La depressione sul lavoro

La depressione sul lavoro

 

Una breve panoramica sul fenomeno della depressione lavoro-correlata e sulle sue cause.

La depressione in Europa è tra le principali cause di astensione dal lavoro, e dunque è importante prenderla in esame quando si trattano i problemi che possono influire sulle performance delle risorse umane in una azienda. Le percentuali più alte di questo disturbo si riscontrano tra le donne (due volte più colpite rispetto al sesso forte), anche se la “malattia” è abbastanza frequente anche tra gli uomini, e la prima insorgenza di un episodio depressivo è più frequente nell’età giovane (dai 20 ai 30 anni).

In Italia, secondo uno studio condotto nel 2012, il 12% dei lavoratori soffre di forme di depressione più o meno accentuate (in difetto rispetto alla media europea, pari al 20% del totale dei lavoratori), dato che si traduce, tra le altre cose, in una media di 23 giorni annui di assenteismo sul lavoro correlato al “mal di vivere”. Questo fenomeno in qualche modo “di massa” è in un certo senso anche “paritario”, poiché colpisce le figure lavorative più varie, qualunque sia il loro grado o posizione ricoperta.

Ma di cosa si tratta? A parole semplici, si può dire che la depressione è una forma di alterazione dell’umore verso forme di profonda tristezza, con riduzione dell’autostima e bisogno di autopunizione. Anche se “su carta” la depressione è una patologia vera e seria, nella quotidianità non è ancora accettata come tale, ed un quarto dei lavoratori malati sceglie di non palesarla in ambito lavorativo per la paura che l’impatto sociale del problema possa compromettere il mantenimento del posto di lavoro. La depressione è inoltre spesso correlata a tutta una serie di altri disturbi, quali attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, anoressia nervosa, bulimia nervosa,  disturbi borderline della personalità; queste situazioni, come ovvio, aggravano le condizioni di disagio e/o inadeguatezza sul lavoro.

Gli effetti della depressione sulla persona che ne è affetta incidono sensibilmente sulle performance lavorative del soggetto, scatenando comportamenti come un perenne senso di colpa, deprezzamento di sé (e dunque poca fiducia in ciò che si fa), isolamento (e dunque incapacità di comunicazione e di lavoro in team).

Diverse tipologie di disturbi influiscono sulla vita lavorativa:

    • disturbi somatici e neurovegetativi: insonnia (con conseguente diminuzione dell’energia e dell’attenzione disponibili durante il giorno), diminuzione dell’interesse (e crollo della motivazione per il lavoro);
    • disturbi dell’affettività: perdita dell’interesse per la vita (quindi perdita di scopo sul lavoro), senso di colpa, inibizione del pensiero e perdita di iniziativa (e dunque crollo di creatività, problem solving, ecc…), autodisprezzo.

I disturbi depressivi derivano da componenti sia biologiche che sociali e relazionali; in particolare, per quanto riguarda la sfera lavorativa, la depressione è favorita dalla mancanza di supporto sociale e da un clima lavorativo ostile; gli ambienti lavorativi tendono ad essere sempre più competitivi ed ansiogeni, lasciando terreno fertile allo sviluppo del disturbo e aggravandolo nel caso sia già presente in un soggetto.

Inutile dire che situazioni relazionali od organizzative non corrette come mobbing (insieme di attività ad alto contenuto persecutorio reiterate nel tempo ed in continua progressione verso un soggetto), straining (situazione di stress forzato in cui la vittima subisce almeno una azione dalla durata costante a cui consegue un effetto negativo nell’ambiente lavorativo), burn out (esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni di aiuto), stalking occupazionale (forma di stalking la cui effettiva attività persecutoria si esercita nella vita privata della vittima, ma la cui motivazione proviene dall’ambiente di lavoro) e stress lavoro-correlato (evento psicosomatico scatenato da sollecitazioni provenienti dall’ambiente lavorativo)  rendono terreno fertile allo sviluppo del fenomeno.

Oltre che dai succitati elementi, la depressione può essere causata anche da eventi scatenanti (ed in questo caso si parla di depressione reattiva): l‘insuccesso nell’affermazione, la frustrazione delle proprie aspettative (magari riguardo una promozione tanto desiderata), un trasferimento non voluto.

Altri fattori tipici dei tempi che corrono che favoriscono il fenomeno sono:

    • la precarietà, e dunque la mancanza di sicurezza nell’impiego;
    • un utilizzo sempre più massiccio dei mezzi tecnologici, come ad esempio i computer, che portano ad instaurare rapporti virtuali;
    • una forte diminuzione del tempo disponibile per la famiglia e per gli affetti legata all’orario unico che troppo spesso si protrae fino alle ore serali per tutte le persone “in carriera”;
    • il cambiamento della cultura dominante (es. l’acquisizione dell’organizzazione da parte di una nuova compagnia).

I soggetti più a rischio disviluppare disturbi depressivi sono:

    • quelli che hanno vissuto esperienze traumatiche della prima infanzia;
    • chi lavora in un luogo lontano dal proprio habitat naturale (dove per habitat si intende l’insieme di luogo, aspetti culturali e relazionali del posto di origine);
    • chi ha problemi familiari (dinamiche conflittuali);
    • chi ha aspettative di successo sproporzionate;
    • chi ha già sofferto di tale disturbo; secondo una ricerca italiana condotta nel 2000 da IDEA, Istituto per la ricerca e la prevenzione della depressione e dell’ansia, il 36% di chi è uscito dalla fase acuta depressiva denuncia una difficoltà persistente relativa al reingresso sociale e lavorativo; dello stesso disturbo soffre anche il 23% dei loro familiari. Il 60% dei soggetti usciti dalla depressione trovano difficoltà nei rapporti di relazione con i colleghi.

La depressione sul lavoro, come appena illustrato, è un fenomeno più sviluppato di quanto si creda e percepisca, e dunque è quantomai importante, per la costruzione di un clima organizzativo favorevole e prospero, cercare di ridurre o alienare le cause che potrebbero favorire o scatenare fenomeni depressivi, oltre a monitorare le risorse umane per riuscire ad intervenire su simili problemi il più possibile nei loro stadi iniziali.

Riferimenti

Battista, I., Depressione: tutti i colori del buio, Roma 2002
Cassano, G.B., E liberaci dal male oscuro, Milano 1998
Ciancrini, L., Dalle parole al dolore. La depressione: conoscerla per guarirla,  Como 1996
Ege, H., Oltre il mobbing, straining, stalking ed altre forme di conflittualità sul posto di lavoro, 2005
Ehrenberg, A., La fatica di essere se stessi. Depressione e società, Torino 1999
Kristeva, J., Sole nero. Depressione e malinconia, Milano 1989

www.arealavoro.org
www.depressioneansia.it, luglio 2012
www.esaurimento.it, luglio 2012
ilprofessionistarisolve.tgcom24.it, I lavoratori europei sono depressi e aumentano le assenze al lavoro, novembre 2012
www.ipsico.it, Depressione: sintomi e cura, maggio 2014

© La depressione sul lavoro – Dott.ssa Laura Liguori

 

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