Il Word Order in psicologia e l’effetto primacy

Il Word Order in psicologia e l’effetto primacy

Con il passaggio alle lingue romanze, caratterizzate dall’eliminazione dei casi, l’ordine delle parole si trasforma, dunque, presentando schema SVO ed evidenziando maggiormente una forma mentis, una modalità di pensare e ragionare, che prevede che il Soggetto venga presentato prima dell’Oggetto (Tabullo et al., 2012). Si tratta di uno schema tipicamente occidentale che si è riflesso culturalmente nell’interazione tra le persone, adattandosi meglio alla naturale direzione di lettura e scrittura che prevede un andamento che va da sinistra a destra.
Il vantaggio di questa struttura consta nel fatto che i due sostantivi non siano entrambi anticipati al verbo, evitando così fraintendimenti di significato, oltre al fatto che, come già sostenuto in precedenza, si tratta di uno schema che si mantiene coerente con il modo in cui concettualmente ci rappresentiamo le costruzioni transitive attive. Normalmente un’azione si sviluppa nella nostra mente con direzionalità sinistra – destra: il soggetto agente si troverà, dunque, prima dell’oggetto paziente.
Fenomeni come una maggiore attenzione, una facilitazione di memorizzazione (primacy effect), una maggiore accessibilità e recupero in memoria, e una concezione di maggiore agentività (Gernsbacher & Hargreaves, 1988; Carreiras, Gernsbacher, & Villa, 1995; Kim, Lee & Gernsbacher, 2004; Mayberry & Ferreira, 2013) vengono tutti riconosciuti come caratteristiche attribuite all’elemento posto in prima posizione, il quale gode di una maggiore rilevanza piuttosto evidente.
Il primo elemento menzionato all’interno di una frase è quindi quello che viene meglio ricordato, in virtù della maggior attenzione solitamente posta alle prime componenti della frase. Che sia il soggetto, o l’oggetto della frase, il primo elemento gode di un trattamento privilegiato sia in forma scritta che orale.
Attraverso i risultati di numerosi studi, tra cui alcuni che mettono a confronto lo spagnolo e l’inglese (Carreiras, M., Gernsbacher, M.A. 1995), si evidenzia come l’effetto primacy (accessibilità in memoria), permanga sia in casi in cui si tratta di persone, sia quando si tratta di un oggetto inanimato. Si può quindi far riferimento ad una structure building framework , ossia ad un quadro generale che guida strutture e rappresentazioni mentali sotto forma di uno schema a più livelli. Gli elementi prima citati sono più accessibili perché costituiscono la base degli schemi mentali e perché, è proprio attraverso questi che le informazioni successive vengono mappate sviluppando l’intera rappresentazione.

Anche altri psicolinguisti come MacWhinney e collaboratori (1977), infatti, hanno suggerito che gli elementi posti all’inizio della frase giochino un importante ruolo pragmatico, in quanto, servono come punto di partenza sia per la costruzione del messaggio del parlante, sia per la costruzione della rappresentazione dell’ascoltatore.

Questo processo genera ripercussioni anche sulla Perspective-taking : la scelta di un ordine specifico delle parole, nella descrizione di una situazione, porta l’ascoltatore/lettore a focalizzarsi su certi aspetti del discorso, piuttosto che su altri. Con questo, si fa riferimento alla possibilità di dirigere volontariamente il punto di vista adottato dal ricevente nell’interpretazione delle informazioni, attraverso scelte puramente lessicali che, tuttavia, si riflettono a livello mentale.

Sebbene l’ordine soggetto-verbo-oggetto predomini sull’ordine oggetto-verbo-soggetto, questo dato statistico non può essere interpretato meccanicamente. La scelta dell’elemento iniziale, infatti, riflette spesso una strategia comunicativa da parte di chi parla o scrive, che pone all’inizio della frase l’elemento che lui o lei pensa essere il più interessante.
Ad esempio, nella frase di seguito riportata (3), il parlante dà più importanza al tempo di arrivo, mentre nella (4) è l’azione che viene enfatizzata, nella (5), infine, è l’agente dell’azione ad essere sottolineato :

3) A las siete vendra Juan.
Alle sette arriva Juan.

4) Vendra Juan a las siete.
Verrà Juan alle sette.

5) Juan vendra a las siete.
Juan verrà alle sette.

I termini scelti razionalmente (o implicitamente) per occupare la prima posizione, dunque, costituiranno i nodi centrali delle strutture mentali che, completandosi attraverso l’integrazione costante di informazioni in entrata, formeranno le rappresentazioni del concetto in questione. Si tratta di elementi di ancoraggio delle mappe cognitive che forniscono una struttura gerarchica per le rappresentazioni e l’organizzazione dei dati.

In uno dei suoi lavori, Asch (1946) evidenzia inoltre come, nel rapporto con gli altri, pur se di essi conosciamo pochi dati, utilizziamo schemi cognitivi preesistenti, al fine di avere dell’altro una valutazione più ampia. Il primo tratto descrittivo, di una lunga lista, è di quello che maggiormente influenza l’ascoltatore nella formulazione dell’impressione complessiva anche durante interazioni sociali. Probabilmente perché, come già evidenziato in precedenza, al primo elemento viene conferita maggiore importanza (Hamilton & Sherman, 1996). Egli affermava, infatti, che la percezione sociale totale di un’altra persona, non è semplicemente la sommatoria dei singoli concetti utilizzati per definire quella persona, ma è individuabile un’associazione e interazione tra tali concetti.

La realtà (Voci, 2003) non viene registrata nella nostra mente per quella che è, ma viene trasformata, rielaborata e dotata di significato attraverso schemi mentali che, a loro volta, sono influenzati da una combinazione di fattori cognitivi, affettivi e motivazionali. Il processo cognitivo che trasforma e altera la realtà è definito “categorizzazione”: le nostre conoscenze (competenza cognitiva) sono organizzate in modo tale da riflettere le relazioni tra i concetti attraverso un’articolata (e flessibile) rete di significati.

In riferimento a tale fenomeno Asch (1946), seguendo una cornice più ampia, sottolinea l’importanza del concetto di primacy anche nella formazione di stereotipi, focalizzando l’attenzione sui processi di categorizzazione e formazione delle impressioni. Gli stereotipi influiscono sul modo di percepire e interpretare le informazioni che originano la nostra impressione, circa la personalità di chi incontriamo, attraverso processi automatici che tuttavia richiedono inferenze consapevoli. Tutte le informazioni in entrata, vengono dunque filtrate e integrate sulla base di schemi mentali posseduti, al fine di generare un’idea globale ed unitaria, su di cui i dati successivi vengono categorizzati di conseguenza, coerentemente con i precedenti.
Il processo di formazione delle impressioni può avvenire in modo automatico, attivando schemi consolidati e ricorrenti (a partire da segnali standard, peculiari di determinati contesti e situazioni), o in modo consapevole. La discriminante è rappresentata dalla disposizione di risorse cognitive sufficienti ad un’elaborazione attiva delle informazioni in entrata, da una motivazione sufficiente o dalla presenza di elementi contro-stereotipici che impongono una maggiore attenzione all’analisi dei dati (in quanto evadono gli usuali schemi di lettura della realtà). La motivazione, ad esempio, può essere determinante anche nell’influenzare la forza di attivazione di un pregiudizio, anche sulla base della spinta che fornisce al desiderio di giungere il più velocemente possibile ad una conclusione. Così facendo la mente sarà indirizzata verso scorciatoie di elaborazione costituite da categorie precostruite e caratterizzate da pregiudizi.
Si può concludere, quindi, sottolineando come le informazioni possedute in memoria influenzino il modo in cui i dati in entrata vengono percepiti, assimilati ed integrati nella formazione delle impressioni sulla realtà circostante. Gli stessi comportamenti vengono influenzati, nel loro significato, sulla base delle categorie attivate per interpretarli, specialmente per quanto riguarda la valenza (positiva o negativa) di riferimento. Le informazioni possedute in memoria filtrano l’ingresso delle nuove informazioni, con le quali si fondono per dare origine ad un’idea globale che viene guidata essenzialmente dall’individuale percezione di priorità di certe caratteristiche.
Il primo termine costituisce la base di tali strutture cognitive di comprensione e impone determinati legami concettuali, piuttosto che altri, sulla base di ciò che risulta essere l’esperienza della realtà da parte del parlante.
Lo steso processo di influenza può verificarsi dunque, anche nell’interpretazione di eventi o informazioni riguardanti la salute. È fondamentale, per cui, comprendere l’importanza della comunicazione e della struttura del messaggio, la quale è in grado di condizionare anche atteggiamenti e comportamenti.
Citando il modello classico di elaborazione ELM di Petty & Cacioppo (1986) , il quale costituisce una delle principali basi della psicologia sociale, si ricorda che gli atteggiamenti sono stati identificati come una delle variabili più influenti nel determinare il verificarsi di comportamenti di un individuo. Agendo su di essi infatti, attraverso una struttura comunicativa mirata, si potranno ottenere modifiche comportamentali più durature nel tempo

 

 

 

© Ordine di presentazione di variabili causa e effetto e la percezione dei rischi in ambito della salute – Dr.ssa Alice Spollon