione tra il contenuto della memoria, il contenuto dell’evento su cui si rendono dichiarazioni e i processi decisionali relativi a cosa, come e perchè si riferisce (Mazzoni, 2003).

 

 

 

© L’assistenza del consulente psicologo alle indagini difensive dell’avvocato: l’esame testimoniale – Dott.ssa Chiara Vercellini