La misurazione dell’intelligenza

La misurazione dell’intelligenza

Gli strumenti di valutazione intellettiva più in uso sono la Scala Wechsler di Intelligenza per Adulti (WAIS-IV), che comprende 15 subtest che indagano 4 dimensioni (Comprensione verbale, Ragionamento visuo-percettivo, Memoria di lavoro, Velocità di elaborazione); la Scala Wechsler di Intelligenza per Bambini in età scolare (WISC-III); la Scala di Intelligenza Standford-Binet (SC); le Matrici Progressive di Raven, costitute da materiali non verbali che consentono di ottenere una valutazione della funzione cognitiva più affrancata da influenze culturali e linguistiche, rispetto ai materiali verbali; il Test Woodcock-Johnson per le Abilità Cognitive (WJ III); la Scala Differenziale di Abilità (DAS) ed il Sistema di Valutazione Cognitivo (CAS). Nell’area di applicazione della psicologia sociale del lavoro, la Batteria TVA (Test di Valutazione Attitudinale) di Majer, che consiste in prove di ragionamento astratto, verbale e numerico; la BCR (Batterie de Test du Centre de Recherches) di Reuchlin e Valin, che misura il ragionamento nelle forme numeriche, verbali e astratte ed il DAT (Differential Aptitude Test) di Benner, Seashore e Wesman, formato da subtest di ragionamento astratto, verbale, numerico, meccanico e da valutazione di velocità, di precisione e di rapporti spaziali.

I punteggi dei test moderni vengono chiamati deviance QI, quelli più antiquati, basati sull’età, ratio QI. In caso di soggetti dotati di un QI elevato, i ratio QI davano risultati molto più alti del deviance QI. La validità di un test di intelligenza è necessaria al fine di previsione del rendimento. I punti QI devono presentare una correlazione con altri indici di capacità intellettive. Il QI presume un parallelismo fra maturazione biologica e intellettuale che per  non appare regolare, soprattutto in soggetti di età inferiore ai 18 anni. Le critiche all’utilizzo del QI come indice globale, sottolineano il fatto che che questo tipo di strumento trascura il peso dei fattori culturali e di alcuni aspetti della conoscenza.

I test QI definiscono il livello di intelligenza attraverso il confronto dell’esecuzione di un individuo di una certa età con il punteggio medio ottenuto da un gruppo di soggetti che appartengono alla stessa fascia d’età. L’assunto, è che nella popolazione l’intelligenza segua una distribuzione normale. Per standardizzare un test QI è necessario sottoporlo a un campione rappresentativo della popolazione, calibrandolo in modo da ottenere il tipo di distribuzione cercata.  I primi quozienti fondati sull’età, applicabili solo ai bambini, furono sostituiti da una proiezione di punteggio misurato su una curva gaussiana con un valore medio di 100 e una deviazione standard (DS) di 15 (occasionalmente 16 o 24). La versione moderna del QI è la trasformazione matematica di un punteggio medio grezzo che si basa su un campione di normalizzazione (quantile, percentile, rank). Le scale QI sono scale ordinali: una deviazione standard è di 15 punti, due DS sono di 30 e così via. Ci  non implica per  che la abilità mentale presa in esame sia relazionata con il QI in modo lineare, cioè che un QI di 50 significhi che la abilità cognitiva sia metà di 100. I punti QI non sono punti percentuale. La correlazione fra i risultati dei test QI ed i risultati dei test di abilitazione è di circa 0.7.

Circa il 95% della popolazione ha un punteggio QI che va da 70 a 130, risultato che si pone tra due deviazioni standard dalla media. Un punteggio inferiore a 65 indica un soggetto con disabilità intellettuali, un punteggio superiore a 130 una persona intellettualmente dotata (da 145 a 160 persona molto dotata, da 165 a oltre, un genio). Il punteggio conseguito pu  cambiare nel corso della vita dell’individuo.

I moderni test QI sono costituiti da domande che indagano le aree relative a memoria a breve termine, conoscenza lessicale, visualizzazione spaziale e velocità di percezione, richiedono di risolvere un certo numero di problemi in un tempo prestabilito (i test che misurano valori elevati di QI non prevedono limiti di tempo), attribuiscono punteggi a diversi gruppi di problemi (fluidità di linguaggio, pensiero tridimensionale, etc.), assegnano sia un punteggio ad ogni singola prova che al test in toto (il punteggio riassuntivo viene calcolato a partire dai risultati parziali). La analisi fattoriale dei punteggi parziali eseguita su un singolo test QI o eseguita su punteggi provenienti da tipi di test diversi (come lo Stanford-Binet, WISC-R, le Matrici di Raven, il Cattell Culture Fair III, lo Universal Nonverbal Intelligence Test, il Primary Test of Nonverbal Intelligence), dimostra che essi  possono venire descritti matematicamente come la misura di un singolo fattore comune e di fattori specifici di ogni test. Lo studio ha condotto alla teoria che a unificare gli obiettivi dei vari test sia un solo elemento chiamato fattore di intelligenza generale (g). Fattore g e QI sono per il 90% correlati tra loro e vengono spesso usati in modo interscambiabile. I test differiscono l’uno dall’altro più in base a quanto riflettono g nel loro punteggio che di quanto riflettono g in un’abilità specifica o in un fattore di gruppo (come abilità verbali, visualizzazione spaziale o ragionamento matematico). La validità dei test QI dipende da quanto il test coincide con la misura del fattore g, come nelle Matrici di Raven (Neisser, 1997).

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi