La donna killer

La donna killer

Donne che uccidono 
“Il rosa non è altro che un rosso sangue sbiadito da troppi lavaggi”

 
Non tutti gli omicida seriali sono serial killer sessuali. Eppure sembra che l’elemento sessuale- sadico , sia in qualche modo giustificativo e peculiare dell’appellativo di serial killer.
Le ricerche in campo criminologico, solitamente, tendono a sottostimare l’entità dell’omicidio seriale femminile. Principalmente perché molti autori, sono propensi a credere che non esistano donne serial killer, se il movente sessuale, e la manifestazione di più perversioni, sono assenti. Perciò se viene a mancare l’elemento di sadismo nell’omicidio seriale femminile, la donna non viene considerata serial killer, ma piuttosto un “assassina multipla“.
Questa discriminazione terminologica, è in perfetta linea con la teoria psicoanalitica freudiana riguardo la sessualità di genere.
Secondo tale prospettiva, gli uomini presentano, rispetto alle donne, la maggior parte delle devianze sessuali, almeno nelle forme più estreme e questo può essere attribuibile ad una presunta maggiore vulnerabilità dell’uomo riguardo alla propria identità di genere, e ad un minor controllo delle pulsioni sessuali.
Del resto, il comportamento delle donne serial killer sembra avere connotazioni differenti ed essere fenomeno meno dipendente da problematiche riguardanti la sfera sessuale.Non solo. Il minor grado di aggressività sadica nelle assassine, è anche riconducibile al tipo di cultura femminile, in cui manifestazioni di rabbia e violenza sono scoraggiate,e alla relativa assenza dell’ormone maschile legato all’aggressività, il testosterone.
In effetti, a differenza degli uomini, le cause scatenanti il comportamento omicidiario seriale femminile sembrano essere altre, come il denaro, la gelosia, la vendetta, il potere/dominio.
Per cui, possiamo asserire che la maggior parte delle donne sia estranea all’esperienza di fantasie omicide sessualmente sadiche, mentre agisce per motivazioni economiche o di potere.
Le assassine seriali, spesso, riescono a portare avanti per anni la catena di omicidi. Mediamente uccidono ogni otto anni, il doppio del tempo rispetto agli uomini. La scelta delle armi, l’accurata selezione delle vittime e una pianificazione metodica dei delitti volta a simulare una morte naturale, sono tutti elementi che, combinati con una forte resistenza culturale e sociale che nega l’esistenza dell’omicidio seriale femminile, sono alla base di questa loro maggiore longevità. Mentre gli uomini scelgono vittime sconosciute, le donne prediligono vittime con le quali hanno qualche tipo di rapporto: mariti, amanti, genitori, figli, parenti e conoscenti,  vengono uccisi prevalentemente con modalità sedentarie, cioè nell’abitazione stessa dell’assassina, o sul posto di lavoro, spesso in case di cura, ospedali e altri luoghi chiusi.
Non si notano comportamenti predatori nei confronti delle vittime. Manifestazioni di overkilling,ovvero mutilazioni, smembramenti o aggressioni sessuali, risultano quasi sempre assenti. Alcune donne fanno eccezione e i loro omicidi possono raggiungere notevoli livelli di brutalità che li avvicinano a quelli maschili. In Italia, Leonarda Cianciulli tagliava a pezzi i corpi delle donne uccise, e ne fabbricava delle saponette e dei dolcetti da offrire agli ospiti. In effetti, l’uso di modalità più violente, caratterizza sempre di più gli omici seriali femminili, anche se l’arma preferita rimane il veleno.
Esaminando la casistica internazionale, si notano degli elementi che accomunano le storie di vita delle assassine seriali. La provenienza da “famiglie multiproblematiche“, episodi di abuso durante l’infanzia, uno sviluppo molto intenso e precoce della sessualità, accompagnata ad una personalità aggressiva, violenta e bisognosa di dominare gli altri.
La classificazione di Kelleher individua le principali tipologie di donne killer:

la vedova nera: si tratta di una donna che di solito, uccide sistematicamente membri della famiglia. È la più attenta e metodica delle assassine, spesso, c’è un interesse economico. La “vedova nera” tipica inizia ad uccidere in età matura, è molto intelligente, manipolativa, estremamente organizzata e paziente. Gli omicidi sono, di solito, perpetrati in un periodo di tempo molto lungo ed è difficile che venga sospettata;
l’angelo della morte: è una donna che uccide sistematicamente le persone che sono affidate alle sue cure o delle quali, comunque, si deve occupare per qualche motivo. La spinta principale sembra essere il suo Io onnipotente e il suo bisogno di dominio. È ossessionata dal bisogno di controllare le vite delle persone di cui si occupa.
la predatrice sessuale: è il tipo più raro di assassina seriale, agisce da sola e sceglie le proprie vittime in base al sesso. Il movente principale è di natura sessuale. Probabilmente, col passare degli anni, questa tipologia di assassine seriali è destinata ad aumentare e ci sarà un progressivo avvicinamento delle modalità femminili a quelle maschili, fenomeno che, in qualche misura, è già avviato;

la vendicatrice: di solito uccide i membri della sua stessa famiglia per motivi di gelosia o di vendetta.
assassina per profitto: uccide sistematicamente le vittime durante la commissione di altre attività criminali oppure per un guadagno economico, agisce da sola e non è assimilabile alla “vedova nera”, poiché concentra  l’energia distruttiva su vittime estranee alla sua famiglia.
l’assassina in gruppo: uccide con altre donne o con uomini e i suoi omicidi, brutali e solitamente, di natura sessuale;
l’assassina psicotica: uccide in risposta ad un delirio interiore accompagnato da allucinazioni. Gli omicidi sono commessi in modo casuale, senza movente chiaro ed in presenza di effettivi disturbi psicologici nell’assassina.
Fin dai tempi più remoti,ed ancora oggi è difficile pensare alla delicatezza della figura femminile, e associarla alla mostruosità di tali azioni. Eppure, casi come la famosa “saponificatrice di Correggio” e Aileen Wourmos, fanno sicuramente avvertire l’esigenza di una rivalutazione della donna nel’ambito dell’omicidio seriale.

 

 

© La Donna Killer – Dr.ssa Federica Falco