L’immagine dello psicologo

L’immagine dello psicologo (Manieri 1983)

 

Flavio Manieri ha condotto nel 1983 una ricerca su un campione di 300 soggetti di livello sociale e culturale medi, metà residenti al centro-nord e metà al centro-sud Italia. Il fine era di indagare il giudizio dei soggetti rispetto all’immagine che essi avevano della figura del medico, dello psicologo e del filosofo in riferimento al profilo etico, scientifico e della fiducia che in essi ritenevano di poter riporre e dell’immagine fisica e sociale che stimavano fossero più caratteristiche. L’analisi fattoriale evidenzia una accostabilità dello psicologo con il medico, in riferimento alla comune variabile dell’immagine sociale, che esprime gradi di influenza sugli altri, socievolezza, autosufficienza e necessità; ed una maggior estraneità fra la percezione dello psicologo e quella del filosofo. Inoltre per lo psicologo emerge la variabilità legata alla scientificità in termini di razionalità, esattezza, logica e istruzione. Lo psicologo ha ottenuto valutazioni leggermente meno positive del medico per quanto riguarda l’immagine sociale. I risultati sebbene con prudenza, indicano un orientamento positivo della percezione sociale in Italia dello psicologo fra gli operatori sanitari. Questo risultato è in linea con le osservazioni fatte negli Stati Uniti.
The public’s knowledge about psychologists and other mental health professionals (Murstein, Fontaine 1993)
Nell’indagine sull’immagine delle professioni sanitarie mentali, su un campione di Statunitensi adulti del Connecticut,  Murstein e Fontaine nel 1993 identificano nove figure. Il livello di preferenza, affidabilità e competenza percepita tra queste nove figure sono valutate in ordine decrescente di fiducia e apprezzamento: medico, psicologo, sacerdote, psicoterapeuta, consulente matrimoniale, assistente sociale, psichiatra, infermiere psichiatrico, consuelor telefonico.
Determining Stereotypical Images of Psychologists: the Draw a Psychologist checklist (Barrow 2000)
E’ una ricerca sull’immagine stereotipata degli psicologi in un College, principalmente femminile,  negli Stati Uniti: Missouri e in particolare Illinois e Texas. Agli studenti è stato fornito un foglio bianco su cui disegnare lo psicologo al lavoro.
Questa ricerca descrive lo sviluppo di un nuovo strumento per controllare l’affidabilità delle checklist usando un pre-test e un post-test. Il checklist include 3 categorie: l’immagine stereotipata degli psicologi, quella del paziente-cliente e la configurazione dell’ambiente in cui lo psicologo lavora. Cinque attributi stereotipati sono stati scoperti essere significativamente differenti dal pre-test rispetto al post-test: il sesso, lo stare seduti o l’avere le gambe incrociate, l’essere calvo, le immagini non tradizionali come insegnanti, ricercatori o amministratori e alcuni disegni che includevano il tavolo, la scrivania, il laboratorio e le sedie.
Gli stereotipi degli psicologi includono il sesso, gli occhiali, la tazza di caffè, gli appunti, fare domande, l’ascoltare il cliente, stare seduti a gambe incrociate, avere una espressione facciale positiva, essere pelato, il pensare, avere la biro nella tasca della giacca. Gli elementi dell’ambiente lavorativo includevano il divano, il tavolo, la scrivania, le sedie, i libri o i giornali, il titolo di diploma, lo stare vicino alla testa del paziente-cliente, un arredamento minimo essenziale. Nel post test è emerso che gli psicologi sono percepiti come principalmente maschi, seduti o con le gambe incrociate, pelati, che prendono gli appunti, ascoltano il cliente, hanno gli occhiali e una espressione facciale positiva.
Per lo stereotipo dello psicologo sono risultati significativi quattro attributi: alcuni disegni sul post test mostravano lo psicologo come maschio, seduto o con le gambe incrociate, solo quattro erano meno prevalenti nel post test rispetto ai 15 elementi stereotipati. Sebbene in modo non significativo, c’è stata una diminuzione degli elementi stereotipati dal pre test al post test per quanto riguarda gli occhiali, la tazza di caffè, gli appunti, il domandare e l’ascolto. L’aumento dell’elemento, sebbene non significativo, che emerge dal pre test al post test è che lo psicologo indossi il camice.
Quando gli attributi sono stati ordinati dal pre test i sei attributi principali erano in ordine gerarchico: gli appunti, l’ascoltare il cliente, gli occhiali, l’espressione facciale positivo, maschio e altri ruoli non familiari, come insegnante, ricercatore ecc… risultati simili sono stati trovati nel post test, ma l’ordine gerarchico era diverso: appunti, espressione facciale positiva, ascoltare il cliente, gli occhiali, altri ruoli non tradizionali e maschio. Quindi emerge un immagine stereotipata dello psicologo che perdura sia nel pre che nel post test.
Confrontando l’ambiente di lavoro dello psicologo nel pre test e nelpost test emerge una differenza tra l’uso del tavolo, la scrivania, il laboratorio e la sedia. Nel post test sono stati disegnati meno tavoli, scrivanie e sedie. Sebbene non in modo significativo, c’è stata una diminuzione, nel post test nel disegnare il  divano, i libri, il titolo di diploma e lo stare seduto vicino alla testa del cliente. L’unico aumento non significativo era il numero di disegni che mostra lo psicologo seduto vicino alla testa del cliente. Se si ordinano gerarchicamente i risultati del pre test sono: l’ambiente di lavoro sterile, il tavolo o la scrivania, lo stare seduto vicino al cliente, il divano e la poltrona. Nel post test di nuovo emergono gli stessi risultati ma con un ordine diverso: ambiente lavorativo minimale, lo stare seduto vicino al cliente, il tavolo o la scrivania, la poltrona e il divano.
Di nuovo emerge un’immagine stereotipata  dello psicologo al lavoro che persiste.

 

Survevyng psychologists’ public Image with Drawings of a “Typical” Psychologist (Hartwing 2002/2003)

Nel tentativo di valutare l’immagine pubblica dello psicologo in Australia, Hartwing ha selezionato  un campione di adulti rappresentativo dell’area metropolitana del Sud dell’Australia. Ai soggetti è stato chiesto di disegnare una figura di ciò che considerano uno psicologo tipico, al quale si aggiungono una serie di domande per valutare la conoscenza e l’atteggiamento verso lo psicologo e la psicologia. Analizzando i disegni emerge che gli psicologi erano maggiormente considerati di genere maschile, di età media o più vecchi. In termini di genere, più della metà di tutti i disegni dipingono lo psicologo come uomo, solo 1/5 lo dipinge come femmina. Quando gli psicologi sono descritti come maschi la maggior parte gli ha disegnati con il completo elegante e/o la cravatta, mentre solo ¼ mostrano barba o pizzetto. Il fatto che lo psicologo disegnato fosse calvo rappresenta un ulteriore dettaglio ricorrente, sebbene meno comune. Il completo da donna era comune nei disegni dello psicologo come femmina, le quali venivano rappresentate maggiormente con la gonna o un vestito. Sebbene l’età dello psicologo fosse per la maggior parte dei disegni indeterminato, oltre 1/3 dei disegni rappresentavano lo psicologo come di mezz’età o più vecchio. Solo una piccolissima porzione degli intervistati ha disegnato lo psicologo più giovane di mezza età. L’immagine più ricorrente erano di uno psicologo con gli occhiali, con quasi la metà di tutti i disegni che dipingono lo psicologo che indossa gli occhiali. Altre immagini ricorrenti riguardano l’ambiente di lavoro dello psicologo come la scrivania, il portadocumenti, il taccuino per prendere nota, il divano, i libri o la libreria e i certificati appesi alla parete. La descrizione è più che altro una collezione delle immagini ricorrenti più evidenti nei disegni e non rappresentano un’immagine tipica in assoluto dello psicologo. Il dato che emerge, come immagine maschile dello psicologo risulta comunque inaccurato in quanto in Australia i ¾ degli psicologi sono in realtà femmine. Un dato che invece corrisponde con la realtà è che la maggior parte degli psicologi sono di mezza età. Il disegno ricorrente degli psicologi che indossano abiti eleganti e occhiali suggerisce che la psicologia è vista come una professione accademica. Il fatto che lo psicologo venga visto come seduto nel suo ufficio rinforza queste impressioni, ma allo stesso tempo rappresenta una visione ristretta della psicologia, in quanto il lavoro dello psicologo comporta anche altri ambiti e ambienti oltre all’ufficio, come ad es. lo psicologo forense, dell’educazione, dello sport.
Un altro studio con percezione simile  risulta dallo studio di Barrow nel 2000, in cui in un college principalmente femminile, Barrow ha scoperto che gli psicologi erano spesso disegnati al lavoro nel proprio studio  e  indossavano gli occhiali.
The Public Image of Psychologists: development and validation of an attitudes toward psychologists scale (Ashton Kathleen, 2001)
Lo scopo di questa ricerca è di valutare l’atteggiamento verso lo psicologo su un campione di 416 studenti universitari. Il confronto tra sesso e gruppo etnico ha dimostrato che gli studenti europei- americani hanno un atteggiamento più positivo verso gli psicologi che gli afro-americani e gli asiatici-americani. In particolare le donne europee americane hanno un atteggiamento più positivo verso gli psicologi che qualsiasi altra combinazione etnica, che di genere. I risultati mostrano che nell’indagine gli studenti hanno un atteggiamento positivo in generale verso lo psicologo, mentre la conoscenza riguardo lo psicologo è debole, con particolari mancanze nella conoscenza della formazione, dei codici etici e dei ruoli degli psicologi.
Il 50% degli intervistati credeva che una laurea di dottorato era necessaria per diventare psicologo, il 24% credeva fosse necessario un master, il 12% una laurea triennale, l’8% una laurea in medicina. Gli intervistati inoltre sottostimavano l’ammontare del tempo che gli psicologi dedicavano alla formazione: il 69% credeva che ci volessero quattro anni o meno se si possedeva una laurea triennale, il 23% dai cinque ai sei anni e il 9% dai sette agli otto anni.
Il dato più preoccupante è che il 58% del campione credeva che le relazioni romantiche con i clienti non fossero proibite dalle organizzazioni professionali degli psicologi.
Il 93% degli intervistati credeva che lo psicologo che esercita dovesse possedere una laurea e il 74% che gli psicologi fossero scienziati. Inoltre l’85% pensava che esistesse una differenza tra psicologo e psichiatra sebbene il 49% credeva che gli psicologi potessero prescrivere medicine per disordini mentali.